lunedì 7 novembre 2016

Top 5: Novembre 2016

5 - Un mostro dalle mille teste - Rodrigo Plà (voto 7)
Un tipico cinema di denuncia, feroce e disilluso, che si scaglia contro un sistema sanitario simile a "un mostro con mille teste". Al centro, una famiglia medio-borghese all'apparenza perfettamente inserita nei meccanismi di una società che si rivela corrotta, indifferente, inefficiente. Tecnicamente, Rodrigo Plà è un regista "mostruoso": la costruzione delle scene non è mai banale ed è sempre funzionale alla narrazione.
 
4 - La verità negata - Mick Jackson (voto 7)
Storia di un paradosso giuridico: il negazionista dell'Olocausto David Irving cita per diffamazione la scrittrice e insegnante Deborah Lipstadt, costretta ad adoperarsi in tribunale per dimostrare le vergogne del nazismo. Non è l'ennesimo film sulla necessità della Memoria, ma un interessante riflessione sulle imperfezioni e le contraddizioni della macchina giudiziaria britannica. Perché è molto più difficile essere giusti piuttosto che essere buoni. Eccezionali Timothy Spall e Rachel Weisz.

3 - Sing Street - John Carney (voto 8)
Dublino, anni Ottanta e amori adolescenziali: un teen movie semplicemente perfetto, tra canzoni dei Cure e dei Duran Duran, pensando a The Commitments e al desiderio di fuggire verso quella Londra dove tutto è possibile. Tante gag infallibili sui tentennamenti degli anni più folgoranti, quelli dove si fanno le scoperte più importanti: il rock, la scelta di non omologarsi, il complicato universo femminile. E come in School of Rock, alla fine, si manda a fare in culo il potente.

2 - Animali notturni - Tom Ford (voto 8)
Dopo il sopravvalutato A Single Man, Tom Ford sorprende con un'opera viscerale sulla vendetta, sul ruolo dell'arte e sulla potenza delle parole e della scrittura, divertendosi con momenti di puro cinema, citando di tutto e di più, da Lynch a Sorrentino, da Tarantino a Hitchcock. Si passa dal kitsch della Los Angeles più vuota e patinata alla desolazione del Texas più violento, dove lo sceriffo del grandioso Michael Shannon ruba la scena a un sofferto Jake Gyllenhaal e a una bella e stronza Amy Adams.

1 - Genius - Michael Grandage (voto 9)
Semplice, classico, commerciale. Ma è grandissimo cinema. Colin Firth e Jude Law nei loro ruoli più belli di sempre: il rapporto tra l'editore Maxwell Perkins e lo scrittore geniale, caotico, umorale Thomas Wolfe commuove come nient'altro. La storia di una stima professionale e di un affetto umano reciproci, tipicamente maschili, che toccano corde sconosciute perché evitano le ambiguità della bromance. Uomini per cui sogni e ossessioni prevalgono sulle responsabilità: non ci guarderemo indietro mai.



giovedì 3 novembre 2016

Riflessioni Spiazzanti: Lo Specchio

Chiunque ami il cinema non può che esserne profondamente deluso. Il cinema non basta, non può bastare mai. Per vivere serve altro: una persona da amare e che contraccambi il nostro amore, un lavoro economicamente soddisfacente, magari dei figli da crescere. Come molte passioni, il cinema non è altro che un'illusione da consumare nell'immediato, qui e ora. Vivere in funzione del cinema è un errore, e chiunque lo abbia commesso o lo commetta mente a se stesso se è convinto di vivere davvero. Il cinema non cambia le vite di chi lo segue, né di chi è appassionato: la visione di un film non cambia la vita di nessuno, siamo noi che vorremmo che fosse così. Il cinema cambia le vite soltanto di chi lo fa, non di chi lo guarda: quelle di un regista, un attore, uno sceneggiatore, un produttore. Una vita trascorsa dentro una sala cinematografica è una vita sprecata sperando di immedesimarsi in qualcuno che recita una parte comunque più entusiasmante della nostra quotidianità. Il cinema è un sedativo per non soffrire troppo, un calmante, un sollievo temporaneo che rischia di dare dipendenza. E detto onestamente, quando si guardano troppi film, sono molti di più quelli che annoiano rispetto a quelli che colpiscono. A chiunque sia capitata la disgrazia di appassionarsi al cinema e di diventare un cinefilo gli sarà successo almeno una volta di innamorarsi di un'attrice: non soltanto l'atto di amare qualcun altro risulta spesso e volentieri patetico agli occhi degli altri, figuriamoci se è rivolto nei confronti di qualcuno che non ci conosce e che vediamo soltanto su uno schermo. Con l'esplosione popolare delle serie, il rischio di alienarsi dalla realtà, dalla vita vera, è sempre più diffuso: una piattaforma come Netflix, dove è possibile accedere a un'offerta fin troppo eterogenea e variegata, non può che sollecitare il desiderio di rifugiarsi nelle storie di altri, per sopperire alla mancanza di un'esistenza davvero interessante. E dopo non aver avuto niente di meglio da fare che guardare le tre stagioni di Black Mirror, mi sono convinto che questa serie in fondo non parli dei rischi dell'avanzamento tecnologico ma del vuoto pneumatico mentale, emotivo e sentimentale che caratterizza ogni essere umano privo di contatto fisico, carnale e materiale con ciò che lo circonda. Il cinema non è altro che la base di un'alterità che si è poi evoluta verso la tabula rasa intellettuale dei videogiochi, dei tamagochi, dei messaggini e dei social network. Le emozioni più grandi della mia vita le ho provate chattando a sedici anni con il profilo Messenger di una ragazza, che era ed è una persona meravigliosa. Oggi, spio le foto su Instagram di una ragazza altrettanto straordinaria. Ma dopo il documentario su Rocco Siffredi pensi che niente sia più autentico del porno.

Emiliano Dal Toso