martedì 21 marzo 2023

Riflessioni Spiazzanti: La cospirazione

Sono mortificato nei confronti dei lettori assidui del blog, ma è un periodo in cui non trovo la forza intellettuale per scrivere di cinema. Anche se si tratta di poche righe. Il motivo è molto semplice: mi sto occupando professionalmente di tutt'altro, e non ho il tempo per farlo. Non il tempo per scrivere, che per esempio sto trovando hic et nunc. Ma il tempo per l'analisi, per la riflessione, per l'appunto critico. E questo mi fa pensare a qualcosa di importante, oltre a farmi sentire fortunato. Sono cresciuto in un ambiente che mi ha stimolato a stimolare il pensiero. E quando non posso o non voglio stimolarlo, me ne rendo conto. Sono una persona fondamentalmente pigra. E soltanto l'interesse per il cinema, per la musica, per la letteratura, hanno potuto sollevarmi dal divano in diverse occasioni. Scrivo qui i sette film che ho adorato nelle ultime settimane, in ordine di preferenza: Decision to Leave, Gli spiriti dell'isola, The WhaleDisco Boy, Holy SpiderMixed by Erry, Una relazione passeggera. Mi sembrano tutti film accomunati da una forte indole cospirativa. Park Chan-Wook parla di cospirazione partendo dal conflitto tra i sessi, che diventa inevitabilmente un conflitto di classe, e che ovviamente racconta un conflitto sentimentale. Lui è un detective, lei è un'assassina. Dovrebbero amarsi veramente, ma non ne avremo la certezza, neppure alla fine dei titoli di coda: di certo sono entrambi personaggi disposti a sovvertire i loro ruoli pur di mettere in gioco le loro emozioni. Provocando l'ordine e le regole, pur di sentirsi vivi. Emozioni che forse sono apparenti e ingannevoli; sicuramente, sono cospirative. Martin McDonagh racconta la storia di un'amicizia che salta per aria, senza motivo plausibile, perché uno dei due ha deciso che l'altro, a un certo punto, sic et simpliciter, non gli va più a genio. Lo annoia. Fine dei giochi. L'amico piange, si dispera. Darren Aronofsky ha la cospirazione nelle vene e la identifica nel corpo enorme, obeso e osceno di Brendan Fraser, che cospira nei confronti di un'America che lo condanna a una condizione fisica ed esistenziale in cui si trova costretto per le sue fragilità di individuo. Un Paese che non permette alcun tipo di ricerca identitaria, che punisce e non supporta gli errori, le debolezze, le libertà, privo di assistenza sanitaria e di conforto, confronto, morale e umano. Il corpo rimane l'unico spazio possibile per esercitare il proprio libero arbitrio. E provare a cospirare. Anche Disco Boy racconta questo, ma nel film di Abbruzzese il corpo è l'unico modo per esprimere una liberazione interiore, sfogandola attraverso il ballo, la danza, il movimento del fisico, in contrasto alle irregolari storture sociali. E poi Holy Spider, che attraversa l'Iran, le violenze, le ingiustizie di un Paese vergognoso e assassino. E poi Mixed by Erry, un film sull'Italia, con i suoi sogni, con le sue truffe, con le sue ingenuità e inevitabilmente con le sue cospirazioni. Infine, Una relazione passeggera. Quindi clandestina, nuovamente irregolare, perfida, passionale e perciò dolorosa. Capace di mettere a repentaglio le strutture, le idee, il messaggio naturale dell'amore. Possiamo tradire, possiamo fallire, possiamo cospirare e morire. Possiamo dover essere costretti a farlo, per ribadire il nostro bisogno di ossigeno e di vita. A Milano, all'angolo tra via Brioschi e via Zamenhof, la targa in memoria di Dax recita così: cospirare vuol dire respirare insieme.




venerdì 20 gennaio 2023

Top 5: Gennaio 2023

5 - Hometown - La strada dei ricordi - Mateusz Kudla, Anna Kokoszka-Romer (voto 8)
Words were passed in a shotgun blast, troubled times had come, to my hometown. Come in una ballad spoglia e lacerante di Bruce Springsteen, due ragazzi ebrei dai capelli grigi attraversano le strade della loro "città natale" e i luoghi dell'anima dell'infanzia, tra battute e foto di famiglia, ricordando episodi del ghetto di Cracovia teneri e divertenti, interrotti dalla brutalità delle deportazioni e dall'orrore della Storia. Quei due ragazzi si chiamano Roman Polanski, regista, e Ryszard Horowitz, fotografo. 

4 - Grazie ragazzi - Riccardo Milani (voto 8)
Il primo bel film italiano dell'anno, e forse il miglior ruolo di sempre di Antonio Albanese. Una commedia garbata e commovente sul fare teatro e sul potere della recitazione, in cui un gruppo di detenuti si fa coinvolgere dal desiderio di un attore senza successo di mettere in scena Aspettando Godot di Samuel Beckett. I ricatti emotivi sono pochi, e finalmente una nostra pellicola contiene gli stessi ingredienti del cinema francese popolare: le risate vanno di pari passo con il fattore umano.

3 - Godland - Nella terra di Dio - Hylnur Palmason (voto 8)
Ambizioso e poderoso film di ricerca antropologica e indagine geografica. Sul finire dell'Ottocento un prete danese ha il compito di esplorare l'Islanda per documentare l'ambiente ostile e per costruire una chiesa, inserendosi nella vita comunitaria dei villaggi. Ma quello che nella prima parte sembra un survival movie sofisticato sulle insidie della Natura evolve in una riflessione spigolosa e selvaggia sul colonialismo e sulle asperità tra diversi esseri umani, offrendo un finale western degno dei maestri.

2 - Un vizio di famiglia - Sébastien Marnier (voto 9)
Sgradevole, spiazzante, sorprendente ritratto famigliare ultra borghese, dove un'operaia cerca di riavvicinare e conquistare il ricco padre che l'aveva dimenticata e abbandonata, provocando le reazioni della moglie e delle sorellastre che lo vogliono spodestare. Ma il contrasto di classe è un'illusione, perché tutti i personaggi si servono dell'inganno per raggiungere i loro obiettivi. Un noir surreale e caricaturale sul furto d'identità, che ragiona sugli archetipi parlando anche dei falsi rapporti di oggi.

1 - Close - Lukas Dhont (voto 9)
Tenera e dolorosa storia di un'amicizia fraterna tra due preadolescenti, che scatena le chiacchiere e i pettegolezzi delle compagne di classe su una potenziale relazione omosessuale. Ma per i giovani protagonisti è ancora troppo presto per tutto: per capire, per amare, per separarsi, per superare i traumi e affrontare le ingiustizie. Con uno sguardo delicato, misurato ed empatico, Dhont esplora i tormenti dell'età acerba e ci riporta negli anni della crescita, in cui scoprivamo chi eravamo soltanto vivendo.