martedì 26 novembre 2013

Flop Ten - Film Detestati

Il cinema ci consola dalla bruttezza del mondo ma, a volte, il mondo ci consola dalla bruttezza del cinema.

10 - Vicky Cristina Barcelona - Woody Allen, 2008
Golden Globe come miglior commedia proprio alla più brutta commedia di Woody Allen di sempre, uno spot cartolinesco tra Barcellona e Oviedo, artificioso, stereotipato, nel quale suscitano interesse soltanto il trio di gnocche scelto come protagoniste. Ma a livello di scrittura, di intelligenza, di profondità, è lo zero assoluto.

9 - The Hurt Locker - Kathryn Bigelow, 2008
Vincitore dell'Oscar come miglior film, sconfiggendo il più quotato 'Avatar', è un film di guerra di una banalità sconcertante, rumoroso, fastidioso, anche abbastanza inquietante nelle sue tesi. Tra i tanti bei lavori che sono stati girati sul conflitto iracheno, sia all'interno ('Redacted') che dall'esterno ('Nella valle di Elah', 'The Messengers'), Hollywood ha scelto di premiare il peggiore.

8 - Lussuria - Ang Lee, 2007
Vincitore del Leone D'Oro a Venezia nel 2007, in un concorso che era pieno zeppo di capolavori (oltre ai già citati De Palma e Haggis, c'erano 'Jesse James' di Dominik, 'Io non sono qui' di Haynes e 'Cous Cous' di Kechiche). Il film con le scene di sesso più scadenti e patinate che abbia mai visto, mortalmente noioso, tronfio, portatore di un'idea di cinema vecchia e senza il minimo trasporto emotivo.

7 - Inland Empire - David Lynch, 2006
Il film con cui David Lynch ha scelto di concludere la sua carriera dietro la macchina da presa. Poteva farlo prima, con il meraviglioso 'Mulholland Drive'. 'Inland Empire' è pura masturbazione, inaccessibile e impossibile da decifrare per chiunque, anche dal suo stesso autore, probabilmente l'unico regista al mondo che si sia potuto permettere il lusso di girare un film di tre ore completamente "a belìn de càn", come dicono a Genova.

6 - Le Invasioni Barbariche - Denys Arcand, 2003
La quintessenza del radicalchicchismo, cinema adatto per ricchi borghesi renziani che sentono il bisogno di andare a letto con la coscienza a posto. Scandalosamente premiato con l'Oscar per il miglior film straniero, è un'interminabile e insopportabile sfilza di luoghi comuni di un ex sessantottino che sul letto di morte ricorda a tutti quanto siano belle la vita, il vino e le donne. Mortale.

5 - Somewhere - Sofia Coppola, 2010
Allucinante Leone D'Oro del 2010. In quel concorso c'erano due film enormi come 'Post Mortem' e 'Ballata dell'odio e dell'amore' ma il presidente della Giuria Tarantino scelse di premiare la sua ex fidanzata Sofia Coppola, forse per ragioni extracinematografiche, chissà. Dopo due bei film e mezzo, la regista rivela tutta la sua fragilità e inconsistenza, caratteristiche confermate anche nel recentissimo 'Bling Ring'.

4 - Bella Addormentata - Marco Bellocchio, 2012
Tanto clamore per un mancato Leone D'Oro ad un film che è stato interpretato come una grandiosa parabola sul vero significato dell'amore ma che il sottoscritto ha interpretato soltanto come un'estenuante e arrogante lezioncina di etica. Credo sinceramente che si possano fare film sull'eutanasia in modo molto meno ricattatorio, senza dover per forza apparire buonisti e superficiali (vedi 'Miele' della Golino).

3 - The Millionaire - Danny Boyle, 2008
Imbarazzante Oscar per la statuetta principale a quello che considero il film più brutto degli anni Duemila. Credevo che Danny Boyle fosse il regista di 'Trainspotting', evidentemente c'è un suo omonimo che ha girato le pubblicità per i villaggi Valtour. Se la memoria non mi inganna, quell'anno erano usciti anche 'The Wrestler' di Aronofsky e 'Il cavaliere oscuro' di Nolan. Ho detto tutto.

2 - Prima Dell'Alba - Richard Linklater, 1995
Mi sono sorpreso quando ho scoperto che lo sceneggiatore non è lo stesso che scrive le frasi sui bigliettini dentro ai Baci Perugina. E sono ancor più allibito per il fatto che questo torturante dialogo enciclopedico tra un borioso americano e una fighettina francese sia diventato un cult generazionale, e che il regista sia quello di 'Boyhood'. Non bastava, ci volevano anche due sequel, 'Prima del tramonto' e 'Prima di mezzanotte'.

1 - Blow - Ted Demme, 2001
Il film che ha sancito la morte artistica di Johnny Depp. Un prodotto indecente che può piacere veramente soltanto al diciottenne milanese medio, mentre nelle cuffie ascolta l'ultimo album di Guè Pequeno o di Emis Killa. Da suicidarsi la mezz'ora finale, patetica e ruffiana, in cui il protagonista bello e maledetto si trasforma in eroe da Chiringuito. Il regista è deceduto pochi mesi dopo averlo girato, riposi in pace.













martedì 19 novembre 2013

Top Ten Classici Disney

10 - Bianca e Bernie nella terra dei canguri - 1991
Diventerai una bella borsa per signore. Raro esempio di un sequel superiore all'originale, è uno dei migliori omaggi Disney al cinema d'avventura, con diversi saccheggi da I predatori dell'arca perduta. La topolina Bianca è stata la prima "attrice" della quale mi sono innamorato, a quattro anni, anticipando le varie Natalie Portman e Keira Knightley.

9 - Basil L'Investigatopo - 1986
Oh Rattigan oh Rattigan, non cambiare mai, oh Rattigan oh Rattigan sei tu il più cattivo fra noi. Nuovamente topi, in questo caso però i riferimenti sono nei confronti dei personaggi di Conan Doyle. Fantastica ambientazione londinese, simpaticissimo il nevrotico protagonista, e poi c'è Rattigan, uno dei più cattivi in assoluto, dal sapore vagamente pre-berlusconiano.

8 - Il Libro Della Giungla - 1967
Sapessi quanto è facile trovar quel po' che occorre per campar. L'ultimo film con Disney ancora in vita, basterebbe soltanto menzionare l'incredibile dialogo tra gli avvoltoi che non sanno cosa fare per elevarlo a uno dei cartoni animati più esilaranti di sempre. Fantastico il dualismo tra la saggia pantera Bagheera e lo spensierato orso Baloo, da vero buddy movie alla Bud Spencer e Terence Hill.

7 - Robin Hood - 1973
Son felici del successo delle loro gesta, urca urca tirulero oggi splende il sol. Il classico Disney in versione folk, un po' hippie e un po' irish, antimonarchico, si ruba ai ricchi per dare ai poveri. Indimenticabili diversi personaggi: Robin è il dandy, Little John l'amico birraiolo, ma soprattutto il principe Giovanni è un Mario Monti molto più simpatico ed è supportato dal pedante ed esilarante consigliere sir Biss.

6 - La Carica Dei 101 - 1961
Al sol vederla muori d'apprension, Crudelia, Crudelia De Mon. Passato alla storia, in modo particolare, per la sua cattiva, a metà strada tra Margaret Thatcher e Letizia Moratti. Un vero spasso per qualsiasi cinofilo, ma anche per i cinefili che riconosceranno le citazioni da La grande fuga. Il protagonista è un Hugh Grant che riesce a trovare l'anima gemella ovviamente solo per merito del suo bellissimo dalmata.

5 - Gli Aristogatti - 1970
Tutti quanti voglion fare il jazz, perchè resister non si può al ritmo del jazz. Nell'edizione italiana perde la voce di Scatman Crothers ma soprattutto l'irlandesità del gatto O'Malley, che diventa il romanaccio Romeo er mejo der Colosseo. Ciononostante, rimane uno dei cartoni animati più divertenti in assoluto, grazie al contrasto Parigi aristocratica contro Parigi dei bassifondi.

4 - La Bella E La Bestia - 1992
Ti sorprenderà come il sole ad est, quando sale su e spalanca il blu dell'immensità. Il primo film d'animazione a ricevere la candidatura agli Oscar per la statuetta principale, è uno dei più crudeli e profondi, ed erotici. Da segnalare la scollatura dell'abito della protagonista ma a entrare nella Storia sono i due personaggi di contorno, il candelabro Lumière e la pendola Tockins.

3 - Aladdin - 1993
Il mondo è mio, è sorprendente accanto a te. Contiene probabilmente la canzone più bella dei classici Disney e una d'amore tra le più belle di sempre, egregiamente cantata in versione neomelodica da Gigi D'Alessio e Anna Tatangelo. Prosegue la rappresentazione di un personaggio femminile piuttosto procace e si strizza l'occhio a un umorismo alla Looney Tunes, grazie all'irrefrenabile Genio e alle invenzioni affidate al tappeto volante.

2 - Il Re Leone - 1994
Can you feel the love tonight, it is where we are. Altra canzone memorabile, firmata addirittura da Elton John, ma l'opera si rivela straordinaria perchè è un vero e proprio romanzo di formazione, sofferto, che non risparmia parecchi passaggi tragici e shakespeariani. I momenti più rilassanti sono affidati al clamoroso duo Timon e Pumbaa, ai quali si deve l'ormai mitologica Hakuna Matata.

1 - La Spada Nella Roccia - 1963
Sempre in alto mira e va, esci dalla mediocrità. L'adolescenza di Re Artù, cioè Semola, ragazzetto un po' timido e sfigato che si riscatta grazie agli insegnamenti di Mago Merlino, clamoroso personaggio che a un certo punto prende la spiazzante decisione di trasferirsi a Honolulu. Finale di una poesia sensazionale, con il protagonista che estrae la spada e viene acclamato dal popolo. Cala cala Merlino, tutto il resto sono barbagianate.







giovedì 14 novembre 2013

Film VS. Libro: Cloud Atlas

'L'atlante delle nuvole' di David Mitchell (Frassinelli, 2005) è un libro sorprendente, complesso, elegante, bello. L'autore ha scelto una struttura a specchio. La progressione dei racconti procede in forma cronologica, e poi, a metà, decresce all'inverso. Mitchell presenta la storia, via via, attraverso espedienti. Una volta è un diario, una volta un romanzo epistolare, o un interrogatorio, o un libro nel libro. Il linguaggio è sempre curato e non scade (quasi) mai nel verboso. Tutte le storie, tutte le vite sono connesse da un'infinità di particolari che è meglio scoprire da soli. I personaggi sono accomunati tra loro da una voglia a forma di cometa. Lottano per migliorare la propria condizione. Sconfiggere la malattia, raggiungere il successo o la verità, ottenere la libertà, propria o dei propri simili, o la sopravvivenza. Non tutti gli episodi sono egualmente riusciti. Il più bello è quello di Sonmi-451, uno dei replicanti (artifici) che l'incubo ipercapitalistico del futuro del futuro ha costruito per servire gli umani, schiavi a loro volta del sistema e della ricchezza che essa ha generato. Al posto della croce ci si fa il segno del dollaro. Gli oggetti sono identificati coi brand più famosi che li producono, e i nomi comuni di cosa sono scomparsi. I consumatori (non si parla più di cittadini) pagano merci e servizi con l'Anima, un chip impiantato sotto il pollastrello dell'indice. E' illegale non spendere tutti i propri averi entro fine mese. Malthus viene venerato come un semidio. Allo stato delle cose si oppone l'Unione, un'organizzazione rivoluzionaria clandestina che cerca di abbattere l'Unanimità, ovvero il governo riconosciuto. Sonmi, sensibile e predisposta all'Ascensione, può diventare uno strumento, il megafono attraverso il quale si chiamino alla rivolta tutti i replicanti. E' chiaro che in 'Cloud Atlas', il film, questo episodio sia stato diretto dai fratelli Wachowski. I rimanenti sono stati divisi tra i bros. e Tom Tykwer. Ora, pensare di fare un film da 'L'atlante delle nuvole' è una follia. Pensare di farlo. Questi tre signori lo hanno fatto. Il film è, per forza di cose, la riduzione cinematografica del libro. I concetti sono molto più semplificati. Chi non ama in una vita ci riuscirà nell'altra, chi non vide la verità la vedrà, chi è schiavo diventerà dio. "Tutto è connesso", è la facile frase scelta per presentare il film. Molti hanno parlato di un film e un libro new age. Non lo so. Il film cavalca molto più di certe suggestioni hippie. Certo, anche nel libro si parla di reincarnazione. C'è una dimensione religiosa forte, in certi momenti cristiana o cristianeggiante, anche a livello simbolico (la voglia a forma di cometa, Sonmi-Gesù). Non credo però che il film ritrovi appieno il fulcro dell'opera di Mitchell. Lì la cifra di tutto è molto più umana. E' il Sacro nell'Uomo. Che si annida nella capacità di persistenza degli uomini stessi. Nella voglia di lottare e morire per la libertà. Se è vero che il male e la schiavitù attraversano i secoli, è anche vero che ci sarà sempre qualcuno che si metterà di traverso. 'Cloud Atlas' è più vuoto rispetto all''Atlante', se preso in sé e per sé, ma, se rapportato alla recente filmografia dei Wachowski, diventa altro, va oltre le stesse intenzioni di Mitchell, e rappresenta la fine di un percorso più ampio. Come qualcuno ha notato, i fratelli Wachowski sono sempre stati preveggenti. 'Matrix' ha anticipato l'avvento della tecnodittatura delle macchine sull'uomo (se andate in metropolitana, guardate quelli che non alzano gli occhi dagli smartphone). In quegli stessi anni, Facebook ha esaltato l'individualità e la solitudine, nascondendole sotto il manto "social". 'V per Vendetta' è stata la reazione alla parcellizzazione sociale imposta, e non a caso ha fornito spunti e anche icone ai vari movimenti Occupy. 'Cloud Atlas' ha aperto uno squarcio sul futuro possibile, che ha le proprie basi nella riappropriazione del concetto di Comunità e, prima ancora, di quello di Umanità. Sebbene viziato da una certa faciloneria all'americana nell'analisi socio-politica della realtà, il discorso è interessante. 'Matrix' ha individuato la malattia, 'V per Vendetta' è stato lo spasmo durante la formazione degli anticorpi, 'Cloud Atlas' è la cura. 

Non capisco come hai fatto a non intuire che si trattava di pura fantascienza.

Le rivoluzioni sono sempre pura fantascienza finchè non accadono; poi diventano realtà storiche inevitabili.
Ivan Brentari




sabato 9 novembre 2013

Top 5 Milanow - Milano Oggi

A Milano la vida loca si fa.

Milano è la mia città. Una città ormai descritta dalla maggior parte di registi, cantanti, scrittori e artisti vari soltanto attraverso stereotipi: da una parte le discoteche e la cocaina, dall'altra le periferie e la delinquenza. Nel mezzo, il milanese che lavora, che va sempre di fretta, sull'orlo di una crisi di nervi. Recentemente, ho visto due film che secondo me non raccontano in maniera corretta Milano, 'La variabile umana' di Oliviero e 'L'intrepido' di Amelio. Entrambi i lavori la dipingono come un luogo eccessivamente umbratile, cupo, spettrale. Di conseguenza, mi è venuto automatico pensare a quali siano stati i film degli ultimi anni in grado di cogliere almeno alcuni aspetti autentici di Milano.

5 - Fame Chimica - Paolo Vari & Antonio Bocola, 2003
Il famoso film sulla Barona, uno dei quartieri più discussi sulle pagine di cronaca dei giornali. E' il migliore sulle periferie milanesi. Seppur girato in maniera piuttosto naif, non si può non riconoscere una certa sincerità e trasparenza nell'operazione, che evita ogni tipo di spettacolarizzazione. Fa sicuramente sorridere lo schematismo con il quale l'operaio impegnato viene contrapposto allo spacciatore zarro, ciononostante è un'opera che, con pochi mezzi, inquadra bene una realtà, senza retorica.

4 - Happy Family - Gabriele Salvatores, 2010
Uno dei migliori Salvatores degli ultimi tempi, indubbiamente debitore della commedia stilizzata alla Wes Anderson. Ottimo cast (simpatico De Luigi, irrefrenabile Abatantuono, superlativo Bentivoglio) e sullo sfondo una Milano romantica, solare, un po' malinconica, tra i Navigli, Porta Genova, Brera e il Teatro Carcano. Bellissime alcune riprese che puntano verso l'alto, verso le guglie del Duomo e verso le terrazze colme di fiori di alcuni palazzi del centro.

3 - A Casa Nostra - Francesca Comencini, 2006
Si', questo è un film duro, che punta il dito contro Milano e alcuni dei suoi loschi individui, in modo particolare politici e banchieri. Ma lo fa senza fronzoli, in maniera aggressiva, senza alcuna tentazione di facile caratterizzazione. A differenza di Oliviero e Amelio, Francesca Comencini è interessata all'oggettiva rappresentazione di chi Milano la conosce, e la descrive nella sua meschinità perchè è altrettanto consapevole della sua bellezza.

2 - Come L'Ombra - Marina Spada, 2006
E' il secondo capitolo di una trilogia sulla Milano meno appariscente, dopo Forza Cani (che raccontava di squatter e di fabbriche abbandonate) e prima del più celebre Il mio domani (sulla Milano manageriale). Ambientato in estate, in una città praticamente deserta, racconta la storia di una agente di viaggio, poco più che trentenne, un po' insofferente, ma responsabile e tollerante. Un bellissimo ritratto femminile, lontano da ogni luogo comune. E, sullo sfondo, una meravigliosa Porta Romana.

1 - Io Sono L'Amore - Luca Guadagnino, 2009
Film di una ambizione spropositata, che conta probabilmente più detrattori che estimatori. Io lo trovo meravigliosamente incompiuto, elegante, raffinato. Parla di una Milano ricca, nobile, che sta inesorabilmente attraversando un declino senza possibilità di sosta. Girato in maniera entusiasmante, sopperisce alla mancanza di un vivace impianto narrativo con la sola bellezza dei luoghi e degli ambienti, protagonisti aggiunti. E c'è anche una Sanremo di una classe sopraffina, dagli odori di biancospino e dai sapori ruspanti dell'entroterra.










giovedì 7 novembre 2013

Top 5 Scene VM18

Difficili le scene di sesso al cinema. Spesso troppo patinate, altre volte gratuite e volgari. Soltanto nelle seguenti occasioni, il mio occhio critico le ha trovate giuste, artistiche, belle. Da vedere.

5 - Natalie Portman & Mila Kunis ne Il Cigno Nero
Sessantacinquesimo minuto: l'allucinazione. Natalie ritorna a casa completamente strafatta, convinta di essere accompagnata da Mila, fregandosene degli ordini di una madre a dir poco opprimente. Si chiude in camera e parte una scena di sesso di grande forza visiva, nella quale il piacere fisico è letteralmente visibile sulla pelle della protagonista. Peccato soltanto che la mattina dopo si risvegli e Mila, da buona amica, la avverta che ha fatto tutto da sola.

4 - Adele Exarchopoulos & Lea Seydoux ne La Vie D'Adele
Settantacinquesimo minuto. Dopo un'ora e un quarto di racconto di formazione sentimentale tenero e delicato, Kechiche sottopone le sue protagoniste a una scena di sesso lunghissima, estrema, molto dettagliata. Un vero shock per il lettore medio de 'La Repubblica' un po' attempato, abituato al sesso nei film di Nanni Moretti. Adele e Lea ci vanno dentro fino alle lacrime e, stando alle loro dichiarazioni, pare che di finto non ci sia proprio un bel niente.

3 - Antonio Banderas & Rebecca Romijn in Femme Fatale
Ottantaquattresimo minuto. La bionda e provocante Rebecca è insieme al bell'Antonio in uno dei peggiori bar di Parigi e si fa rimorchiare da un losco figuro, completamente succube e mezzo ubriaco. Lo accompagna nella sala da biliardo e, dopo brevi istanti di spogliarello alquanto riuscito, il bruto la aggredisce per possederla fisicamente. Ma ecco che arriva l'Antonio che in un battibaleno si sbarazza del babbo parigino e pone Rebecca proprio sul tavolo da biliardo, a novanta gradi.

2 - Liberto Rabal & Francesca Neri in Carne Tremula
Settantunesimo minuto. Non c'è ombra di dubbio che le scene di sesso più belle le abbia girate il maestro Pedro Almodovar, al punto che si potrebbe fare una classifica soltanto con quelle dei suoi film. Tra tutte, scelgo quella tra Liberto Rabal e un'incantevole Francesca Neri, pronta a cornificare il marito Javier Bardem costretto sulla sedia a rotelle. Il giorno successivo, l'affaticata Francesca sarà costretta a confessargli: Scusa ma ho scopato tutta la notte.

1 - Marlon Brando & Maria Schneider in Ultimo Tango a Parigi
Settantaduesimo minuto. La scena di sesso più famosa e discussa della storia del cinema, certamente la più efficace. Maria ha fatto sapere dopo anni che non ne sapeva niente, che sia stata un'improvvisazione di Bernardo alla regia e di Marlon agli armeggi. Da quel momento, per molti il primo pensiero su che cosa spalmare il burro non saranno più le fette biscottate. Il caro vecchio Marlon lo sa e ci offre una lezione di sesso, di cinema, di vita.


sabato 2 novembre 2013

Riflessioni Spiazzanti: Bellissimi e Perdenti

Il cinema si ama anche per le sue facce. Malgrado sia un eterosessuale convinto, non posso negare che subisco fortemente il fascino di alcuni uomini del cinema contemporaneo. Mi piacciono soprattutto quelli che hanno sul loro volto i segni delle sconfitte, che nascondono tra le rughe i demoni dell'anima. Lasciando perdere i mostri sacri del cinema che fu, una delle facce che più mi trasmette il senso di fascino e tormento interiore è sicuramente quella dell'irlandese Colin Farrell. Colin è un vero duro. A 18 anni si trasferì in Australia per lavorare come cameriere e venne sospettato di omicidio. Tornò in Irlanda e decise di fare l'attore. Si vocifera che, una volta, nel bagno di un aereo per Los Angeles si sia scopato una hostess di volo. Robe da fuoriclasse. Colin è un Maschio, con quell'aria un po' puttana da perenne doposbronza. Non a caso, le sue interpretazioni migliori sono quelle in cui è un alcolizzato: 'In Bruges' e 'Sogni e delitti'. Ma anche ne 'La regola del sospetto', 'Intermission' e 'Miami Vice' sembra di avere a che fare con quell'amico figo, che piace alle donne ma che occulta un disagio esistenziale che gli impedisce di essere un vincente. A me gli attori che fanno i vincenti stanno sul cazzo. Solitamente, sono i bambini prodigio, tipo Daniel Radcliffe, ex Harry Potter, che ora è cresciuto e si è permesso di interpretare Allen Ginsberg in 'Giovani ribelli'. Ma vai a cagare, fighetto di merda. Anche Brad Pitt, indubbio sex symbol, mi sembra stia prendendo una strada molto interessante, da bellissimo e perdente. Lo dimostrano ruoli come quello di Billy Beane ne 'L'arte di vincere', allenatore di una squadra scalcinatissima di baseball, mollato dalla moglie, che nonostante tutto vive ancora lo sport con romanticismo. Solitamente, i romantici sono perdenti, anche se sono attori hollywoodiani desiderati dalle donne di tutto il mondo. Ma già in quel capolavoro di 'L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford' si poteva intuire l'attrazione di Brad nei confronti delle figure controverse e tormentate. Un altro attore da copertina che ho recentemente rivalutato è Mark Wahlberg. Mark non è certamente un potenziale candidato agli Oscar, ma nelle sue recenti interpretazioni ha dimostrato di possedere una notevole dose di autoironia ('Pain and Gain', 'Cani sciolti'). Non dimentichiamo nemmeno che è uno degli attori feticcio di James Gray, regista che ama raccontare storie di uomini a metà, per i quali il fascino per il lato oscuro della vita è superiore a quello della propria morale. Concluderei con Bradley Cooper, attore che negli ultimi 'Il lato positivo' e 'Come un tuono' ha tirato fuori inedite sfumature, tra psicopatologie e sensi di colpa. Bradley è un bello, niente da dire. Ma è uno di quei belli che stanno simpatici, perchè sai che se non ti fanno rimorchiare saranno comunque sempre degli ottimi compagni di sbronze.

Emiliano Dal Toso