lunedì 13 febbraio 2012

Love Pleasures: Mulholland Drive

Mi sono innamorata di te

David Lynch ha girato 'Mulholland Drive' dopo aver spiazzato tutto il suo pubblico con l'incredibilmente concreto 'Una storia vera', che arrivava però dopo l'allucinante 'Strade perdute', film col quale inaugurava un approccio completamente onirico e suggestivo, abbandonando qualsiasi possibile ipotesi di narrazione fluida e intelleggibile. Nel 2001, 'Mulholland Drive' venne presentato a Cannes e vinse ex aequo con 'L'uomo che non c'era' dei fratelli Coen il premio per la miglior regia. In quella rassegna, la Palma d'Oro andò a Moretti per 'La stanza del figlio', probabilmente uno dei lavori meno folgoranti del buon Nanni. Betty, pseudo-attricetta bella e ingenua, accoglie nella sua casa una perfetta sconosciuta, che è appena scampata a un incidente stradale e che ha completamente perso la memoria. Vuoto. Non ricorda niente del suo passato a parte un nome, quello di Diane Selwyn. Lei, invece, si presenta come Rita e insieme a Betty prova a ricostruire la sua vita, partendo da una borsa con un gran numero di banconote e una strana chiave blu. Betty rimane sempre più affascinata e attratta da Rita, fino ad innamorarsene. A mezzora dalla fine, Betty diventa Diane, donna depressa, gelosa e invidiosa dell'amante Camilla, attrice vamp, bellissima e desiderata, che non è altro che Rita. Il primo tema che mi viene in mente pensando a 'Mulholland Drive' è quello del doppio (il doppelganger), che già dominava 'Strade perdute'. La protagonista Betty, interpretata da una grandissima Naomi Watts, si innamora progressivamente di Rita, che non ha passato e nemmeno identità. E' anima e corpo, e basta. Betty vive il sogno di diventare attrice con grande entusiasmo, è proiettata verso un futuro radioso, e nel frattempo è completamente rapita dalla misteriosa e meravigliosa sconosciuta. Betty vive il momento della vita nella quale è disposta ad accogliere l'amore e la passione. Ma che cos'è l'amore? Sogno, illusione, proiezione mentale. Un'idealizzazione che ha forma immateriale, indefinibile, astratta, non razionale ma non irrazionale. Esattamente come il film di Lynch. Ed ecco, l'altro volto. Il risveglio dal sogno, con Betty/Diane ossessionata, e Rita/Camilla che prende il suo posto, nella carriera e nella vita. 'Mulholland Drive' è un gioco di specchi, una riflessione sospesa in aria che svela gli opposti e smaschera il miraggio di dare naturalezza, concretezza ai sentimenti. Non è un caso che tra questo film e 'Strade perdute', Lynch abbia girato 'Una storia vera', nel quale un anziano contadino dell'Iowa attraversava 400 chilometri con un trattore tagliaerba per andare a trovare il fratello reduce da un infarto. E non è un caso che questa potesse essere l'unica storia vera da raccontare. A differenza dei Coen, che indagano ontologicamente il non senso della vita, Lynch va alla ricerca di un puzzle nel quale l'amore è uno di quei tasselli che non troveranno mai la composizione.

Emiliano Dal Toso

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