domenica 21 giugno 2015

5 contro 5: Vince Vaughn VS. Colin Farrell

I 5 FILM DA NON PERDERE CON VINCE VAUGHN
Swingers - Doug Liman, 1996: a ventisei anni, la premiata ditta Jon Favreau-Vince Vaughn scrive per sé la prima vera bromantic comedy americana postmoderna. Gag fulminanti, dialoghi a raffica, personaggi mai troppo vincenti che fanno fatica a trovare la postura giusta per cavalcare l'onda. Con un omaggio sentito a Scorsese e qualche parodia tarantiniana, si ride con grande eleganza. Vegas, campione, Vegas.

Psycho - Gus Van Sant, 1998: incredibile impresa cinematografica di Gus Van Sant che ripropone millimetricamente il capolavoro di Hitchcok, aggiornando soltanto qualche dettaglio di narrazione. Allo stesso modo, Vaughn compie il miracolo di replicare la stessa identica inquietudine e malattia che Anthony Perkins riusciva a dare al suo Norman Bates. Prova d'attore pazzesca.

Due single a nozze - David Dobkin, 2005: metà anni Duemila, siamo in pieno periodo Frat Pack. E Vince è diventato uno dei membri più riconoscibili del gruppo. Questa è forse la sua commedia più riuscita e divertente, cazzara con garbo. Grande sintonia con Owen Wilson, un altro che dietro al sorriso rassicurante nasconde un suo lato oscuro.

Ti odio, ti lascio, ti... - Peyton Reed, 2006: psicosi di coppia molto più intelligente del suo titolo italiano. Vince è l'americano medio, cappellino da baseball, playstation, chili di troppo. A sorpresa, il finale è molto più vicino alla realtà che alla maggior parte dei prodotti hollywoodiani. Primi accenni di una certa insofferenza nei confronti del demenziale puro e necessità di un ritorno alla malinconia repressa.

Into The Wild - Sean Penn, 2007: quella del trebbiatore Wayne Westerberg è la prova capolavoro di Vince, in grado di esprimere finalmente tutto l'insofferente anticonformismo che ha faticato a tenere a bada. Un personaggio commovente, che si rivelerà fondamentale per il protagonista Emile Hirsch per compiere il suo viaggio fino alle terre selvagge.

I 5 FILM DA NON PERDERE CON COLIN FARRELL
The New World - Terrence Malick, 2005:
dopo i primi film, nessuno crede che Colin Farrell possa essere chiamato a lavorare con i più grandi registi contemporanei. Malick è soltanto il primo di questi, e gli concede l'opportunità di impersonare John Smith in una delle versioni di Pocahontas più dolorose e visionarie che siano mai state realizzate. Sconcertante e sublime.

Miami Vice - Michael Mann, 2006: uno dei tanti capolavori manniani, nel quale la tamarraggine di un certo immaginario viene rielaborata in maniera epica e sentimentale, rendendo immensamente liberatoria una traversata su un motoscafo o una sparatoria in discoteca sulle note di una canzone dei Linkin Park. E poi c'è la faccia di Colin, che basta e avanza.

Sogni e delitti - Woody Allen, 2007: chissà perché, uno dei film più bistrattati di Allen, chirurgico e tragico esattamente come 'Match Point'. Colin si abbandona completamente all'alcol e ai demoni interiori, al lato oscuro della sopravvivenza. Da adesso in poi, cambia tutto: Farrell è un attore a tutto tondo, e la parte bad prevale su quella boy in maniera definitiva.

In Bruges - Martin McDonagh,  2008: geniale, ironica versione belga-irlandese del pulp tarantiniano. Colin porta avanti il personaggio di 'Sogni e delitti' con ancora più nevrosi e insofferenza. Magnifici i duetti con Brendan Gleeson, accompagnati da momenti surreali ed improvvise esplosioni di violenza. E' il noir postmoderno, bellezza.

The Lobster - Yorgos Lanthimos, 2015: Colin torna al vero e proprio cinema d'autore, interpretando un uomo che ha 45 giorni di tempo per trovare l'anima gemella, altrimenti verrà trasformato in un'aragosta. E se questa volta il greco Lanthimos appare meno manierista e più autoironico che in 'Kynodontas' lo deve proprio alle sue sfumature tragicomiche.

Emiliano Dal Toso


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