venerdì 9 dicembre 2016

Top 20: La Superclassifica del 2016

20 - The Neon Demon - Nicolas Winding Refn
Il manierismo di NWR trova finalmente una sua ragion d'essere: questa volta il modello di riferimento è il Dario Argento di Suspiria, il ponte ideale per ritrarre un universo della moda abitato da corpi vuoti che camminano. Una forma che s'identifica perfettamente con il suo contenuto: come Spring Breakers è un film sulla consistenza della superficie, come Maps To The Stars sulla correlazione tra morte ed establishment. Visivamente, un pugno nello stomaco.

19 - Mississippi Grind - Ryan Fleck, Anna Boden
Ben Mendelsohn (un'altra prova enorme, dopo la serie Netflix Bloodline) e Ryan Reynolds (sorprendente, la sua miglior interpretazione) sono due scommettitori incalliti on the road che costeggiano il Mississippi, dove le autostrade sembrano non finire mai e le insegne indicano soltanto motel, taverne, bordelli o bingo e slot machines. E i registi Fleck e Boden, riflettendo sull'imprevedibilità del fato, inneggiano a quel briciolo di solidarietà umana che ci tiene in piedi.

18 - 1981: Indagine a New York - J.C. Chandor
Fino a che punto possono coesistere la rettitudine e un mondo sempre più orientato verso il mito dell'affermazione economica e la violenza? Un magnifico Oscar Isaac è il self-made man che non rinuncia al confronto e alla razionalità, e che ribadisce l'onestà come la base fondamentale del proprio successo. Attorno a sé, le regole della sopraffazione, della competizione e del sangue hanno preso il sopravvento.

17 - Sing Street - John Carney
Dublino, anni Ottanta e amori adolescenziali: un teen movie semplicemente perfetto, tra canzoni dei Cure e dei Duran Duran, pensando a The Commitments e al desiderio di fuggire verso quella Londra dove tutto è possibile. Tante gag infallibili sui tentennamenti degli anni più folgoranti, quelli dove si fanno le scoperte più importanti: il rock, la scelta di non omologarsi, il complicato universo femminile. E come in School of Rock si manda a fare in culo il potente.

16 - Microbo & Gasolina - Michel Gondry
Gondry continua a osservare la meccanica delle emozioni con una creatività che non appartiene a nessun altro cineasta del nuovo millennio. Questa volta si sofferma su un romanzo di formazione, un road movie adolescenziale agrodolce e magico che evita ricatti emotivi e sentimentalismi. E, con ironia e affetto, definisce l'amicizia come un incontro tra solitudini e anticonformismi per affrontare gli ostacoli della crescita e del tempo.

15 - Questi giorni - Giuseppe Piccioni
Una somma di piccole cose, un insieme di frammenti emotivi e incidenti che caratterizzano la vita di quattro ragazze autentiche, piene di sfumature. Snobbato e sottovalutato a Venezia 73, ma è il più bel film di Giuseppe Piccioni: nessun pericolo di giovanilismo e femminismo, nonostante si sfiorino tanti temi a rischio. Una sensibilità rara e preziosa: carinerie e macchiette sono lasciati al cinema italiano modaiolo che piace alla gente che piace.

14 - Mistress America - Noah Baumbach
Dopo Frances Ha e Giovani si diventa, Baumbach prosegue il ritratto di personaggi femminili sfaccettati e contemporanei, che si affannano goffamente per essere al passo coi tempi e che faticano a rinunciare ai propri obiettivi. Le donne del regista newyorchese - bellissime Greta Gerwig e Lola Kirke - sono come le sorelle di Hannah di Woody Allen: romantiche e imperfette, confuse e felici, ma nell'epoca dei social network.

13 - Batman v Superman: Dawn of Justice - Zack Snyder
Lo onorano nell'unico modo che sanno fare: come soldato. L'unico cinecomix dell'anno veramente politico, un kolossal capace di raccontare lo spirito del tempo attraverso un universo cupo e soffocante. Due supereroi sull'orlo di una crisi di nervi, che si fanno guerra tra di loro, disorientati e impotenti di fronte al Male. Cadendo sul campo di battaglia, i nostri miti si trovano costretti a celebrare il funerale di Dio.

12 - Animali notturni - Tom Ford
Un'opera viscerale sulla vendetta, sul ruolo dell'arte, e sulla potenza delle parole e della scrittura, dove Tom Ford si diverte con momenti di puro cinema, citando di tutto e di più, da Lynch a Sorrentino, da Tarantino a Hitchcock. Dalla Los Angeles più vacua e patinata al Texas più desolato e violento, un viaggio negli inferi dell'anima: lo sceriffo di Michael Shannon ruba però la scena a un sofferto Jake Gyllenhaal e a una stronza Amy Adams.

11 - Café Society - Woody Allen
Woody al suo meglio, dopo il brutto Irrational Man si abbandona alla Hollywood degli anni Trenta, ai primi amori, al passato che torna a bussare ma che non può essere recuperato. E all'accettazione di essere diventati come non avremmo mai voluto. L'alter-ego ora è Jesse Eisenberg, meravigliosamente ebreo, mentre la sua Annie è Kristen Stewart, sempre più brava e raggiante: come in Sils Maria, è un fantasma di cui non si può fare a meno.

10 - Fai bei sogni - Marco Bellocchio
Dopo Sangue del mio sangue, un altro film definitivo di Marco Bellocchio, altrettanto onirico ma in versione pop: dentro c'è tutto. Famiglia, religione, senso di colpa, salti nel vuoto. La sensazione è che il regista di Bobbio abbia una libertà artistica che nessun altro in Italia desidera, e rimodellando il libro di Gramellini realizza un capolavoro personale e dolente. Senza pazza gioia e senza perfetti sconosciuti, tra Belfagor e Superga, perché vivere aiuta a non morire (come in Frantz).

9 - Tutti vogliono qualcosa - Richard Linklater
Un college movie apparentemente innocuo, spigliato, divertente, un po' più intelligente della media. Fino al finale, quando Linklater lascia i puntini di sospensione, non chiude, e fa cominciare un altro film, fuori campo, quello del risveglio dopo il sogno. E così, retroattivamente, ci si accorge delle precisa capacità di un cineasta unico che racconta i dettagli della crescita e incasella i momenti di passaggio della vita con trasparente commozione. Frontiers are where you find them.

8 - It Follows - David Robert Mitchell
Senza esagerare, il miglior horror del nuovo millennio. Costruito sulla paranoia, sulle allucinazioni, sul senso di colpa connaturato all'inevitabilità della crescita, dell'attrazione fisica, delle prime esperienze sessuali. Mitchell si focalizza su uno stato d'animo generazionale e incornicia un mood soffocante e plumbeo, puntellato da una fotografia elettrica e notturna e dall'ambientazione di una provincia americana sempre più fuori dal mondo. Che cosa (non) significa avere vent'anni.

7 - Julieta - Pedro Almodovar
Dopo tre film anomali e poco riusciti, Pedro rispolvera il suo cinema di pura passione: non con un almodrama, ma con un drama seco. E riflette sulle vite che abbandoniamo e su quelle a cui dobbiamo affidarci per ripartire. Un'opera sui cambiamenti, sui punto e a capo, spesso dovuti all'ineluttabilità del fato che paghiamo con il senso di colpa. Meravigliosa Adriana Ugarte, nuova musa con gli occhi da cerbiatta.

6 - Genius - Michael Grandage
Semplice, classico, commerciale. Ma è grande cinema. Colin Firth e Jude Law nei loro ruoli più belli di sempre: il rapporto tra l'editore Maxwell Perkins e il geniale, caotico, umorale Thomas Wolfe commuove come nient'altro. La storia di una stima professionale e di un affetto umano reciproci, tipicamente maschili, che toccano corde sconosciute evitando le ambiguità della bromance. Uomini per cui le ossessioni prevalgono sulle responsabilità: non ci guarderemo indietro mai.

5 - The End of the Tour - James Ponsoldt
Folgorante gioco di specchi tra lo scrittore David Foster Wallace e il giornalista del Rolling Stone David Lipsky. Riflessioni dolorose di un'anima fragile su successo, depressione e relazioni umane, delineando i contorni di un'America innevata di fast food, televisione e grandi magazzini. Il distacco tra noi stessi e gli altri, tra noi stessi e la realtà: sono solo parole, ma fanno male e tramortiscono. Eccezionale Jason Segel in una prova di grande equilibrio.

4 - Veloce come il vento - Matteo Rovere
Emozioni fuorigiri, personaggi iconici e indimenticabili, una grande storia famigliare tipicamente italiana ma raccontata con l'adrenalina del miglior cinema americano di genere e senza la retorica e il familismo nostrani. Matilda De Angelis è una vera e propria scoperta, Stefano Accorsi balza in testa nella classifica degli idoli assoluti: dopo il Leonardo Notte di 1992, il suo Loris detto Ballerino entra con prepotenza nell'immaginario collettivo.

3 - Io, Daniel Blake - Ken Loach
I critici snob e a fine corsa lo hanno etichettato come il solito Loach, ormai anacronistico. Poi ha vinto la Palma d'oro, e si è dimostrato l'unico film necessario di questo 2016, l'unico che affronta la distanza sempre più netta tra il cittadino e le istituzioni - quella che ha portato a Brexit e Trump. Teniamocelo stretto il compagno Ken, altroché: il suo è un cinema che commuove, emoziona, scuote. Vibra. E utilizza la sfera privata per parlare delle contraddizioni della macchina pubblica.

2 - Steve Jobs - Danny Boyle
Terzo capitolo di Aaron Sorkin su uomini visionari e sulla contemporaneità, dopo The Social Network e Moneyball, Tre atti cinici, senza cuore, travolgenti. Una canzone rap tradotta in immagini, parole mitragliate, vere e proprie rasoiate che attraversano uno dei personaggi più controversi e decisivi per quello che siamo oggi. La vita è sempre dietro le quinte: sul palcoscenico va in scena solo una versione dei fatti, quella più commerciabile e concorrenziale.

1 - Frantz - Francois Ozon
Il capolavoro della filmografia fluviale di Ozon, per distacco. Un melodramma che ripensa Lubitsch (L'uomo che ho ucciso) e che guarda a Reitz e Haneke, ma che possiede una forza unica e struggente: una tensione di morte costante fa da sfondo a una delle più profonde e poetiche riflessioni sul suicidio. Ma il finale, magnifico, è un inno alla vita e alla inevitabile e dolorosa presa di consapevolezza della propria libertà. Perché vivere aiuta a non morire (come in Fai bei sogni). Memorabile.

ATTORE DELL'ANNO: Jude Law (Genius, The Young Pope)

ATTRICE DELL'ANNO: Kristen Stewart (Café Society, American Ultra)

I MIGLIOR FILM DE 'IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO'
2011 - Il cigno nero - Darren Aronofsky
2012 - Un sapore di ruggine e ossa - Jacques Audiard
2013 - The Master - Paul Thomas Anderson
2014 - Boyhood - Richard Linklater
2015 - La scomparsa di Eleanor Rigby: Lei/Lui - Ned Benson
2016 - Frantz - Francois Ozon






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