5 - Piuma - Roan Johnson (voto 7)
Uno dei "casi" dell'ultima Mostra di Venezia, accusato di eccessiva leggerezza per partecipare in concorso a uno dei due festival più importanti del mondo. Di per sé, è un film godibile, tenero, una commedia italiana con un ritmo frizzante, a tratti irresistibile (imperdibili i duetti tra il protagonista Luigi Fedele e il papà Sergio Pierattini). Roan Johnson ha studiato bene molte commedie indie americane di inizio millennio (Juno, Little Miss Sunshine, Molto incinta). Raggiante Blu Yoshimi.
4 - Deepwater - Peter Berg (voto 7)
Cronaca di un disastro annunciato, quello della piattaforma petrolifera che esplose nel 2010 in pieno oceano, causando la morte di undici operai e uno dei più gravi disastri ambientali della storia americana. Dopo l'ottimo Lone Survivor, Peter Berg si conferma preciso e impeccabile nella ricostruzione dei fatti e nella costruzione della tensione, evitando retorica e ovvietà, ma senza ignorare l'umanità del personaggio di Mark Wahlberg, sempre grandioso in questo genere di pellicole.
3 - Lo and Behold - Werner Herzog (voto 7)
L'Herzog documentarista si interroga sul nostro mondo, ormai sempre più connesso, sempre più dipendente da internet e dalla sua accessibilità. Il cineasta tedesco non trae conclusioni definitive, però il risultato complessivo è sicuramente più inquietante che ottimista: arriverà anche il giorno in cui una squadra di calcio di robot riuscirà a vincere il campionato del mondo. Siamo in una fase di transizione, l'avanzamento tecnologico e la rete comporteranno persino ripercussioni teologiche.
2 - Neruda - Pablo Larrain (voto 8)
Un biopic anticonvenzionale, un'opera nerudiana nello stile e nella poetica. Flirtando con diversi generi, che spaziano dal noir al western, Larrain racconta una caccia all'uomo, quella dell'immaginario ispettore Peluchonneau (un magnetico Gael Garcia Bernal) nei confronti del poeta e senatore comunista Pablo Neruda. Suggestivo, discontinuo, onirico: un'allucinazione, un trip lisergico tra festini erotici e paesaggi metafisici.
1 - Io, Daniel Blake - Ken Loach (voto 9)
Teniamocelo stretto il compagno Ken: il suo è un cinema che emoziona, commuove, indigna. Vibra. Loach utilizza la sfera privata per parlare delle contraddizioni della macchina pubblica, entrando nel cuore e nella gola dello spettatore. Al Festival di Cannes è stato riconosciuto con la Palma d'oro il valore di una pellicola bella, dolorosa, attuale, diversamente da quei critici ormai imbolsiti che hanno etichettato come "film-comizio" un'opera che racconta il nostro presente e la nostra realtà, con il linguaggio migliore del cinema: semplice, diretto, popolare.