mercoledì 28 marzo 2012

Pornoriviste. Tu non sei punk ma un sottofondo stupido

Ho numerose passioni nella vita, ma quattro in modo particolare: Natalie Portman, il Milan, il cinema americano e le Pornoriviste. Ho creato questo blog da appassionato di cinema un po' per gioco e un po' per noia e questo post non significa che modificherò l'indirizzo principale de 'Il bello, il brutto e il cattivo'. Semplicemente, apro alla possibilità di eventuali parentesi. In questo caso, mi piacerebbe parlare dell'ultima citata tra le mie grandi passioni, cioè la band punk-rock delle Pornoriviste. Le Porno sono una band amatissima, ma da pochi. Non è mai passato un loro video su Mtv o un loro pezzo su Radio Deejay e non ho mai letto un articolo su di loro su Rolling Stone. Quello che contraddistingue le Pornoriviste è la genuinità. Formatisi a metà degli anni Novanta a Venegono Superiore, provincia di Varese, negli anni del neocelodurismo leghista, i loro primi album si rivelano certamente debitori del punk-pop: i Green Day di 'Dookie' e gli Offspring di 'Smash' sono la base portante dei primi demo e del debutto 'Cosa Facciamo?'. Lavori acerbi, brufolosi, caratterizzati da testi tra il demenziale e il ribellismo scolastico. Molto adolescenziali, forse troppo. Nel 1999 esce 'Fino alla fine', un album che segna il primo grande passo in avanti. I riferimenti si spostano sull'hardcore americano più melodico (Nofx, Husker Du) e diventano un vero e proprio marchio di fabbrica le voci dei due cantanti Tommi e Dani. Sbiascicante e cavernoso il primo, urlante e romantico il secondo. Solitamente si alternano, a volte duettano. Nel 2001 'Codice a sbarre' ottiene un clamoroso successo tra le produzioni indipendenti. I testi sono più maturi e hanno parecchi riferimenti all'attualità. Non ci sono intellettualismi nelle loro canzoni, anzi, spesso sembra che i testi non vengano mai rivisti ma che siano il risultato di un incontrollato flusso di coscienza senza senso. Istintivi, immaturi, unici. Questo è il momento in cui le Pornoriviste potrebbero fare un bel contratto con una major e concedersi a reti televisive e magazine, e invece, nel 2003 esce 'Tensione 16', puro HC, album disperato nel quale la loro poetica sconclusionata, romantica, ignorante e provinciale raggiunge l'apice. Per chi ama il genere, è una fucilata. Ma quello che ho sempre trovato la carta vincente delle Pornoriviste è la scrittura incredibilmente autentica, senza regole, semplice in modo spudorato. Criticatissimi dai rock-snob e accusati di qualunquismo, le Pornoriviste sono una clamorosa espressione di quella fetta di provincia poco acculturata, priva di ideologie, che si affaccia alla politica attraverso i telegiornali. E il loro linguaggio ne è la conseguenza. Nessun orpello, cantano quello che pensano. Lo urlano. Si proclamano anarchici, vicini ai movimenti no-global ma quello che viene fuori dalle loro canzoni non è una presa di posizione politica, bensì soltanto il senso di un disagio, di un vuoto pneumatico compensato, qualche volta, dai sentimenti. Ascoltando una loro canzone, non ho mai avuto l'impressione neanche per un istante di ascoltare qualcosa di programmato o di preconfezionato. Gli ultimi due album 'La seconda possibilità' (2007) e 'Le funebri pompe', appena uscito, proseguono questa "politica". Come ho scritto sopra, il primo aggettivo che mi viene in mente pensando alle Pornoriviste è: genuino. Gli altri sono grezzo, antimodaiolo, coerente. Se per punk intendiamo i Clash, i Sex Pistols, gli anni Settanta, certamente le Porno non sono punk. Ma sono meglio di chi si autocompiace della propria cultura, di chi si autocommisera perchè si considera un artista e, quindi, è meglio degli altri. Nei concerti, il pubblico sale sul palco e canta con loro le canzoni. Le Pornoriviste sono una passione che rimane tale proprio per questo.

"Sono i fatti muoviti e combatti, non vedi che ce l'hanno con me?
Vieni avanti stiamo più compatti, non vedi che ce l'hanno con me?
Come gatti come matti come lupi annusali e combatti
Poliziotti e politicanti, non vedi che ce l'hanno con me?"
('Non vedi com'è', 2012)







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