martedì 31 maggio 2011

Milano, 30 maggio 2011

Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui avrei ballato Bob Marley in Piazza Duomo insieme a centomila persone. Esistono date e momenti da ricordare che rimarranno non solo nella memoria di ognuno di noi ma nella Storia. Ieri, è stata una di queste date. Giuliano Pisapia è diventato sindaco di Milano. Dopo diciotto anni di culturasoloperpochi, di differenze e distanze tra la milanocentro e la milanoperiferia, di assoluta mancanza di spazi che possano essere condivisi da chiunque e di proteste per i decibel troppo alti a san siro, di tagli alle manifestazioni culturali e di solitudine, di milano che si accende solo per i designer e per le modelle anoressiche, di demonizzazione dei centrisociali, di musica che a un certo punto della serata deve finire, di cinema che chiudono e chiudono,  di mezzi pubblici che non ci sono e bisogna aspettare le sei del mattino, di COPRIFUOCO, forse questa città può cambiare. Ieri sera più di centomila persone hanno festeggiato la possibilità di un cambiamento. E chiunque ami l'idea che la cultura possa essere vissuta non solo da privilegiati ma da tutti non può non rallegrarsi per il fatto che GIULIANO PISAPIA SIA SINDACO DI MILANO.


lunedì 23 maggio 2011

The Tree Of Life (voto 7) IL FILM DEL MESE

Alla conferenza stampa di 'The Tree Of Life' di Terrence Malick, il film che ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2011, Brad Pitt afferma: "Abbiamo fatto un lavoro di preparazione e molte discussioni teologiche ma Tree non è un film religioso, e in particolare cristiano e cattolico. Piuttosto è permeato da una diffusa spiritualità, che cerca nella natura una poetica risonanza e una riconciliazione. Lasciando ad ognuno la possibilità di fare propria la sua storia. Nulla ho a che fare nella vita con il dogmatismo rigido del padre del fim ma Tree of life è stato una fonte di grande ispirazione per tutto il cast anche nel duetto tra il padre dei tre bambini e la moglie, che rappresenta la generosità materna e il dolore insanabile per la morte a 18 anni di uno di loro. Tree mi sembra un grande affresco impressionista. Malick ha messo bellezza, purezza, compassione e amore. A volte il sogno americano va in pezzi nel film, ma ce lo rimanda sempre e ancora la natura spiritualizzata." Sono abbastanza d'accordo con Brad.
A modo suo, Enrico Ghezzi descrive il cinema di Malick: "I suoi film sono tra i rarissimi in grado di mostrare non i contenuti del bicchiere, variamente analizzati scandagliati misurati, con tutti i luoghi comuni del mezzo pieno/mezzo vuoto, ma il mistero del bicchiere stesso, la sua trasparenza ingannevole e la seduzione della luce che ci ricordano quanto ogni cosa ogni forma ogni atomo siano mezzopieni mezzovuoti, mezzo dentro mezzo fuori, pena l'invisibilità." Sono piuttosto d'accordo con Ghezzi.
Paolo Mereghetti, invece, commenta così il film: "In Tree of life Malick si è fatto guidare dall'intuito, dalla visionarietà, dall'ambizione, senza chiedersi fino a dove la sua scommessa fosse intellegibile. Così, dopo essersi fatti affascinare da immagini straordinarie e aver seguito la scoperta della durezza della vita attraverso gli occhi di un adolescente, restiamo comunque con qualche dubbio, come di fronte a un'opera di cui si ammira l'ambizione ma che finisce anche per esserne un po' soffocata". Sono pienamente d'accordo col Merego.

mercoledì 18 maggio 2011

Hai Paura Del Buio (voto 7)

Rischia di passare inosservato il bel debutto cinematografico di Massimo Coppola, conosciuto per essere stato l'autore di due programmi cult della MTV Generation come 'Brand: New' e 'Avere vent'anni'. Ed è davvero una sorpresa scoprire che l'esperienza televisiva ha fatto sì che Coppola acquisisse immediatamente una maturità e una sensibilità artistica davvero rilevante. Infatti, 'Hai paura del buio' recupera le finalità che erano state poste con 'Avere vent'anni': raccontare squarci giovanili di Italia che non sono quelli delle discoteche e dei tronisti ma quelli delle fabbriche, del precariato e dell'emarginazione. E' solo un pretesto il fatto che una delle due protagoniste sia una romena venuta in Italia per trovare, forse, una stabilità economica. Perchè non sono la denuncia nè i lati disperati dell'immigrazione il fulcro del racconto, bensì la difficoltà esistenziale e l'infanzia tradita di due ragazze, diverse per carattere ma simili per determinazione e per paure. Lo stile registico ricorda molto il cinema dei fratelli Dardenne, per ambientazioni e per il fatto che la macchina da presa è spesso incollata alle protagoniste, le segue e non le molla mai mentre si affannano per ritagliarsi il loro pezzetto di vita. Come in 'Rosetta', sono assenti ogni tipo di consolazione e di buonismo ma 'Hai paura del buio' è un pugno nello stomaco sobrio che accarezza ed emoziona nella splendida scena del confronto-scontro tra Eva (interpretata dall'ottima Alexandra Pirici) e sua madre. Infine, non è possibile non apprezzare un film che ha come filo conduttore la colonna sonora dei Joy Division e di PJ Harvey. Coppola ama la musica e lo sapevamo ma che amasse anche così tanto il cinema al punto da regalarci il terzo dei migliori esordi italiani degli ultimi anni (i primi due sono 'Dieci Inverni' di Mieli e 'La pecora nera' di Celestini) è un fatto davvero eccezionale.

sabato 7 maggio 2011

Machete (voto 4)

Premetto che questa recensione mi farà perdere molta popolarità ma non posso far altro che esprimere in maniera libera quello che penso veramente del cinema fighetto di Robert Rodriguez. Il suo processo di destrutturazione del cinema concepito come mezzo artistico e intellettuale continua anche con la sua ultima fatica. Non sono bastati i vari 'Dal tramonto all'alba', 'Sin City', 'Planet Terror' per farci convincere che non è interessato ad altro che a puntare alla palma del regista più cool dell'anno. Anche con 'Machete', ogni scena, ogni battuta è solo artificiosa, ideata già con la consapevolezza che diventerà un cult. Non esiste spontaneità nel suo modo di vivere il cinema, non c'è mai un bisogno di espressione artistica alla base di ogni sua opera. Il suo cinema non è parodia demenziale perchè non sono mai presi in considerazione i tempi e i ritmi comici. Rodriguez recupera il cinema di serie B infarcendolo di umorismo esibizionista, che non è necessità ma solo ricerca di forma e di stile. Esistono grandissimi registi che girano B-movie esprimendosi in maniera autentica e costruendo racconti veri e veri personaggi. Mi vengono in mente Carpenter o Sam Raimi. Nel cinema di Rodriguez ci sono solo macchiette costruite per diventare idoli che vanno bene per lo sfondo del computer o per il poster in cameretta. Il suo cinema non è nemmeno un omaggio perchè fa dello sberleffo e dell'assurdo il proprio motto d'orgoglio (per dire, 'Il grinta' dei Coen è un omaggio). 'Machete' è un divertissement cerebrale girato da un figlio di papà che annulla ogni lato emozionale e personale del farecinema. Tutto quanto è calcolato perchè sia apprezzato come roba figa, perchè è divertente per chi non ha un gusto cinematografico ed è citazionista e colto per chi ha il palato fine da cinefilo. So bene che qualcuno penserà che io sia un intellettual-snob che non sa godersi un divertimento senza pretese. Ma 'Machete' di pretese ne ha, proprio perchè l'obiettivo non è quello di abbandonarsi al solo piacere dell'esperienza cinematografica ma quello di raggiungere lo status quo di superfichissimo. E in tutta questa pagliacciata, l'unica vera superfichissima è Jessica Alba. Aridatece scarymovie.