20 - Ritratto di famiglia con tempesta - Hirokazu Koreeda
La vita dal punto di vista di un irresistibile loser: scrittore fallito, scommettitore incallito, goffo investigatore privato e padre affettuoso ancora innamorato della ex cerca di ricomporre il nucleo famigliare sfruttando il riparo della casa materna dalle intemperanze meteo. Ma dopo la tempesta, la presa di consapevolezza della sconfitta lo porterà verso un nuovo domani. Grande Hiroshi Abe, interprete comico e struggente: il racconto della tragicommedia dei nostri giorni.
19 - Good Time - Ben e Joshua Safdie
La prova definitiva di Robert Pattinson, in versione derelitta e biondo platino, ormai uno degli attori più convincenti del cinema statunitense più coraggioso e borderline. Un heist movie che sembra una variazione tossica e grezza di Fuori orario di Scorsese, oppure un film di Michael Mann che dirige sotto acidi. I fratelli Safdie raccontano i poveracci di un'America disperata e perdente, con un'estetica allucinata e psichedelica.
18 - Dopo l'amore - Joachim Lafosse
Un dolente kammerspiel sulla fine di un matrimonio con prole, radiografia di un divorzio che travolge anche tutto ciò che lo circonda. Cédric Kahn e Bérénice Bejo donano a litigi, ritorsioni ed esplosioni di rabbia quel senso di verità che appartiene soltanto al cinema d'autore più attento e raffinato, che non diventa mai presuntuoso. Assente ogni tipo di retorica moralista, ma anche eccessi di pessimismo: non è altro che il tempo a cambiare geometrie e declinazioni emotive.
17 - Cuori puri - Roberto De Paolis
Nella periferia romana, due personaggi quasi agli antipodi si attraggono e si innamorano, ma devono affrontare difficoltà economiche, disagi sociali e il senso di colpa cattolico. Sorprendono istintività, rabbia e romanticismo, all'altezza di un cinema europeo in grado di raccontare il presente senza scorciatoie consolatorie. E attenzione a una delle scene di sesso più autentiche e naturali degli ultimi anni, caratteristiche rare per un cinema italiano sempre più cattofustigato.
16 - Madre! - Darren Aronofsky
Nessuno costringe ad avere una reazione come Aronofsky. Un altro film imperfetto ed esagerato, un'altra dichiarazione d'amore e di fiducia per le potenzialità del cinema di sporcare gli occhi, abbattere le censure borghesi del pensiero intellettuale e superare i limiti di ciò che è realizzabile. Un delirio visivo biblico e perverso, ma vivissimo ed estremo, sonoro e fisico, che s'interroga sul rapporto tra interno, artistico e sentimentale, ed esterno. Strepitosa Jennifer Lawrence.
15 - Victoria - Sebastian Schipper
Il film più riuscito che sia stato realizzato sinora con un unico piano sequenza. La mano di Schipper è travolgente e immerge lo spettatore nel trip notturno vissuto da una ragazza spagnola a Berlino che esce da una discoteca techno e si fa coinvolgere da quattro coetanei in una rapina in banca. Dalle quattro alle sei e venti del mattino succede di tutto, forse in maniera non sempre credibile: ma è un cinema sperimentale che ipnotizza e lascia positivamente attoniti.
14 - Il mio Godard - Michel Hazanavicius
Hazanavicius si diverte come un matto a sfottere Jean-Luc Godard, utilizzando proprio le forme e i vezzi del suo stile, come se fosse uno studente irriverente e talentuosissimo. Pieno di invenzioni cinefile come The Artist, il risultato è un omaggio alla forza popolare e iconografica della Settima Arte. Louis Garrel è irresistibile, ma a donare luminosità e bellezza è una folgorante Stacy Martin nel ruolo di Anne Wiazemsky, vittima dell'innamoramento per un artista geniale e arrogante.
13 - Arrival - Denis Villeneuve
Il film di fantascienza più colto, profondo e raffinato del nuovo millennio, che apporta stimolanti interrogativi intellettuali agli archetipi del genere. Ma quelli che arrivano nel cuore sono gli stessi che interessano a Villeneuve fin da La donna che canta: l'importanza della comunicazione tra specie diverse, e l'amore di una madre che si manifesta attraverso la scelta di vivere. Utilizzando, prima di tutto, la forza e la bellezza delle immagini.
12 - L'inganno - Sofia Coppola
Tremate, tremate, le streghe son tornate. E con loro anche la Coppola, che avevamo perso tra il tedio di Somewhere e la futilità di Bling Ring. Sofisticata, raffinatissima e crudele lotta tra i generi: femmine contro maschio, impersonato dal grande Colin Farrell, seducente caporale che rimarrà vittima dell'alterità delle donne arpie e megere che lo circondano, capitanate da una Nicole Kidman in pura versione horror. Melodramma e commedia nera: brava Sofia.
11 - L'altro volto della speranza - Aki Kaurismaki
Stupendo Aki: un grandioso tassello di una filmografia dedicata agli ultimi, ai perdenti, ai ribelli e ai dimenticati. Si parla di nuovo di immigrazione e bisogno di integrazione: perché nell'Europa di oggi è necessario. Lo stile è sempre unico, caratterizzato da quell'ironia secca e da quel minimalismo colorato che lo hanno reso inimitabile. E un paio di sequenze sono da antologia della risata: la partita a poker, la birreria che si reinventa ristorante giapponese per essere alla moda.
10 - The Big Sick - Michael Showalter
La miglior commedia Usa degli ultimi anni. Si frullano 50 e 50, Funny People e Master of None, e il prodotto finale è ancora più intelligente, agrodolce, tragicomico: con freschezza e autoironia, il protagonista e sceneggiatore Kumail Nanjiani racconta le difficoltà di essere americano e pachistano e la sua complicata storia d'amore con Emily (la deliziosa Zoe Kazan). Tra battute scorrette sull'Undici Settembre e medical drama, sembra di prendere una boccata d'aria fresca.
9 - A Ciambra - Jonas Carpignano
Puro, autentico, incontaminato. Dopo Mediterranea, un'altra risposta all'esigenza di un cinema che torni a confrontarsi con il reale, con il presente, con i volti dimenticati e marginali di un pezzo di Paese che si finge di ignorare e la cui rabbia è sempre più sul punto di esplodere. E dietro la crudezza delle situazioni vissute, si nascondono la romantica poesia della crescita e la necessità di prendere confidenza con il proprio ruolo nel mondo.
8 - Jackie - Pablo Larrain
Il primo film statunitense di Pablo è il suo capolavoro privato, dove i virtuosismi si attenuano a favore di un intimismo sempre più marcato, interrogandosi su vita e morte, suicidio e dignità. Il percorso di elaborazione del dolore di Jacqueline collide con il suo ruolo e con le aspettative della Nazione. E Natalie ci mostra un altro ambiguo e controverso cigno nero. Immensa Portman: non ci sono più aggettivi per osannare questa piccola e meravigliosa donna e attrice.
7 - It - Andy Muschietti
Muschietti rinuncia di adattare pedissequamente un romanzo inadattabile, ma ne conserva lo spirito, preferendo concentrarsi sull'instabilità emotiva dei personaggi. Il vero orrore è interiore, e si costruisce tanto nell'atto voyeuristico di un desiderio inespresso e sconosciuto, quanto nel timore di vivere in un mondo che induce a competere. Forse Pennywise non è altro che uno stimolo a prendere consapevolezza dei nostri limiti e a darci coraggio.
6 - Vi presento Toni Erdmann - Maren Ade
Due ore e quarantacinque minuti divertenti e commoventi, che non annoiano: il rapporto tra il papà burlone Winfried e la figlia workaholic Ines è di quelli che all'improvviso lacerano l'anima. Perché è un gioco di maschere che rivela l'incomunicabilità affettiva che caratterizza il nostro quotidiano. E perché semina il dubbio che tolti i panni del clown si faccia davvero fatica a rimanere soli. Dalla Germania, una delle più grandi sorprese dell'anno.
5 - Una donna fantastica - Sebastian Lelio
Memorabile ritratto femminile di Daniel/Marina, che rivendica il diritto di piangere la persona che ama affrontando gli imbarazzi e i pregiudizi di una famiglia e di un'intera società. Lelio come il miglior Pedro: innamorato della sua protagonista, la segue mentre si batte per ritagliarsi il proprio spazio di dolore, di passione. Sobrio e delicato dramma transgender, che elabora il lutto con lucidità e determinazione, diretto con eleganza e visionarietà, interpretato dalla straordinaria Daniela Vega.
4 - L'insulto - Ziad Doueiri
Scontro dettato da futili motivi tra un meccanico cristiano libanese e un operaio musulmano palestinese che si consumerà nell'aula di un tribunale. Una delle sceneggiature più potenti degli ultimi anni sulla necessità e la complessità della convivenza. Un legal drama incalzante, che non si dimentica: ritmo hollywoodiano, attori eccezionali (Adel Karam e Kamel El Basha), senza vincitori né vinti. Perché nessuno ha l'esclusiva della sofferenza.
3 - Manchester by the Sea - Kenneth Lonergan
La forza insopprimibile del dramma famigliare. Amore, lutto, crollo, rinascita e romanzo di formazione: un cinema classico ed eterno, che si regge sull'intensità degli interpreti (Casey Affleck e Michelle Williams sono magnifici e struggenti), sulla narrazione e sullo sguardo di una regia pulita, impeccabile e interessata soprattutto al fattore umano. Ed è anche la fotografia di un'America proletaria, che combatte quotidianamente con solitudine e senso di colpa.
2 - Civiltà perduta - James Gray
Nell'ossessione di Percy Fawcett di proclamare la scoperta della città di Z nel cuore della foresta sudamericana e di provare l'esistenza di una civiltà sconosciuta risiede tutto ciò che non possiamo lasciare indietro: l'eternità di un sentimento che prescinde da ogni etichetta, catalogo, manuale, contestualizzazione. E neppure nel finale di un film così perdente e sognatore si ottiene una chiusura del cerchio: la morte non si vede, circola sospettosa, suggerendo che non sia un arrivo ma un'altra partenza, forse quella definitiva per la realizzazione del nostro inquieto vagare.
1 - Personal Shopper - Olivier Assayas
Schermi, immagini, riflessi, fantasmi che rispecchiano il nostro narcisismo social e l'idea di mondo di cui siamo prigionieri: la messaggistica istantanea che si consacra come unico strumento di comunicazione, ed emozione. Il corpo di Kristen Stewart insegue un segno, una reazione proveniente da un Altrove, rivolgendosi sempre verso qualcosa che non ha carne, è immateriale. La nuova configurazione del nostro modo di (non) essere. Gli inganni della vita e del cinema portati alle estreme conseguenze: non esistono, ma siamo convinti che ci siano.
MIGLIOR ATTORE: Casey Affleck (Manchester by the Sea)
MIGLIOR ATTRICE: Michelle Williams (Manchester by the Sea)
I BELLISSIMI DE 'IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO'
2011 - Il cigno nero - Darren Aronofsky
2012 - Un sapore di ruggine e ossa - Jacques Audiard
2013 - The Master - Paul Thomas Anderson
2014 - Boyhood - Richard Linklater
2015 - La scomparsa di Eleanor Rigby: Lei/Lui - Ned Benson
2016 - Frantz - Francois Ozon
2017 - Personal Shopper - Olivier Assayas