sabato 1 dicembre 2018

Flop Ten: Le Delusioni del 2018

10 - Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) - Tom Edmunds
Sulla carta, un esordio che potrebbe rientrare nella miglior tradizione della black comedy britannica; a visione terminata, una sceneggiatura con il fiato cortissimo all'insegna di situazioni rocambolesche che si ripetono e annoiano, sfumando l'occasione di un potenziale cult e banalizzando le aspettative di partenza. E la memoria torna malinconicamente a vent'anni fa, quando dalla Gran Bretagna arrivavano per Natale commedie irriverenti e intelligenti come Svegliati Ned L'erba di Grace.

9 - Downsizing - Alexander Payne 
Primo flop d'autore dell'anno, firmato dal regista di Sideways e Nebraska, che non trova l'equilibrio giusto tra farsa e riflessione ambientalista, e finisce per perdersi tristemente per la strada ecumenica del politicamente corretto. Non morde, si rifugia in scelte convenzionali, ma nello stesso tempo i temi sono tanti e troppo pretenziosi per un semplice e divertente intrattenimento. Matt Damon in versione sempre più bolsa e brizzolata non aiuta. 

8 - Soldado - Stefano Sollima
Nonostante gli estimatori di Sollima lo abbiano decretato un cult prima della sua uscita, il sequel di Sicario è l'esempio lampante della lontananza che intercorre tra un regista che riesce a far emergere sottotesti e suggestioni (Denis Villeneuve) e un furbo mestierante: non sempre la mancanza di velleità garantisce una confezione solida e avvincente, e il regista romano si perde tra stereotipi, confusione e ambiguità razziste. Chi scrive, sia chiaro, non ha mai avuto il sospetto che fosse un fenomeno.

7 - Don't Worry - Gus Van Sant
La delusione che fa più male arriva da uno dei cineasti più amati degli ultimi trent'anni, e dall'attore più straordinario del cinema americano contemporaneo: Van Sant precipita nel tono più strappalacrime, paraculo e accomodante, mentre Joaquin Phoenix offre un'interpretazione sopra le righe che sfiora il patetismo. Jonah Hill ha perduto del tutto la carica iconoclasta di Suxbad e The Wolf of Wall Street, adeguandosi a personaggi di hollywoodiana banalità.

6 - Charley Thompson - Andrew Haigh
Dopo un melodramma struggente come 45 anni, l'inglese Haigh prova a rimodellare un immaginario di provincia americana che non gli appartiene, ribadendo la sua estraneità in ogni sequenza. Senza sporcizia e ruvidezza, il suo romanzo di formazione on the road irrita per perbenismo e lentezza, forzando in sensibilità e silenzi pseudo-autoriali la storia de La ballata di Charley Thompson di Willy Vlautin, che avrebbe meritato tutt'altro furore e coinvolgimento.

5 - Solo: A Star Wars Story - Ron Howard
Il peggior film di tutto l'universo di Star Wars. Il difetto maggiore però nasce sin dall'origine: Alden Ehrenreich è privo dell'ironia e del carisma che caratterizzavano il personaggio del primo Harrison Ford. Il suo Han è scialbo e tristemente monoespressivo. Tutto procede senza sorprese, tra battaglie spaziali grigie ed estenuanti e battute infantili che confondono l'irresistibile spacconeria dell'icona di Solo con puerili strizzatine d'occhio al target dei più piccoli.

4 - L'uomo che uccise Don Chisciotte - Terry Gilliam
Spiace davvero, ma la cruda verità è che Terry Gilliam ha terminato il suo percorso con Paura e delirio a Las Vegas. Difficile anche commentare un film così, talmente sgangherato, sfilacciato e senza ritmo da fare un po' di tenerezza, considerati poi gli interminabili travagli produttivi che l'hanno preceduto. Ma sono più di due ore di un nulla autoreferenziale che paiono non terminare mai: un lungo viaggio soporifero senza meta e direzione.

3 - La ballata di Buster Scruggs - Joel ed Ethan Coen
I Coen continuano a rifugiarsi nel citazionismo fine a se stesso, nella pura maniera, nella strizzatina d'occhio, rivolgendosi soltanto a un pubblico selezionato, in grado di cogliere la quantità industriale di riferimenti cinematografici, letterari e biblici. Sei teatrini sterili, indecisi se omaggiare o parodiare il mito della Frontiera e lo spaghetti-western: non c'è più traccia di acuminato nichilismo e disilluso sarcasmo sul mondo, ma soltanto di stanca e meccanica professionalità.

2 - Ore 15:17 - Attacco al treno  - Clint Eastwood
Mai più Clint, mai più. Un film teoricamente interessante ma che risulta di rara bruttezza: la scelta di far interpretare il ruolo dei protagonisti ai veri ragazzi americani che nel 2015 sventarono un attacco terroristico su un treno in viaggio da Amsterdam a Parigi si rivela fallimentare, al di là di ogni previsione. I dialoghi sono agghiaccianti, la retorica militarista e guerrafondaia fa accapponare la pelle. Ogni passaggio del film è un assist per il ridicolo involontario. 

1 - Escobar - Il fascino del male - Fernando Leon de Aranoa
Ma anche la patetica soap opera Tutti lo sanno dell'irriconoscibile Asghar Farhadi (immaginatela in un ipotetico undicesimo posto). La coppia Penélope Cruz & Javier Bardem ha oltrepassato il limite di sopportazione, dentro e fuori dal set: questo scadente biopic su Pablo Escobar arriva molto dopo Narcos e nessuno ne sentiva il bisogno. Entrambi sono clamorosamente fuori ruolo in una pellicola didascalica e televisiva, un gangster movie di seconda mano già pronto per la proiezione nei cinema di parrocchia, nonostante il nome del regista e l'importanza della produzione.

PEGGIOR ATTORE: Javier Bardem

PEGGIOR ATTRICE: Penélope Cruz

I BIDONI D'ORO DE 'IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO'
2011 - La pelle che abito - Pedro Almodovar
2012 - Le belve - Oliver Stone
2013 - Solo Dio perdona - Nicolas Winding Refn
2014 - 12 anni schiavo - Steve McQueen
2015 - Crimson Peak - Guillermo del Toro
2016 - Revenant - Redivivo - Alejandro G. Inarritu
2017 - Collateral Beauty - David Frankel
2018 - Escobar - Il fascino del male - Fernando Leon de Aranoa





1 commento:

  1. L'attrice è unica, come è bella. Sarei stato felice di vedere nei film di questi nuovi https://filmstream.cloud/fantascienza/ prodotti.

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