mercoledì 8 gennaio 2014

Il Grande Match


Per tutti quelli che a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta hanno fatto di 'Rocky' e 'Toro Scatenato' i loro film preferiti, non può essere ignorata l'uscita nei cinema de 'Il Grande Match', nona regia del commediante Peter Segal, che raduna due campioni assoluti del cinema americano, Sylvester Stallone e Robert De Niro, per una commedia dai risvolti citazionisti e autoironici. Infatti, la pellicola è colma di riferimenti proprio a quei titoli sopra citati, quei titoli che ancora oggi sono in grado di emozionare e commuovere grazie alla loro epica narrativa e al loro fascino sportivo, virile, maschio. Stallone e De Niro interpretano rispettivamente Henry "Razor" Sharp e Billy "The Kid" McDonnen, due pugili di Pittsburgh finiti sotto ai riflettori a causa della loro accanita rivalità. Trent'anni dopo il loro ultimo match, il promoter Dante Slate Jr., intuendo la possibilità di creare uno strabiliante evento televisivo, fa ai due ex boxers, acciaccati e mezzi disoccupati, una proposta che non possono rifiutare: tornare sul ring e regolare i conti una volta per tutte. Inizialmente restii all'idea, i due si faranno convincere proprio perchè il loro odio reciproco è rimasto intatto e viscerale. Non solo rivalità sportiva, dunque, ma anche antipatia umana, dovuta oltretutto alla presenza di una donna (Kim Basinger) che ai tempi non si fece scrupoli a infilarsi nel letto dell'uno e dell'altro. I nostri cari amati Sly e Bob si divertono e fanno divertire. Lo spettatore non può far altro che prendere atto dell'assoluta mancanza di pretese della pellicola e stare al gioco, magari giocando a cogliere il numero più alto possibile di citazioni e di parodie che vengono fatte nel film. A tal proposito, non possiamo evitare di citare la sequenza in cui "Razor" viene obbligato dal suo allenatore (Alan Arkin) a bere un bicchiere di uova, oppure quella in cui si rifiuta di prendere a cazzotti la carne nella cella frigorifera. Ma la più riuscita e divertente è quella in cui nell'incontro contro "The Kid" chiede ai suoi "uomini" di aprirgli l'occhio, proprio come faceva Balboa nell'indimenticabile finale del primo 'Rocky'. Questi sono solo alcuni dei graditi "richiami" de 'Il Grande Match', che non risparmia neppure una stoccata nei confronti dell'MMA, la disciplina sportiva che era al centro del film 'Warrior', rea di essere in realtà fasulla, avvicinandosi più al wrestiling che alla Nobile Arte del pugilato. In conclusione, 'Il Grande Match' risulta essere un'operazione lieve e godibile, ironica e autoironica, caratteristiche rare in un Cinema sempre più privo di nuovi eroi in cui riconoscersi, di icone maschili a cui affidarsi. E anche se imparagonabile ai (capo)lavori di Avildsen e Scorsese, Peter Segal riesce a regalare due ore di puro divertimento, dando la possibilità a Stallone e a De Niro di ridere di loro stessi e della loro carriera, in modo particolare di quei ruoli che li hanno fatti entrare nell'immaginario collettivo. Che bella cosa. E in un mondo sempre più dominato dalla paura di non essere presi sul serio, un film, seppur passatista, come 'Il Grande Match' sembra una ventata di aria fresca.

Emiliano Dal Toso


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