Una donna fantastica - Sebastian Lelio 9
Memorabile ritratto femminile di Daniel/Marina, che rivendica il diritto di piangere la persona che ama affrontando gli imbarazzi e i pregiudizi di una famiglia e di un'intera società. Lelio come il miglior Pedro: innamorato della sua protagonista, la segue mentre si batte per ritagliarsi il proprio spazio di dolore, di passione. Sobrio e delicato dramma transgender, che elabora il lutto con lucidità e determinazione, diretto con eleganza e visionarietà, interpretato dalla straordinaria Daniela Vega.
L'insulto - Ziad Doueiri 9
Scontro dettato da futili motivi tra un meccanico cristiano libanese e un operaio musulmano palestinese che si consumerà nell'aula di un tribunale, coinvolgendo politica e scatenando insurrezioni. Una delle sceneggiature più potenti degli ultimi anni sulla necessità e la complessità della convivenza. Un courtroom drama incalzante: ritmo hollywoodiano, attori eccezionali (Adel Karam e Kamel El Basha), senza vincitori né vinti. Perché nessuno ha l'esclusiva della sofferenza.
Loveless - Andrey Zvyagintsev 8
Un altro impietoso disegno umano e sociale firmato dal più importante cineasta russo d'inizio millennio: individualismo, superficialità, avidità e assenza d'amore sono le caratteristiche più grigie e inquietanti di una ricca borghesia ormai completamente spogliata di compassione e materialista. Lucidamente pessimista, Zvyagintsev rimarca in ogni scena il suo punto di vista, a rischio di soffocare lo spettatore: il rigore formale e la potenza espressiva però sono quelle di un autore unico.
Corpo e anima - Ildiko Enyedi 6
Vincitore dell'Orso d'oro al Festival di Berlino, un'opera ungherese indubbiamente affascinante, capace di coniugare riflessioni esistenziali e immagini oniriche di forte impatto. Ciononostante, il simbolismo sembra eccessivo, ribadito con troppa insistenza, e alcune trovate come la psicologa sexy e provocante rischiano di cedere il passo al trash d'autore: tutto però è troppo regolamentato e un po' prevedibile. E attenzione alle scene nel mattatoio, che impressioneranno gli animalisti più sensibili.
The Square - Ruben Ostlund 5
Palma d'oro dello scorso Festival di Cannes, che ha diviso piuttosto ampiamente: in sostanza, una sequenza di barzellette che hanno lo scopo di irridere la pretenziosità del vacuo mondo dell'arte radical-chic svedese, giungendo fino a una critica poco nitida sulla superficialità e la stupidità del nostro presente. Rispetto all'arguto e intelligente Forza maggiore, Ostlund va troppo a vanvera, il non-sense funziona preso singolarmente, ma la sensazione complessiva è di un gigantesco boh.
Memorabile ritratto femminile di Daniel/Marina, che rivendica il diritto di piangere la persona che ama affrontando gli imbarazzi e i pregiudizi di una famiglia e di un'intera società. Lelio come il miglior Pedro: innamorato della sua protagonista, la segue mentre si batte per ritagliarsi il proprio spazio di dolore, di passione. Sobrio e delicato dramma transgender, che elabora il lutto con lucidità e determinazione, diretto con eleganza e visionarietà, interpretato dalla straordinaria Daniela Vega.
L'insulto - Ziad Doueiri 9
Scontro dettato da futili motivi tra un meccanico cristiano libanese e un operaio musulmano palestinese che si consumerà nell'aula di un tribunale, coinvolgendo politica e scatenando insurrezioni. Una delle sceneggiature più potenti degli ultimi anni sulla necessità e la complessità della convivenza. Un courtroom drama incalzante: ritmo hollywoodiano, attori eccezionali (Adel Karam e Kamel El Basha), senza vincitori né vinti. Perché nessuno ha l'esclusiva della sofferenza.
Loveless - Andrey Zvyagintsev 8
Un altro impietoso disegno umano e sociale firmato dal più importante cineasta russo d'inizio millennio: individualismo, superficialità, avidità e assenza d'amore sono le caratteristiche più grigie e inquietanti di una ricca borghesia ormai completamente spogliata di compassione e materialista. Lucidamente pessimista, Zvyagintsev rimarca in ogni scena il suo punto di vista, a rischio di soffocare lo spettatore: il rigore formale e la potenza espressiva però sono quelle di un autore unico.
Corpo e anima - Ildiko Enyedi 6
Vincitore dell'Orso d'oro al Festival di Berlino, un'opera ungherese indubbiamente affascinante, capace di coniugare riflessioni esistenziali e immagini oniriche di forte impatto. Ciononostante, il simbolismo sembra eccessivo, ribadito con troppa insistenza, e alcune trovate come la psicologa sexy e provocante rischiano di cedere il passo al trash d'autore: tutto però è troppo regolamentato e un po' prevedibile. E attenzione alle scene nel mattatoio, che impressioneranno gli animalisti più sensibili.
The Square - Ruben Ostlund 5
Palma d'oro dello scorso Festival di Cannes, che ha diviso piuttosto ampiamente: in sostanza, una sequenza di barzellette che hanno lo scopo di irridere la pretenziosità del vacuo mondo dell'arte radical-chic svedese, giungendo fino a una critica poco nitida sulla superficialità e la stupidità del nostro presente. Rispetto all'arguto e intelligente Forza maggiore, Ostlund va troppo a vanvera, il non-sense funziona preso singolarmente, ma la sensazione complessiva è di un gigantesco boh.