domenica 1 aprile 2012

Music And Life: Ray

L'approfondimento del mese di aprile è dedicato al rapporto tra cinema, musica e vite. Le nostre firme ci racconteranno di uomini e donne e delle loro ossessioni, delle loro storie al limite tra baratro e rivincita, tra dannazione e redenzione.
Ray Charles mi piace, la sua musica è fantastica, ma il film di Taylor Hakford (quello de L'avvocato del diavolo e Ufficiale e gentiluomo) è piuttosto modesto. Non c'è nulla di registicamente notevole, nulla di autoriale. Forse però è giusto così, in questi casi un regista deve saper sparire di fronte alla grandezza del personaggio che sta analizzando. Analizzando e non celebrando, perchè questo film è una biografia, non un'agiografia. Ray non era un santo, ci dava dentro con l'eroina e si trombava greggi di donne, purchè le fanciulle superassero la prova della stretta del polso, visto che questo era l'unico modo per un cieco di immaginare l'avvenenza femminile. Polso magro, buono, polso grasso, no buono. Se il regista si inabissa, emerge il protagonista Jamie Foxx, qui davvero ai livelli dell'interpretazione notevolissima di Collateral, nonostante il suo improbabile nome da pornodivo. Due ore e passa di film che potrebbero annoiare chi non ama blues e soul. Molta musica, in effetti. A me quel sound piace e quindi la pellicola non mi ha asciugato, ma nemmeno mi ha fatto strillare come un porco scannato. Sì, Ray è stato un fenomeno, ma io personalmente preferisco altri bluesman, tipo il meraviglioso John Lee Hooker (1917-2001), ex-operaio della Ford di Detroit, analfabeta, sempre in seconda linea ed arrivato al successo quello grosso solo in tarda età, alla fine degli anni Ottanta. Perchè poi, stringi stringi, il blues è la musica di quelli che non ce l'hanno fatta. Però è anche la musica del riscatto, della lotta, dell'amore, del sesso, della rabbia, della vita. Tutto è diretto, semplice. Difficile sentire JLH suonare con un'orchestra al completo, come è capitato a Ray in certi momenti. Se devi dire alla tua donna che la ami, glielo dici. Se devi dire che hai le pezze al culo, nei tuoi testi parli delle cipolle che butti giù ogni sera, la tua unica cena. Se vedi per strada due bei chiapponi neri che ti eccitano, ci fai una canzone (I get so excited, see you walking down the street). A volte un solo accordo, martellante, ripetitivo, ossessivo. E sopra ci ballano le parole, spire viscide di quella brutta puttana che è la vita, come direbbe Enzo Jannacci. Una volta ho sentito un bluesman, Bob Brozman, dire che anche un uomo che batte il pugno sul tavolo sta facendo blues. E funziona così per tutti noi, tutti i giorni, appunto, è la vita. C'è sempre qualcosa contro cui battere il pugno.

Ivan Brentari


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