Mai come quest'anno il vincitore della categoria di miglior film, 'Il caso Spotlight', non sembra un vero trionfatore. A memoria, non ricordo una pellicola premiata con la statuetta principale a cui sia stato assegnato soltanto un altro riconoscimento, quello della sceneggiatura originale. La mancanza di un'opera davvero vincente è forse emblematica del livello piuttosto basso dei titoli più celebrati: 'Spotlight' è un film onesto e dall'intento nobile, ma è sicuramente un passo indietro a livello di modernità del linguaggio; 'Revenant' (premiato con regia, DiCaprio e fotografia) è un altro esempio ridondante e manierista del cinema di Inarritu; 'Mad Max: Fury Road' è un giocattolo fracassone, tanto divertente quanto sopravvalutato nei sottotesti. La gara tra questi film finisce, in pratica, con una specie di ex aequo: 'Spotlight' ha ottenuto solo due statuette, 'Revenant' (il vero favorito alla vigilia) non ha vinto l'Oscar per miglior film, 'Mad Max' ha saccheggiato quasi tutti gli Oscar tecnici arrapando i suoi sostenitori ma è stato ignorato per quelli principali. I giurati dell'Academy si sono rivelati piuttosto confusi e contraddittori: da una parte, hanno dato soltanto l'impressione di evolversi riconoscendo il valore tecnico di un blockbuster cool come 'Mad Max' ma senza avere il coraggio di portare fino in fondo questa folgorazione; dall'altra, hanno fatto vincere un film dallo stampo fin troppo classico e formalmente un po' televisivo come 'Spotlight'. A tal proposito, la statuetta assegnata finalmente a Leonardo DiCaprio sembra, a maggior ragione, un vero e proprio premio di risarcimento per tutte quelle volte che Leo è stato vergognosamente ignorato: quella di 'Revenant' non è sicuramente la sua miglior interpretazione, ma la sua vittoria ha distratto media e pubblico dalla mancanza di un mattatore. Eppure, eccetto le indecisioni relative a queste tre pellicole, gli altri premi possono essere interpretati riconoscendo un coraggio insolito mostrato dai giurati: l'Oscar più bello è quello vinto da Mark Rylance per la sua magnifica prova ne 'Il ponte delle spie', il meno quotato (e, senza dubbio, il meno glamour) dei candidati per miglior attore non protagonista; meravigliose Brie Larson in 'Room' e Alicia Vikander in 'The Danish Girl', premiate rispettivamente per miglior attrice protagonista e per miglior attrice non protagonista. La scelta di Brie e Alicia risulta davvero felice: fino a un anno fa, erano praticamente sconosciute allo spettatore medio; oggi, l'Oscar per loro non rappresenta un punto d'arrivo ma ha la funzione di essere un trampolino di lancio per una grande carriera. Prevedibili ma indiscutibili i premi per miglior film d'animazione ('Inside Out'), miglior film straniero ('Il figlio di Saul') e miglior documentario ('Amy'). E attenzione al miglior cortometraggio e al miglior cortometraggio d'animazione: si chiamano 'Stutterer' e 'Bear Story' e sono due autentici capolavori.
Emiliano Dal Toso
Emiliano Dal Toso