mercoledì 16 gennaio 2013

Critica Vs. Pubblico: Twilight

La saga di Twilight prende le distanze da quelle de Il Signore Degli Anelli, di Star Wars o degli Harry Potter per il fatto che il vero centro del discorso non sono i temi più classici del fantasy o della fantascienza. Infatti, gli elementi fantastici e orrorifici che vengono utilizzati nei diversi episodi sono un puro pretesto. Il punto nevralgico del racconto twilightesco sono, invece, tutti quei sintomi che legano l’adolescenza all’esperienza amorosa e sessuale. Non l’ho mai letto da nessuna parte in maniera esplicita ma il motivo per cui milioni di adolescenti si sono identificati nei romanzi di Stephenie Meyer è il sesso. Sesso che viene costantemente e ripetitivamente rimandato, atteso, sospirato. Esattamente quello che accade durante l’età adolescenziale, quando attrazione fisica è sinonimo di innamoramento e le prime esperienze sessuali vengono soltanto immaginate, desiderate, fantasticate. Quanto può durare, però, l’adolescenza, da questo punto di vista? Difficile a dirsi. Per alcuni, potrebbe non finire mai. Per questo, Twilight è apparentemente un prodotto diretto a un preciso target di pubblico, in realtà ha una pressochè infinita gamma di possibili destinatari. Non c’è bisogno che nessuno stia a sottolineare che la saga di Twilight abbia pochissima qualità meramente cinematografica: dalla recitazione molto approssimativa dei protagonisti ai dialoghi da telefilm, agli effetti speciali alla Smallville. Quello che rimane e che conta davvero è la tensione erotica tra i protagonisti, che non ha mai modo di tramutarsi in esperienza compiuta (tranne che in Breaking Dawn, l’episodio finale). Kristen Stewart è carne fresca, che non aspetta altro che farsi divorare dal vampirone Robert Pattinson. La loro monoespressività è assolutamente funzionale al racconto, che si regge esclusivamente su questa diabolica intuizione. Piaccia o meno, la Meyer e Melissa Rosenberg (la sceneggiatrice, autrice della famosa serie The O.C.) hanno avuto il merito di individuare un desiderio universale e immortale, ed esprimerlo in un linguaggio che ha efficacemente interpretato lo spirito del nostro tempo.
 
Emiliano Dal Toso




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