giovedì 15 settembre 2022

Top 5: Settembre 2022

5 - Watcher - Chloe Okuno (voto 7)
Ennesima variazione dell'hitchcockiano La finestra sul cortile, ma rispetto a copie più modeste l'esordiente Okuno si avvale di una location ansiogena come la Bucarest di oggi, concedendosi riflessioni contemporanee sullo stalking e sulla manipolazione psicologica. Gli ultimi venti minuti sono goduriosi per gli amanti del genere: merito, soprattutto, delle facce dei tre attori principali, la disorientata vittima Maika Monroe di It Follows, l'inconsistente marito Karl Glusman e l'ambiguo, banale, inquietante Burn Gorman.

4 - The Hanging Sun - Francesco Carrozzini (voto 7)
Un riuscito adattamento di un romanzo del norvegese Jo Nesbo, in cui un uomo in fuga dalla famiglia criminale e in cerca di redenzione trova un parziale rifugio in un villaggio isolato, dove il sole non tramonta mai, proteggendo una madre e un figlio da un contesto maschilista tossico e violento. Il deb Carrozzini, proveniente da pubblicità e videoclip, trova una cifra stilistica ed estetica e, senza eccellere, dirige un thriller solido e coinvolgente, che conferma la versatilità e il carisma di Alessandro Borghi. 

3 - Las Leonas - Isabel Achaval, Chiara Bondì (voto 7)
Prodotto da Nanni Moretti, che si concede una simpatica comparsata, è una lente d'ingrandimento sulla realtà delle donne immigrate che vivono a Roma lavorando come badanti e domestiche. Evidenziando l'assenza di tutele che sono costrette ad accettare per sopravvivere, il documentario omaggia con leggerezza la loro passione per il calcio, che si realizza nell'appassionata partecipazione a un campionato amatoriale femminile ben organizzato e che coincide con uno dei loro pochi momenti di svago.

2 - Margini - Niccolò Falsetti (voto 7) 
Una delle migliori commedie italiane degli ultimi anni, che guarda a Virzì (Ovosodo) e Zanasi (Non pensarci), distinguendosi per essere una rara testimonianza della passione di provincia per il punk-hardcore. Mossa da uno spirito ribelle, autentico e genuino, celebra il miraggio eternamente adolescenziale di chi prova almeno ad avvicinarsi alla realizzazione dei propri sogni: per andare incontro a chi si emancipa con fatica, qualche volta può capitare che sia l'America a suonare nelle balere di Grosseto.

1 - Don't Worry Darling - Olivia Wilde (voto 8)
Attacco frontale al patriarcato e simbolo del neo-femminismo, oppure un ambizioso e maldestro pastiche che cerca di far convivere La donna perfettaThe Truman Show e la fantascienza di Matrix? Di certo, non si può rimproverare alla Wilde regista di taroccare lo spirito del tempo. E allora, trascinata dalla performance di Florence Pugh, forse la miglior attrice di oggi, si concede il lusso di realizzare un thriller-fantasy dalla confezione irresistibilmente pop e dalla superficie stilosa, candidato a essere uno dei film più rappresentativi del cinema americano post-pandemico, in grado di azzeccare più di una trovata originale e sorprendente.




mercoledì 7 settembre 2022

I Magnifici Sette: Venezia 79

Gli spiriti dell'isola - Martin McDonagh
Ironico, poi disilluso, infine disperato. Accompagnato da un pessimismo sulla natura umana che si avvicina al miglior cinema dei fratelli Coen, McDonagh firma il suo film più compiuto e definitivo, un nuovo manifesto sul vuoto pneumatico dell'esistenza che individua il suo esilarante spunto di partenza nell'ingiustificata rottura dell'amicizia tra i due consuetudinari protagonisti (gli inarrivabili Colin Farrell e Brendan Gleeson), abituati alla quotidianità isolana dell'Irlanda più verde e rurale, tra bevute di birra scura al pub e cacca d'asino da raccogliere. Si aprirà uno squarcio sui conflitti bellici secolari che caratterizzano la Storia, ma in realtà non è altro che il riflesso di una tendenza intrinseca all'annientamento. Homo homini lupus. VOTO 10

The Whale - Darren Aronofsky
Aronofsky all'ennesima potenza. Di nuovo, un'esperienza cinematografica sensoriale, un'altra sfida impossibile di far sentire con le immagini e i suoni, il corpo e il peso dei suoi protagonisti sulla pelle dello spettatore. Ma rispetto a The Wrestler e Black Swan, il cuore batte nella forza struggente della scrittura, che si sofferma sull'autocondanna a morte di un professore intellettuale, obeso e omosessuale, di straordinaria sensibilità, ancora devastato da un lutto sentimentale, mentre cerca di chiudere con tutti i resti del suo amore il rapporto con la figlia. Il marchio di fabbrica è la presenza famelica dell'ossessione: quella per il cibo, che riempie il vuoto lasciato da quella per la cultura e i sentimenti. VOTO 10

Monica - Andrea Pallaoro
Supportato dall'immaginario di un'America in contrasto tra il progresso californiano e il cuore selvaggio della provincia, Pallaoro imbastisce il film della sua maturità registica, un ritratto femminile vivido e pulsante, impreziosito dalla fisicità e dalle sfumature dolenti e misurate della stupenda Trace Lysette, donna transgender che torna per la prima volta a casa dopo vent'anni per riconnettere l'affetto con la madre malata, per perdonare e farsi perdonare. Lo stile registico formale e ricercato, il ritmo del racconto lento e pieno di pause, permettono di immergersi nella vita e nell'emotività di una protagonista ribelle, che non ha terminato il percorso interiore per conoscersi, scoprirsi ed esplorarsi. VOTO 9

Saint Omer - Alice Diop
Strutturata sulle lunghissime deposizioni processuali di una donna senegalese accusata per l'omicidio della figlia abbandonata su una spiaggia all'arrivo dell'alta marea, l'opera prima di finzione di Alice Diop è una folgorante riflessione sulle modalità espositive del racconto, oltre a interrogarsi sulle incertezze e sulle paure della maternità, e sull'impossibilità giudiziaria di poter comprendere davvero le ragioni personali e antropologiche che portano a un gesto drammatico e disperato. E adottando il punto di vista esterno di una scrittrice che indaga i tormenti interiori e le vicissitudini personali della donna, mantiene una lucidità e un distacco emotivo che evitano il folklore e il sensazionalismo. VOTO 9

Master Gardener - Paul Schrader
Capitolo finale della trilogia di Schrader sulla colpa e sulla redenzione, dopo First Reformed e il magistrale Il collezionista di carte. Come sempre, la riflessione sull'America e sui suoi scheletri impossibili da sotterrare è spietata, ma diversamente dai film precedenti lo spazio concesso all'ottimismo e alle seconde possibilità è molto più ampio, anche in un Paese distante da chi insegue il miraggio di un riscatto. La metafora del giardinaggio è originale ed efficace: un'attività che permette di dare ordine e bellezza laddove si coltivano disordine e differenze, ideale per chi deve placare il detestabile istinto di brutalizzare le diversità che contraddistinguono il nostro tempo terreno. VOTO 8

Vera - Tizza Covi, Rainer Frimmel
Crudele, affettuoso e divertente ritratto di Vera Gemma, figlia del mitico Giuliano, che si barcamena nella decadenza e nella nostalgia dei vizi di una vita romana trascorsa a essere etichettata come "la figlia di", circondata da personaggi talvolta imbarazzanti, alla ricerca affannata di un contatto umano e sincero con la verità delle cose, pedinata da un linguaggio filmico a metà strada tra finzione e cinema del reale. Non sappiamo mai davvero che cosa sia autentico e che cosa sia recitato, ma proprio grazie all'incertezza dello sguardo registico si compie in maniera totalizzante l'immedesimazione nelle sfaccettature di questa anti-diva, tanto ingenua quanto indubbiamente attraente e simpatica. VOTO 8

Don't Worry Darling - Olivia Wilde
Attacco frontale al patriarcato e simbolo del neo-femminismo, oppure nient'altro che un ambizioso e maldestro pastiche che cerca di far convivere La donna perfetta, The Truman Show e persino la fantascienza di Matrix? Di certo, non si può rimproverare alla Wilde regista di taroccare lo spirito del tempo. E allora, trascinata dalla performance di Florence Pugh, forse la miglior attrice di oggi, si concede il lusso di realizzare un thriller-fantasy dalla confezione irresistibilmente pop e dalla superficie stilosa, che ricorderemo nei prossimi anni come uno dei film più rappresentativi del cinema americano post-pandemico, in grado di azzeccare più di una trovata originale e sorprendente. VOTO 8