sabato 21 gennaio 2017

Top 5: Gennaio 2017

5 - Riparare i viventi - Katell Quillévéré (voto 7)
Un valido melodramma, palpitante e coinvolgente, che si apre con un incipit spettacolare per poi coniugare dettagli medici e anatomici in modo realista e impressionante con il ritratto di un'umanità tra la vita e la morte, tra il dolore e la speranza. Meravigliosa Anne Dorval (Mommy) nel ruolo di una donna che aspetta un trapianto di organi, sorprendente Tahar Rahim (Il profeta) in quelli di un delicato infermiere. Dal romanzo di Maylis de Kerangal.

4 - Silence - Martin Scorsese (voto 7)
Durissima affrontare di petto la materia dell'ultimo film di Martin Scorsese, mai così complesso e ostico, e neppure mai così personale. Stilisticamente, numerosi sono i richiami alla storia del cinema giapponese, a partire da Kurosawa. Contenutisticamente, tantissime sono le sfumature e le suggestioni: prevale comunque sempre l'esigenza scorsesiana di indagare entrambi i lati della medaglia, soffermarsi sulle ragioni di due culture che collidono. Fede, dialogo, sopravvivenza: un'esperienza cinematografica audace e preziosa.

3 - Austerlitz - Sergei Loznitsa (voto 8)
La visione più consigliata e anticonvenzionale per la prossima Giornata della Memoria. Un rischio: può annoiare tremendamente, ma anche essere vissuto come un ipnotico pugno nello stomaco. Loznitsa riprende senza effettuare movimenti di macchina i comportamenti dei turisti che visitano il campo di concentramento di Sachsenhausen. Lo fa per un'ora e mezza. Il film è questo. Il compito dello spettatore è di immergersi e reagire attivamente, chiedendosi se si è davanti a una provocazione intellettuale o a una denuncia della museificazione dell'orrore nell'epoca dei selfie. Ed è già tanto.

2 - Dopo l'amore - Joachim Lafosse (voto 8)
Un dolente kammerspiel sulla fine di un matrimonio con prole, radiografia di un divorzio che coinvolge anche tutto ciò che lo circonda. Straordinari gli interpreti Cédric Kahn e Bérénice Bejo, che donano a litigi, ritorsioni ed esplosioni di rabbia quel senso di verità che appartiene soltanto al cinema d'autore più attento e raffinato, che non diventa mai presuntuoso. Assente ogni tipo di retorica moralista e familista, ma anche eccessi di pessimismo: è la vita, con tutte le conseguenze del caso.

1 - Arrival - Denis Villeneuve (voto 8)
Il film di fantascienza più colto, raffinato e profondo del nuovo millennio. Ogni opera di Villeneuve si rivela diversa da quella precedente, capace di apportare stimolanti interrogativi intellettuali agli archetipi dei generi. E quelli che arrivano nel cuore sono gli stessi che riportano a La donna che canta: l'importanza della comunicazione tra specie diverse, e l'amore di una madre che si manifesta attraverso la scelta di vivere. Utilizzando, nello stesso tempo, la forza di un cinema interessato prima di tutto a nutrire gli occhi.