martedì 3 aprile 2012

Quasi Amici (voto 6)

Inizialmente, non avevo troppa voglia di andare a vedere questo film. Ho deciso di andare dopo che è rimasto inaspettatamente tra i primi posti della classifica degli incassi per diverse settimane, ed è ancora lì. Bene, mettiamo subito le cose in chiaro. Benchè sia un film francese, 'Quasi amici' non è un film d'autore. Tutt'altro, è cinema medio, commerciale, secondo i canoni francesi, che sono qualitativamente una spanna sopra i nostri. In Francia questo film ha incassato più di quanto faccia da noi una commedia di Brizzi. Questo è sintomatico della differenza di livello cinematografico tra i due paesi, oggi. Ci sono, dunque, due punti di vista diversi per parlare del film di Nakache e Toledano. Il primo è che si tratta di un prodotto meravigliosamente popolare. Prendiamo due protagonisti, un miliardario paraplegico e un franco-senegalese ai margini, disoccupato. Mettiamoli insieme e facciamo un film sul loro rapporto, rimarcandone le differenze culturali ma arrivando alla conclusione che la bontà, la solidarietà e l'amicizia trionfano. Tutto molto bello, caloroso. Il cinema serve anche a questo, a far sognare e a far commuovere, in maniera molto diretta, semplice, universale. 'Quasi amici' riesce a fare tutto questo. Però esiste anche un altro tipo di cinema, appunto, quello degli autori, quello che si contraddistingue per i valori artistici. E 'Quasi amici' non ha praticamente niente di questa categoria. I due personaggi, interpretati dai bravi e simpatici Francois Cluzet e Omar Sy (imparagonabili, però, al Dujardin di 'The Artist', che ha vinto l'Oscar ma che è stato sconfitto nei Cesar proprio da Sy), hanno una caratterizzazione molto favolistica e, spiace dirlo, stereotipata. Il cinema francese ama questo tipo di storie incentrate sull'amicizia tra due personaggi agli antipodi: penso a 'L'uomo del treno' e a 'Il mio miglior amico' di Patrice Leconte o a 'Il mio amico giardiniere' con Daniel Auteuil. Onestamente, si tratta di un altro approccio, più maturo, nel quale i personaggi hanno più sfumature. E l'ottimismo un po' compiaciuto, buonista di 'Quasi amici' non è nemmeno paragonabile allo straordinario Jean Pierre-Jeunet de 'Il favoloso mondo di Amelie'. Quest'ultimo, infatti, era un capolavoro teorico sull'ottimismo, mentre Nakache e Toledano marciano in maniera utopistica su una storia che fa piacere ascoltare e alla quale fa piacere credere. Restano, comunque, degli aspetti positivi. Il film è godibilissimo e parecchie sequenze fanno veramente ridere. E' praticamente impossibile non uscire dalla sala con il buonumore. Infine, hanno un ruolo fondamentale le magnifiche musiche di Ludovico Einaudi, trascinanti e commoventi. Senza di loro, 'Quasi amici' avrebbe una costituzione scheletrica. Contemporaneamente, è uscito nelle sale 'Cosa piove dal cielo?' (recensito su www.occhiomeccanico.com), film argentino vincitore del Festival di Roma, che parla praticamente degli stessi temi. Meno furbetto, più corposo e surreale.

Emiliano Dal Toso

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