martedì 2 ottobre 2012

The Five-Year Engagement (voto 6)

Jason Segel è, dopo Seth Rogen, indubbiamente il miglior attore brillante americano emergente. Conosciuto in Italia per la serie televisiva 'How I met your mother', l'ho maggiormente apprezzato per i film girati da Nicholas Stoller e prodotti da Judd Apatow, il divertente 'Forgetting Sarah Marshall' e l'ottimo 'I love you, Man'. 'The Five-Year Engagement' è il terzo episodio di questo triangolo (la sceneggiatura è dello stesso Segel, mentre la regia e la produzione sono sempre, rispettivamente, di Stoller e di Apatow). L'impressione che ho degli ultimissimi film provenienti dall'universo Apatow è che si sia assunta una notevole maturità narrativa ma si sia un po' perso il genio anarchico. 'Le amiche della sposa' si è rivelato un grandissimo successo ma ha cominciato a darmi questa sensazione, che viene ora confermata da questo 'The Five-Year Engagement'. Segel ed Emily Blunt (gradevole) sono una giovane coppia di San Francisco che decide di rimandare il matrimonio quando lei ha l'opportunità di fare carriera in una prestigiosa università nel Minnesota. Ovvero, dall'altra parte dell'America. Lui la ama al punto da rinunciare alla sua di carriera (da chef) e la segue ma, al contempo, si trova costretto a racimolare lavoretti da fast-food. Lei, invece, entra nelle grazie di un prestigioso professore (il sempre grande Rhys Ifans) e tentenna addirittura un tradimento. Lui è infelice e frustrato. Si lasciano. Lui torna a San Francisco. Se il film finisse in questo modo, si tratterebbe di una deliziosa commedia dolceamara, ottimamente scritta, capace di inquadrare perfettamente le dinamiche di una coppia di innamorati alle prese con l'imprevedibilità e la precarietà dei tempi. Purtroppo, il finale tradisce le aspettative e si mantiene lontano dai toni malinconici, tristi ma reali. Così, 'The Five-Year Engagement' rimane a metà strada tra le scorrettezze, la comicità stralunata dei lavori precedenti e la commedia sentimentale adulta e rappresentativa della Vita. Una via di mezzo tra i fratelli Farrelly e Woody Allen, senza però accontentare completamente chi cerca la risata liberatoria e chi, invece, la riflessione intellettuale e profonda. A tal proposito, mi è inevitabile un confronto con un magnifico film che ho avuto la fortuna di vedere un mese e mezzo fa, 'Take This Waltz' di Sarah Polley (http://ilbelloilbruttoeilcattivo.blogspot.it/2012/08/anteprima-take-this-waltz-voto-9.html). Se in quest'ultimo il matrimonio è descritto come un punto di partenza, un'incognita ancora tutta da costruire, nel film di Stoller il matrimonio è un punto d'arrivo, l'incoronamento di un percorso difficile che però certifica la robustezza di un rapporto. Questa filosofia un po' cattolica è sempre stata presente nei film targati Apatow, a dir la verità, ma veniva compensata dal gusto anticonformista delle battute e delle situazioni, sempre oltre la barriera borghese del politicamente corretto. Nel momento in cui si decide di crescere e di sacrificare la parte più "maleducata", allora ci si dovrebbe anche assumere la responsabilità di essere completamente portatori di un'idea di cinema come specchio dell'esistenza. 'The Five-Year Engagement' lo è soltanto a metà.

Emiliano Dal Toso




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