Che magnifica inconcludenza hanno le ventiquattro ore di Niko Fischer che vengono raccontate nell'opera prima del tedesco Jan Ole Gerster 'Oh Boy - Un caffè a Berlino', vincitore di 6 Oscar tedeschi. A cominciare dalla prima sequenza, caratterizzata da palese citazione in zona Nouvelle Vague, non ci sono mai motivazioni chiare e ben definite nelle azioni del protagonista ma soltanto un costante girovagare senza meta, senza obiettivi, senza futuro. Soltanto l'idea di un presente che ha da passare. Per lui, ex studente di giurisprudenza ventiseienne che riceve ogni mese una paghetta di mille euro dal padre, privo di forti passioni e interessi, la più grande aspirazione non può che essere quella di bere un caffè che dia una scossa alla sua giornata, che lo risvegli dal torpore esistenziale a cui si è fin troppo comodamente abbandonato. Ecco, questa trovata del caffè continuamente inseguito e mai davvero consumato, l'ho trovata davvero geniale, una delle migliori allegorie in grado di inquadrare una generazione di ventenni/trentenni incredibilmente svogliata. Una generazione che non è più quella un po' depressa e autodistruttiva degli anni Novanta, ma non è nemmeno una gioventù ribelle, che protesta, che è insoddisfatta. Piuttosto, si tratta di persone che hanno avuto la fortuna di crescere in discrete condizioni economiche, che hanno sempre avuto il culo parato ma, nello stesso tempo, hanno ricevuto non solo una buona educazione ma anche una buona cultura. Il nostro Niko, dunque, è una sorta di intellettuale, un individuo assolutamente in grado di intrattenere conversazioni con chiunque, interessante, affascinante. In fondo, il suo atteggiamento passivo, quasi da "spettatore" della vita, è molto più onesto e sincero di quei figli di papà che si sentono in colpa delle loro condizioni economiche e giocano a fare la rivoluzione. Quando il padre comunica al figlio che ha scoperto che sono due anni che non è più iscritto all'università e gli domanda che cosa diavolo abbia combinato, la risposta di Niko non tarda ad arrivare: ho pensato. In Niko si intravedono doti rare, sensibili, una grande umanità che si manifesta nel bellissimo finale del film, mentre sorseggia vodka insieme a un ex ufficiale tedesco. Il suo evidente imbarazzo di fronte alla ragazza che lui stesso prendeva in giro per il suo peso quando era un giovanotto un po' bullo ma che adesso è fortemente attratta da lui ne è un ulteriore dimostrazione: Non ti ricordavo così introverso, gli fa notare. E Niko non può far altro che prenderne nuovamente consapevolezza. Contaminato di tracce di Jim Jarmusch e di Woody Allen, 'Oh Boy - Un caffè a Berlino' è una chicca considerevole, imperdibile per chi della vita riesce ad apprezzare soprattutto il retrogusto più amaro.
Emiliano Dal Toso
Emiliano Dal Toso