mercoledì 21 agosto 2019

Top 10 Horror 2010 - 2019

10 - Unsane - Steven Soderbergh, 2018
Cineasta molto operoso ed eclettico, non sempre ispirato, Soderbergh azzecca la metafora di una società dove è impossibile evitare di condividere ogni dato personale: tra incubi di stalking e denunce al sistema ospedaliero americano, trova una chiave stilistica originale, gelida e claustrofobica, filtrata dallo sperimentale utilizzo dell'iPhone 7 al posto della macchina da presa. Gestione della tensione da manuale hitchcockiano, la paranoia come elemento portante di un genere.

9 - Red State - Kevin Smith, 2011
La svolta horror di inizio decennio di Kevin Smith lasciò a bocca aperta, con una pellicola radicale e ferocemente anti-repubblicana, in cui tre classici american idiots di provincia cadono nel tranello di una congrega fondamentalista e vengono imprigionati in una specie di bunker. Sangue, sarcasmo e un'idea di cinema ancora vivida, politica e ruspante sullo sfondo di un Paese intrinsecamente mostruoso e guerrafondaio. Peccato che il regista di Clerks non abbia più portato avanti il discorso.

8 - Revenge - Coralie Fargeat, 2017
Pazzesca Matilda Lutz: una Lolita che si trasforma in Lara Croft dopo essere stata stuprata, concedendo fisico, sudore, saliva e urina alle trovate perverse di un rape and revenge movie che oggi è celebrato come uno dei manifesti cinematografici del #MeToo, ma forse qualche tempo fa sarebbe stato detestato. I modelli della regista sono Mad Max: Fury Road e l'horror francese di Alexandre Aja e Pascal Laugier: frullateli e avrete uno dei migliori esordi di genere del decennio.

7 - Babadook - Jennifer Kent, 2014
Horror profondo e viscerale, che si confronta con le paure e le ossessioni dell'infanzia, nascoste nella cameretta e nel buco nero emotivo di ogni bambino. E che, in fondo, sono le stesse di una madre vedova dalla mente devastata: il mostro convive con la nostra quotidianità, e dorme vicino a noi. Un instant cult di una regista australiana alla sua opera prima, che sorprende per la cura degli aspetti psicologici e per la potenza immaginifica, sensibile e disturbante.

6 - It - Andy Muschietti, 2017
Muschietti conserva lo spirito del romanzo di Stephen King, concentrandosi sull'instabilità emotiva dei personaggi. Il vero orrore è interiore, e si costruisce tanto nell'atto voyeuristico di un desiderio inespresso e sconosciuto ("it" è anche il pronome con cui ci si riferisce al sesso), quanto nel timore di vivere in un mondo che costringe a competere. Forse Pennywise non è altro che uno stimolo a prendere consapevolezza dei nostri limiti e a darci coraggio.

5 - The Neon Demon - Nicolas Winding Refn, 2016
Il manierismo di NWR trova finalmente una ragion d'essere: questa volta il modello dichiarato è Suspiria di Dario Argento, il ponte ideale per ritrarre un universo della moda abitato da corpi vuoti che camminano. Una forma che s'identifica perfettamente con il suo contenuto, in maniera persino clamorosa e definitiva: è una delle pellicole di riferimento del nostro tempo sulla consistenza della superficie e sulla correlazione tra morte ed establishment. Visivamente, un pugno nello stomaco.

4 - Climax - Gaspar Noé, 2018
Venti ballerini in un collegio in disuso per le prove di uno spettacolo. Il consumo collettivo di una sangria corretta con l'acido lisergico scatena il delirio e l'autodistruzione. Un gesto cinematografico che non ha bisogno di visti e permessi: Noé vuole rianimare gli organi vitali e verificare la resistenza di chi guarda, mettendo in discussione la passività di un ruolo sempre più rassicurato e inebetito dagli standard delle serie tv prefabbricate. Tradotto: il senso e il fine ultimo della parola horror, oggi.

3 - It Follows - David Robert Mitchell, 2014
Uno slasher movie capace di rinnovare e sconfessare gli archetipi, costruito sulla paranoia, sulle allucinazioni, sul senso di colpa connaturato all'inevitabilità della crescita, dell'attrazione fisica e delle prime esperienze sessuali. Mitchell si focalizza su uno stato d'animo generazionale e incornicia un mood soffocante e plumbeo, puntellato da una fotografia elettrica e notturna e dall'ambientazione di una provincia americana fuori dal mondo. Che cosa (non) significa avere vent'anni.

2 - The VVitch - Robert Eggers, 2015
L'esasperazione della fede religiosa come superstizione e annullamento delle facoltà razionali dell'individuo, raccontate attraverso l'inesorabile e graduale processo di autodistruzione di una famiglia che sceglie volontariamente di esiliarsi in una fattoria sperduta nei boschi per vivere lontana dal peccato. La sottile atmosfera demoniaca accompagna una riflessione dolente e irreversibile sulla natura umana e sulla sua inadeguatezza nei confronti dell'ignoto. Il primo, in ordine temporale, dei due folk-horror che hanno sconvolto il decennio.

1 - Midsommar - Ari Aster, 2019
La facciata che non t'aspetti. Ambientato interamente alla luce del sole, in uno spazio potenzialmente illimitato, è l'elaborazione del lutto più estrema, lisergica, nauseante e fastidiosa vista di recente su uno schermo. Rituali pagani assurdi e repellenti, morte conclamata del rapporto di coppia, inesistenza di affetti e solidarietà: l'unica soluzione per tornare a vivere è accettare il disgusto degli eventi e poi dargli fuoco. In equilibrio tra parodia e orrendo, è una visione spesso irritante, ma ancora capace di trasmettere imbarazzo, sgradevolezza e incredulità. Tanta roba.



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