sabato 26 ottobre 2013

Oh Boy - Un Caffè a Berlino

Che magnifica inconcludenza hanno le ventiquattro ore di Niko Fischer che vengono raccontate nell'opera prima del tedesco Jan Ole Gerster 'Oh Boy - Un caffè a Berlino', vincitore di 6 Oscar tedeschi. A cominciare dalla prima sequenza, caratterizzata da palese citazione in zona Nouvelle Vague, non ci sono mai motivazioni chiare e ben definite nelle azioni del protagonista ma soltanto un costante girovagare senza meta, senza obiettivi, senza futuro. Soltanto l'idea di un presente che ha da passare. Per lui, ex studente di giurisprudenza ventiseienne che riceve ogni mese una paghetta di mille euro dal padre, privo di forti passioni e interessi, la più grande aspirazione non può che essere quella di bere un caffè che dia una scossa alla sua giornata, che lo risvegli dal torpore esistenziale a cui si è fin troppo comodamente abbandonato. Ecco, questa trovata del caffè continuamente inseguito e mai davvero consumato, l'ho trovata davvero geniale, una delle migliori allegorie in grado di inquadrare una generazione di ventenni/trentenni incredibilmente svogliata. Una generazione che non è più quella un po' depressa e autodistruttiva degli anni Novanta, ma non è nemmeno una gioventù ribelle, che protesta, che è insoddisfatta. Piuttosto, si tratta di persone che hanno avuto la fortuna di crescere in discrete condizioni economiche, che hanno sempre avuto il culo parato ma, nello stesso tempo, hanno ricevuto non solo una buona educazione ma anche una buona cultura. Il nostro Niko, dunque, è una sorta di intellettuale, un individuo assolutamente in grado di intrattenere conversazioni con chiunque, interessante, affascinante. In fondo, il suo atteggiamento passivo, quasi da "spettatore" della vita, è molto più onesto e sincero di quei figli di papà che si sentono in colpa delle loro condizioni economiche e giocano a fare la rivoluzione. Quando il padre comunica al figlio che ha scoperto che sono due anni che non è più iscritto all'università e gli domanda che cosa diavolo abbia combinato, la risposta di Niko non tarda ad arrivare: ho pensato. In Niko si intravedono doti rare, sensibili, una grande umanità che si manifesta nel bellissimo finale del film, mentre sorseggia vodka insieme a un ex ufficiale tedesco. Il suo evidente imbarazzo di fronte alla ragazza che lui stesso prendeva in giro per il suo peso quando era un giovanotto un po' bullo ma che adesso è fortemente attratta da lui ne è un ulteriore dimostrazione: Non ti ricordavo così introverso, gli fa notare. E Niko non può far altro che prenderne nuovamente consapevolezza. Contaminato di tracce di Jim Jarmusch e di Woody Allen, 'Oh Boy - Un caffè a Berlino' è una chicca considerevole, imperdibile per chi della vita riesce ad apprezzare soprattutto il retrogusto più amaro.

Emiliano Dal Toso


domenica 20 ottobre 2013

Top Ten Comico Demenziale - Dai Farrelly A Oggi

Bello bello in modo assurdo.

10 - Zoolander - Ben Stiller, 2001
Delirante satira del mondo della moda da parte di Stiller, alla sua seconda prova registica dopo il generazionale Giovani, carini e disoccupati. Si butta sul demenziale spinto, senza alcuna remora, fregandosene di offrire spunti intellettuali o di riflessione. Pura ignoranza, a cominciare dal personaggio di Mugatu, interpretato da Will Ferrell, allucinante magnate della moda deciso a uccidere il primo ministro malese.

9 - Boat Trip - Crociera Per Single - Mort Nathan, 2002
Il premio Oscar (!) Cuba Gooding Jr. è depresso perchè è appena stato lasciato dalla fidanzata e il fidato amico Horatio Sanz prova a consolarlo prenotando per entrambi una crociera per single. Peccato che l'agente di viaggio non li prenda in simpatia e decida di mandarli su una nave per soli omosessuali. Uno dei film più meravigliosamente idioti che abbia mai visto, non ho davvero altro da aggiungere.

8 - Eurotrip - Jeff Schaffer, 2004
Divertentissima "americazzata", che si basa tutta sugli stereotipi e i luoghi comuni che hanno gli americani nei confronti dell'Europa e degli europei. Assurda la descrizione della città di Bratislava. Battuta cult: "Ti avevo detto di prenotare il volo per Berlino e invece lo hai prenotato per Londra!" "Ah sì? E vabbè, chissenefrega! Da Londra a Berlino ci andiamo a piedi, l'Europa è grande come un centro commerciale".

7 - Anchorman - La Leggenda Di Ron Burgundy - Adam McKay, 2004
Il più divertente tra i film comici che vedono Will Ferrell protagonista. Ma non è solo, perchè è accompagnato da un allegra brigata di reporter d'assalto, da Paul Rudd a Steve Carell, da David Koechner a Vince Vaughn. E' un demenziale che si distingue, in modo particolare, per la cura nei dettagli e per la ricostruzione degli anni Settanta. E, ovviamente, per un umorismo politicamente scorretto, arguto ed esilarante.

6 - 40 Anni Vergine - Judd Apatow, 2005
Non è il capolavoro di Apatow ma è la pellicola che ha riscritto il modo di intendere la demenzialità sul grande schermo. Tempi dilatatissimi, sbalzi di ritmo, esplosioni di comicità improvvisi. Ma soprattutto, una scrittura che si rivolge alla quotidianità, spogliata di ogni formalismo cinematografico. Apatow regista è un Bergman che non ha problemi a sostituire l'intellettualismo con la masturbazione, la psicologia con la scatologia.

5 - Facciamola Finita - Seth Rogen & Evan Goldberg, 2013
Folle, eccessivo, geniale debutto alla regia del grande Seth Rogen (con l'aiuto del suo fidato collaboratore Evan Goldberg), che prende in giro se stesso e la sua compagnia di amici con i quali è approdato al cinema, immaginando una fine del mondo assurda, che non ha pietà di nessuno. Sana volgarità, un numero impressionante di rimandi e citazioni, un ritmo indiavolato per quello che è finora il miglior demenziale del nuovo decennio.

4 - Una Notte Da Leoni - Todd Phillips, 2009
Successo internazionale enorme, uno dei pochi grandi cult movie dei giorni nostri. Zach Galifianakis è una forza della natura, Ed Helms una spalla comica di assoluta efficacia, Bradley Cooper un grande attore dotato di autoironia. Surreale presenza di Mike Tyson, ma non si può ignorare nemmeno una ritrovata Heather Graham, spogliarellista pronta al matrimonio. I due seguiti non saranno in grado di replicare l'elevato tasso di gags impensabili, incredibili.

3 - American Pie - Il Primo Assaggio Non Si Scorda Mai - Paul Weitz, 1999
Non un cult, ma un'opera che ha segnato indelebilmente un periodo storico, influenzata da MTV e dal ritorno a un gusto universale per la goliardia assente da quasi vent'anni. C'è, poi, una notevole dose di sentimentalismo, derivante dai successi delle serie tv 'Beverly Hills 90210' e 'Dawson's Creek'. Almeno un paio di personaggi entrati nell'immaginario collettivo: il goffo e imbranato protagonista Jim (Jason Biggs) e  il volgare, casinista, festaiolo Stifler (Seann William Scott).

2 - Suxbad - Tre Menti Sopra Il Pelo - Greg Mottola, 2007
Il lato più romantico della demenza. Dietro il numero infinito di battute e di situazioni al limite dell'assurdo, si cela la storia di una bellissima amicizia liceale, che può essere sospesa soltanto dal reciproco interesse nei confronti dell'altro sesso. Greg Mottola è un poeta, e lo ha dimostrato anche nel successivo Adventureland. La quantità abominevole di risate è dovuta soprattutto al personaggio dello sfigato Fogel/McLovin, improbabile donatore di organi hawaiano.

1 - Tutti Pazzi Per Mary - Bobby & Peter Farrelly, 1998
Il film che ha reso possibile tutto questo. I Farrelly hanno rivoluzionato il genere comico, alzando notevolmente l'asticella del visibile e del politicamente scorretto, e rendendo la battuta volgare un'espressione naturale corroborata da personaggi che non sono mostruosi, stilizzati, parodici. E' la vita di tutti i giorni nei suoi aspetti più patetici e ridicoli. La loro importanza nella Storia del Cinema è la stessa di Mel Brooks e di John Landis.


 


 

sabato 12 ottobre 2013

Top Ten Horror Anni Duemila

10 - The Hole - Joe Dante, 2009
Il ritorno di Joe Dante (Gremlins, Matinèe, Small Soldiers) è un horror "per famiglie" con un gusto molto anni Ottanta, molto artigianale, nel quale "il buco" non è soltanto il posto dell'anima nel quale nascondiamo le nostre paure ma anche il simbolo di un Paese in cui si seppelliscono i peccati. Uno dei pochi 3D che, fino ad ora, abbiano avuto un utilizzo funzionale al contenuto.

9 - Martyrs - Pascal Laugier, 2008
Non sono certamente un fautore di questo tipo di horror, vicino al torture porn, certamente non lontano dai 'Saw' e dagli 'Hostel' (detestati dal sottoscritto), ma il film di Laugier ha una prima mezz'ora che inchioda e turba, e un'ora di "macelleria colta" che rimanda alla filosofia di Georges Bataille. Horror nerissimo: la sofferenza fisica come unica condizione esistenziale possibile.

8 - Final Destination - James Wong, 2000
Efficacissimo teen horror, con la Morte come unico vero protagonista, gli altri attori sono solo dei figuranti. Ottima suspense, che si concentra sui banali incidenti della vita domestica, del quotidiano, lasciando fuori mostri e fantasmi. Non disprezzabili nemmeno i tre seguiti, per una delle saghe di successo più macabre ma oneste del decennio.

7 - Resident Evil - Paul W.S. Anderson, 2002
Per chi scrive, l'unico film tratto da un videogioco davvero interessante, più che altro grazie alla trascinante presenza di una Milla Jovovich decisamente in gran spolvero, dalla prestanza fisica torrida, che combatte gli zombi come una forsennata, tra trovate gore divertenti e una caterva di citazioni. Da segnalare un'altrettano notevole Michelle Rodriguez.

6 - Shadow - Federico Zampaglione, 2009
Sorprendente incursione nell'horror del cantante dei Tiromancino, che realizza probabilmente il miglior film italiano del genere dai tempi di Phenomena di Dario Argento. Magnifica la prima parte, tra insenguimenti e strade di montagna, più convenzionale la seconda, debitrice dei vari 'Hostel'. Bellissimo, però, il finale antimilitarista.

5 - La Casa Dei 1000 Corpi - Rob Zombie, 2003
Entusiasmante esordio alla regia dell'ex metallaro Zombie, folle, visionario, grezzo e sporcato di insana violenza, all'interno di un universo freak emarginato e indubbiamente perverso. Un bel pugno nello stomaco, un'idea di Cinema che si regge soltanto sulla forza delirante delle immagini. Tantissimi i riferimenti cinefili, dal Rocky Horror a Non aprite quella porta.

4 - The Others - Alejandro Amenàbar, 2001
Horror/mystery di una classe sopraffina, che rinuncia a sequenze gore e si concentra esclusivamente sulla costruzione della tensione, tra rumori, sussulti e ambienti spettrali. Indimenticabile Nicole Kidman, ancora bellissima, in una delle sue interpretazioni più audaci. Ha dato il via al nuovo filone spagnolo (Bayona, Balaguero, Muschietti), un bel po' meno convincente.

3 - Denti - Mitchell Lichtenstein, 2007
Osteria Numero Venti, se la figa avesse i denti. I fan del genere duri e puri storceranno il naso, ma il film di Lichtenstein mette sullo schermo una leggenda popolare senza mai cadere nel ridicolo, tra evirazioni scioccanti e inquietudini giovanili. Un piccolo capolavoro, esilarante e tragico, che rende crudele e iniquo il contrasto tra i sessi, decretando una impietosa e orrorifica superiorità femminile.

2 - Thirst - Park Chan Wook, 2008
E' una vergogna che non sia mai arrivato, perchè insieme ad Old Boy è il titolo più importante di quello che è il regista più talentuoso, innovativo e moderno del nuovo millennio. Melodramma horror di una bellezza visiva stratosferica, trionfo passionale di un cinema sempre alla ricerca di nuove soluzioni, sempre alla ricerca consapevolmente disperata di un amore impossibile.

1 - Lasciami Entrare - Tomas Alfredson, 2008
Horror romanticissimo, decadente, di una bellezza invernale e innevata, nel quale il piccolo Oskar, vessato dai bulli, si farà beffa dei suoi compagni di classe grazie all'amicizia con la misteriosa vicina di casa Eli. Malinconia svedese, un po' Twilight se fosse stato girato dal regista di Fucking Amal. La sequenza della piscina è il momento horror più bello del nuovo millennio.





martedì 8 ottobre 2013

Top Ten Commedia Sentimentale - Dal Duemila a Oggi

10 - Ti Odio, Ti Lascio, Ti... - Peyton Reed, 2006
Vince Vaughn - Jennifer Aniston. Buona commedia leggera americana, molto più intelligente del suo titolo italiano (in originale è 'The Break-up', la rottura). Si regge in piedi grazie all'irresistibile simpatia dei suoi protagonisti, in piena crisi sentimentale tra le mura domestiche. Io voglio che tu voglia lavare i piatti.

9 - Dopo Mezzanotte - Davide Ferrario, 2004
Giorgio Pasotti - Francesca Inaudi. Buffa, surreale genesi di un possibile amore tra il custode notturno del Museo del Cinema e una ragazza in fuga dal suo lavoro in un fast food e dal suo ragazzo, ladro d'auto. E' soprattutto un film su Torino, città con una notevole dose di malinconia. Se stai sempre zitto, come fai a capire agli altri se sei incazzato o se sei contento.

8 - Il Lato Positivo - David O.Russell, 2012
Bradley Cooper - Jennifer Lawrence. Bellissima commedia che racconta i passi a due tra un bipolare ossessivo convinto di riconquistare la ex moglie e una vedova un po' zoccola, prima di accorgersi di essere indispensabili l'uno per l'altro. Film sulla pericolosità delle passioni al giorno d'oggi, che possono essere curate solo con gli psicofarmaci. Tu credi che io sia più pazza di te.

7 - Elizabethtown - Cameron Crowe, 2005
Orlando Bloom - Kirsten Dunst. Il miglior Cameron Crowe, che sfoga completamente le sue ossessioni, dalle storie d'amore platonico ai viaggi on the road, fino ai sentiti omaggi alla provincia americana e alla musica rock-country. Mi stavo chiedendo se questa cosa forse non sia meglio al telefono. Va talmente meglio al telefono.

6 - 500 Giorni Insieme - Marc Webb, 2009
Joseph Gordon Levitt - Zooey Deschanel. JGL crede di aver trovato l'amore della sua vita, malgrado Zooey vada e venga. Dopo poco più di un anno di simil-relazione, lei si sposa con un altro. Anomalo, divertente, furbetto, lancia definitivamente JGL nell'Olimpo degli idoli assoluti. Ci sono due possibilità: o si tratta di un essere malvagio, senza cuore, cinico e di un sadismo monumentale oppure è un robot, un replicante, tipo Blade Runner.

5 - Drinking Buddies - Joe Swanberg, 2013
Jake Johnson - Olivia Wilde. Mancata concretizzazione di un amore tra due colleghi di un birrificio, malgrado la complicità, l'intesa e le risate sincere. Rapporti molto difficili da gestire, prima o poi si frantumano. O forse no. Quel che è certo è che Max Pezzali aveva ragione. Tu non puoi permetterti di farmi sentire in colpa.

4 - Ubriaco D'Amore - Paul Thomas Anderson, 2002
Adam Sandler - Emily Watson. Clamorosa interpretazione di Sandler, proprietario di una ditta di sturalavandini, alla disperata ricerca di budini per sfruttare una promozione di miglia aeree, che fa innamorare Emily Watson, forse per spirito crocerossino, forse perchè le cose non hanno senso. Io invece la tua faccia ho una gran voglia di spaccartela, di spappolartela con una mazza e maciullartela da quanto è bella.

3 - Vero Come La Finzione - Marc Forster, 2006
Will Ferrell - Maggie Gyllenhaal. Capolavoro assoluto, sceneggiatura perfetta, è la storia di Harold Crick, esattore delle tasse, che si sveglia una mattina e sente una voce nella testa che gli racconta in diretta la sua giornata. La sua ripetitiva quotidianità va definitivamente in frantumi quando si innamora della pasticciera anarchica Ana Pascal. Anche lei è una frequentatrice dell'Azienda Municipale Trasporti?

2 - Lost In Translation - Sofia Coppola, 2003
Bill Murray - Scarlett Johansson. Ormai un classico, destinato a rimanere il miglior lavoro di Sofia Coppola, che riesce a costruire un film su unico stato d'animo, romanticissimo e crepuscolare, per merito soprattutto di Bill Murray nell'interpretazione più indimenticabile della sua carriera. Non partire, resta qui con me. Mettiamo su un complesso jazz.

1 - Take This Waltz - Sarah Polley, 2011
Seth Rogen - Michelle Williams. Dolentissima fine di un amore, semplicemente perchè sostituito da un altro. Nessun film è mai stato così diretto e spudorato, almeno nel nuovo millennio. Si conclude con Michelle Williams su una giostra sulle note di Video Killed The Radio Star, mentre si rimane frastornati e senza parole. In qualche modo, credo di essermi accorto che qualcosa non andava, è che ho sperato che sparisse.


lunedì 7 ottobre 2013

La Risposta: Pacific Rim

La mattina del 5 agosto ero in una stanza di albergo di Tel Aviv, reduce da una notte da leoni in compagnia di due cari amici di vecchia data. Prima di addormentarmi, controllo lo smartphone con la speranza che qualche amica ubriaca mi abbia scritto e, invece, trovo nella casella privata di Facebook il seguente messaggio inviato da Alex Oscar, amico e teorico di Cinema. Il messaggio è la risposta alla recensione di Graziano Biglia di Potato Pie Bad Business (sito di altri amici col quale collaboro) sul film 'Pacific Rim' di Guillermo Del Toro (www.ppbb.it/sommario/cinema)

5 agosto 2013, 06:37

Caro Emi, ho letto la recensione su Pacific Rim di Potato Pie Bad Business postata sul tuo wall da Giagobo Gonde (ignoro il suo vero nome). E mi è salita una rabbia che non te la spiego. Ho scritto una risposta, poi ho preferito non intasare il tuo wall. La risposta è un po' polemica e non vorrei creare situazioni spiacevoli. Però te la posto, perchè voglio difendere il film, che secondo me merita. Ciao, un abbraccio. "A me la recensione su 'Pacific Rim' sembra puro dilettantismo. Tralasciando lo stile del pezzo (o cose tipo "Non ho nulla contro il 3D": dai, davvero siamo ancora a questo punto? Lo zoo, l'ottovolante, lo stupore primigenio, la mamma mi sembrano robe da seconda lacrima kitsch), mi sembrano gravi i limiti critici della recensione: sorvolando sull'accostamento con 'Alex l'ariete' e 'Jolly Blu' (una cosa che fa quasi tenerezza), le "colpe" che si imputano al film sono di aver scelto nomi, per l'autore del pezzo, involontariamente comici. Jaeger gli ricorda il nome di un ammazzacaffè (termine che è abbastanza desueto da far sorridere qualche matricola di lettere. Chè, per carità, non lo chiamiamo amaro. La bicicletta? Chiamiamola velocipede). L'attore di 'Hooligans' è anche splendido interprete di 'Sons of anarchy' (così, per dire). I personaggi sono scritti bene (anche se hanno numi buffi e vabbè), non ci sono tempi morti, i flashback puntuali e da "fotta a mille" (citazione dai ragazzi di 'I 400 calci'). Sui combattimenti, niente da dire. Comunque, un film di genere (quale 'Pacific Rim' è) funziona per stereotipi: il merito è quello di non cercare un'operazione intellettualistica, di non mettere in discussione gli stilemi narrativi del genere (o meglio, dei generi: c'è il genere giapponese dei tokusatsu, c'è il bromance, la dinamica nemici-amici, il buddy movie, il mecha dei manga), ma di portarli alle estreme conseguenze. Quindi, grande spettacolarità e personaggi che si muovono nella tradizione iconografica del genere. Può piacere o non piacere, ci sta: ma a quel punto non andare a vedere un film come 'Pacific Rim'. Cosa si aspettava il recensore? Bela Tarr non ha ancora girato un monster movie (però lo aspettiamo tutti con ansia). 'Pacific Rim' non si prende troppo sul serio, ha la consapevolezza di essere un film di genere ad altissimo costo. E Del Toro gioca con questi stereotipi, senza decostruirli, ma omaggiando quel modo di fare cinema. Poi, mi sembra importante sottolineare che c'è anche una grande finezza, qualcosa di estremamente interessante (perchè Del Toro non è solo un "mestierante", ma un regista di grandissima intelligenza): la mancata concretizzazione della coppia eterosessuale. I due protagonisti, pur coinvolti in una tensione sessuale costante, non scopano, nemmeno si baciano, il desiderio rimane sospeso, disattendendo le aspettative dello spettatore. Del Toro sceglie piuttosto di tratteggiare una relazione eterosociale, una complicità analoga a quella tra il protagonista e suo fratello nella parte iniziale del film, pur con le inevitabili differenze di gender. Una cosa che Nolan con l'ultimo capitolo di Batman è andato vicinissimo a fare ma poi si è cagato sotto e ha mandato tutto in vacca. Insomma, si potrebbe scrivere un saggio di gender studies solo su questo. E questo, in un film che per oltre due ore rifugge da ogni intellettualismo e si presenta come puro intrattenimento. Insomma, tantissima roba. Forse, non adatta a un aspirante critico con la puzza sotto il naso che tira in ballo i Lumiere (a quel punto, si poteva anche andare qualche anno indietro e buttare dentro pure Muybridge. Sarà per la prossima volta)".

Alex Oscar




Anteprima: Drinking Buddies

Ho deciso di evolvermi anche io e di cominciare a guardare i film in streaming, ottimo modo per poter recuperare alcuni gioielli che in Italia non vengono distribuiti. Spulciando tra le varie pagine delle rete, mi sono imbattuto in questo 'Drinking Buddies', fresco fresco, uscito ad agosto negli Stati Uniti, mentre a novembre uscirà nel Regno Unito. Si tratta, dunque, di un anteprima assoluta. E se mi spingo al punto tale da volerne parlare significa che stiamo parlando di un film da non perdere. Lui e lei sono colleghi in un birrificio, amicizia speciale, entrambi fidanzati. Vanno a trascorrere un weekend formula "doppia coppia" nella casa al mare del tipo di lei. Tra il tipo di lei e la tipa di lui ci scappa un bacio. Il tipo di lei torna dal weekend frastornato e decide di lasciarla. Tutto porterebbe a far pensare che sia la volta buona che tra i due protagonisti scocchi finalmente la passione ma le cose vanno diversamente, in maniera molto realistica e poco sdolcinata. Lei si mette a darla agli altri colleghi del lavoro ma non a lui, lui si ingelosisce ma si tiene stretto la sua fidanzatina e, seppur cornuto, non ha intenzione di mettere in discussione il rapporto. Ed è proprio nella mancata concretizzazione di un amore, costantemente suggerito e incitato, che il film di Joe Swanberg trova una propria ragione d'essere. 'Drinking Buddies' racconta un rapporto uomo-donna che non è d'amicizia, non è d'amore, ma è reale, autentico, sentimentale. Una via di mezzo, difficile, quasi impossibile da gestire tra due individui molto simili, che hanno il medesimo approccio alle situazioni della vita ma non sono in grado di individuare un punto di equilibrio per poter cominciare una relazione. Ovviamente, come suggerisce il titolo, scorre molto alcool, molta birra, che rende il tutto ancora più credibile. Si percepisce, comunque, un grande senso di tenerezza e di affetto per i personaggi, mai buoni nè cattivi, mai vittime nè carnefici. Bellissima ma anche brava Olivia Wilde, molto bene pure Jake Johnson proveniente dalla serie tv 'New Girl'. Sul tema contrasto tra i sessi/maschi contro femmine, è il film migliore degli ultimi anni insieme a 'Take this waltz' di Sarah Polley, altra magnifica chicca sull'imprevedibilità delle emozioni, vergognosamente non distribuita, recuperabile anch'essa in streaming. Sia il lavoro della Polley che quello di Swanberg condividono, poi, un finale di assoluta poesia, che non chiude, lascia i puntini di sospensione, perchè i sentimenti non hanno un inizio nè una fine ma sono in continuo movimento.

Emiliano Dal Toso