mercoledì 22 gennaio 2014

Riflessioni Spiazzanti: Il Talento

Non sono mai stato interessato alla perfezione formale di un'opera cinematografica. Non mi interessa l'abilità tecnica del regista, non mi strappo i capelli per le interpretazioni impeccabili degli attori. Voglio che i personaggi siano la rappresentazione di qualcosa di autentico, spigoloso, imperfetto, che può provenire soltanto dalla necessità di mettere in atto determinate emozioni. Quando Bruce Dern in 'Nebraska' respinge le accuse del figlio di essere un alcolizzato replicando che lo sarebbe diventato anche lui se avesse sposato sua madre, mi accorgo dell'illusione di credere che il talento si possa imparare. Il Cinema non è una somma di fattori. Non sopporto chi prende in considerazione prima la trama (mio dio, cos'è la trama?), poi la sceneggiatura, poi gli attori, poi il comparto tecnico, e via dicendo. Quello che rimane saranno sempre le singole battute, saranno sempre le singole sfumature. Trovo poco interessante avere una storia da raccontare ed è davvero irrilevante che venga espressa attraverso invidiabili mezzi produttivi. Spesso preferisco quello che è troppo triste, oppure troppo volgare, oppure troppo ermetico a quello che è equilibrato. L'eccesso e l'esagerazione dimostrano molta più umanità dell'equilibrio. Si può studiare per diventare ingegnere o avvocato, e ci si può applicare per apprendere bene un mestiere. L'attitudine cinematografica è tutta un'altra cosa. Non è possibile raccontare la disperazione se non si è mai stati disperati, così come non si possono mostrare le gioie della vita se non si sono mai vissute. Il mestierante prende sempre qualcun altro come punto di riferimento, ed è convinto di potersi migliorare. L'esperienza non serve. Nel Cinema, gli autori dei miei film preferiti sono ben consapevoli dei propri limiti: loro sanno che non potranno mai andare al di là delle proprie delusioni, dei propri tormenti, delle proprie sconfitte.

Emiliano Dal Toso


Nessun commento:

Posta un commento