martedì 15 maggio 2012

Molto Forte, Incredibilmente Vicino (voto 6)

Era meglio il libro. Quante volte siamo usciti dal cinema con la delusione stampata sul viso, per il fatto che l'adattamento cinematografico del nostro romanzo preferito non ha soddisfatto le nostre aspettative? Chi di noi non ha un libro amato, che conserva gelosamente nel cuore, del quale la riproduzione sullo schermo è assolutamente deplorevole ai nostri occhi? Personalmente, è successo anche a me, diverse volte, di sentirmi tradito. Eppure, bisogna andare avanti, farsene una ragione, perchè il cinema è il cinema, e la letterattura è un'altra cosa. Nel caso di 'Molto forte, incredibilmente vicino', ci saranno sicuramente tanti amanti del libro che rimarranno delusi. Perchè il libro faceva dell'originalità la sua forza principale, mentre il film è un classico dramma hollywoodiano per famiglie, come ne abbiamo visti tanti e ancora tanti ne vedremo. Stephen Daldry è regista bravo e scaltro. Arrivato al quarto film, ha centrato la terza candidatura agli Oscar per la statuetta principale. I temi della crescita e dell'abbandono dell'innocenza erano già stati affrontati in maniera più profonda e complessa nei precedenti 'Billy Elliot' e 'The Reader'. 'Molto forte, incredibilmente vicino' pecca di semplicismo e di prevedibilità. Per quanto Daldry non si sia mai caratterizzato per virtuosismi tecnici, la sua regia è professionale nei passaggi più emozionanti, anonima in quelli più deboli. Lavora di sottrazione, per lasciare spazio a un cast di buon livello. Il giovane Thomas Horn è credibile, Tom Hanks si fa voler bene e, stranamente, anche Sandra Bullock offre un'interpretazione stimabile. Domina, su tutti, il grande Max Von Sydow, in un ruolo molto sfumato e non semplice. Come le vecchie glorie a fine carriera, se la cava con classe ed esperienza. Non tutti i personaggi, però, lasciano il segno. Gli uomini e le donne che il protagonista incontra durante la sua ricerca sono delineati con eccessivo buonismo. Non convince nemmeno l'ambientazione newyorchese, che nel libro aveva un ruolo fondamentale. Malgrado i tanti difetti, però, il film riesce ad emozionare. Merito soprattutto di una solida base narrativa, dunque, merito di Safran Foer. Ma è anche merito del fatto che un paio di sequenze, quelle decisive, sono indubbiamente riuscite: la "resa dei conti" tra l'anziano vicino di casa e il piccolo Oskar, la delusione di quest'ultimo di fronte al reale significato della chiave lasciatagli dal padre. Difficilmente, chi possiede un cuore tenero riuscirà a non farsi coinvolgere. 'Molto forte, incredibilmente vicino' funzionerà benissimo in prima serata, su Canale 5, il lunedì sera. Quella è la sua collocazione. Un cinema medio e di consumo da una parte, popolare e classico dall'altra. Tanto spudoratamente ruffiano nella ricerca della lacrimuccia, da suscitare simpatia.

Emiliano Dal Toso

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