venerdì 29 marzo 2013

I Magnifici Sette: Gennaio - Marzo 2013

The Master
Django Unchained
Spring Breakers
Flight
La Migliore Offerta
Looper - In Fuga Dal Passato
Anna Karenina


domenica 24 marzo 2013

Top Five Pedro Almodovar

Niente è semplice nella vita.

Ho deciso di non scrivere la recensione de 'Gli amanti passeggeri', dal momento che si tratta del terzo brutto film di fila del regista madrileno. E io amo Pedro. Rischierei, dunque, di parlarne soltanto male, dopo che sulle "pagine" di questo stesso blog ho massacrato 'La pelle che abito'. Almodovar è il vero grande regista delle emozioni. Il suo cinema va preso proprio così, quantificando il numero dei battiti cardiaci che procura e il numero delle lacrime che è in grado di far versare. Tutto il resto è noia.

5 - Volver - 2006
E' il film di Pedro sulla morte e sui fantasmi, magnificamente rielaborati in chiave gioiosa e ottimista. E' il passato che torna, tema tipico almodovariano, che è anche un'opportunità per riscrivere il proprio futuro. Rigorosamente in salsa rosa. Penelope Cruz, col seno rinforzato, da fuori di testa.

4 - Tacchi a Spillo - 1991
E' il vero film di Pedro sulla Mamma. Ed è, forse, il suo primo autentico pastiche melodrammatico, lacrime e risate. In particolar modo, è un atto devoto nei confronti di due delle sue muse, Marisa Paredes e Victoria Abril. Quest'ultima, già in Legami, ci manda letteralmente in visibilio.

3 - Carne Tremula - 1997
E' il film di Pedro sulla passione e sull'atto sessuale. E' il desiderio di realizzarlo con chi amiamo, fino alla fine. A livello narrativo, è un incastro giallonoir sulla vendetta di rara eleganza. Contiene la scena di sesso più bella della Storia del Cinema. Francesca Neri è di una bellezza esagerata.

2 - Tutto Su Mia Madre - 1999
E' il film di Pedro sulla fatalità, sul dolore e sulla solidarietà. E' un dramma di forza emotiva incontenibile. Gronda, comunque, di gioia di esistere. Madrid - Barcellona, Barcellona - Madrid, andata e ritorno, nel mezzo ci sono i pompini, il teatro, il trucco, la vita. Roth - Paredes - Cruz, ho detto tutto.
 
1 - Parla Con Lei - 2002
E' il film di Pedro sull'amore, semplicemente. Sul suo potere di rendere magnifico anche l'indicibile. E', forse, il suo unico inno all'universo maschile, ritratto negli straordinari personaggi di Benigno e di Marco. Di nuovo, dai dolori del passato alla speranza del futuro. Siamo solo carne e fiato. Dentro ci sono Caetano Veloso, Pina Bausch, il porno, la corrida, l'amicizia.




 
 

mercoledì 20 marzo 2013

Top Ten Cinema Americano Post 11/9/01

Avevi tutto e l'hai buttato via.

10 - L'Assassinio Di Jesse James Per Mano Del Codardo Robert Ford - Andrew Dominik, 2007
Western metafisico, crepuscolare, lungo ed entusiasmante. La vigliaccheria in nome della fama, l'uccisione dei propri idoli per quindici minuti di popolarità.

9 - Il Cavaliere Oscuro - Christopher Nolan, 2008
Paura e paranoia, psicosi e perversione. Come una sirena dell'ambulanza o della polizia che suona nelle orecchie ininterrottamente. La morte incombe, anche fuori dalle riprese.

8 - Spring Breakers - Harmony Korine, 2012
L'opera definitiva sul vuoto dei contenuti e sulla consistenza della superficie. L'occhio vuole molto di più della sua parte, il lungo periodo arriva quando saremo già tutti morti.

7 - Nella Valle Di Elah - Paul Haggis, 2007
La presa di coscienza di un ex agente militare, tradito e sconvolto, ma a testa alta. Una bandiera a stelle e strisce difficile da fissare, bella e calpestata.

6 - Redacted - Brian De Palma, 2007
L'orrore e la vergogna sono perfettamente coordinati con l'evoluzione dei nuovi mezzi di comunicazione. L'abbassamento, drammatico e spaventoso, della soglia di visibilità.

5 - The Social Network - David Fincher, 2010
Tra Redacted e Spring Breakers, l'adattamento alle nuove forme di relazione. Tutto molto veloce, inarrestabile, pronti a ricliccare per controllare se chi amiamo ci scrive. Siamo soli.

4 - The Wolf Of Wall Street - Martin Scorsese, 2013
Martin Scorsese intuisce le potenzialità finora inespresse del genere demenziale e le sfrutta per raccontare la vittoria definitiva di chi sta serenamente fottendo il mondo intero. Epocale, irresistibile, senza attimi di tregua.

3 - The Master - Paul Thomas Anderson, 2012
Siamo soli, eppure sempre alla ricerca di una risposta, di un conforto, di un abbraccio. Demoni e ossessioni con i quali convivere, ce li teniamo stretti.

2 - Mystic River - Clint Eastwood, 2003
L'innocenza non esiste, le colpe non si lavano e il passato non si cancella. Il dolore costringe alla sopraffazione e all'omertà, ma solo per i forti.

1 - La Venticinquesima Ora - Spike Lee, 2003
L'attesa della Fine, gli errori che si pagano, gli amici che (non) tradiscono, le donne che (non) amano, i padri che sorreggono. Sullo sfondo dilaniato, a fare i conti con se stessi.



lunedì 18 marzo 2013

Top Ten Cinema Americano

- Che hai fatto in tutti questi anni? - Larry Rapp
- Sono andato a letto presto - Robert De Niro


10 - A Qualcuno Piace Caldo - Billy Wilder, 1959

9 - Il Cacciatore - Michael Cimino, 1978


8 - Guerre Stellari - George Lucas, 1977

7 - L'Infernale Quinlan - Orson Welles, 1958

6 - Rosemary's Baby - Roman Polanski, 1968


5 - Psyco - Alfred Hitchcock, 1960

4 - Taxi Driver - Martin Scorsese, 1976


3 - Full Metal Jacket - Stanley Kubrick, 1987

2 - Luci Della Città - Charles S. Chaplin, 1931

1 - C'Era Una Volta In America - Sergio Leone, 1984
 



Top Ten Cinema Italiano

- Dimmi, pastore, tu sei felice? - Alberto Sordi

10 - Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto - Elio Petri, 1970

9 - Il Divo - Paolo Sorrentino, 2008

8 - Profondo Rosso - Dario Argento, 1975


7 - Io La Conoscevo Bene - Antonio Pietrangeli, 1965

6 - Ladri Di Biciclette - Vittorio De Sica, 1948

5 - Roma Città Aperta - Roberto Rossellini, 1945

4 - Il Deserto Rosso - Michelangelo Antonioni, 1964

3 - Ultimo Tango a Parigi - Bernardo Bertolucci, 1972

2 - Un Borghese Piccolo Piccolo - Mario Monicelli, 1977

1 - Una Vita Difficile - Dino Risi, 1961




 

venerdì 8 marzo 2013

Spring Breakers

Tre ragazze ancora in fiore, quanta bellezza da vedere.

Il Sogno Americano non sarebbe potuto essere rappresentato in modo migliore. Non c'è niente di più americano di tutto ciò che viene raccontato in 'Spring Breakers'. C'è l'estetica, innanzitutto. Quella dei bikini, delle collane fluorescenti, dello smalto da unghie e degli occhiali da sole che luccicano. Quella dei culetti fatti con lo scalpello. C'è lo stile. Quello dei videoclip, quello dei montaggi forsennati e dei ritmi sincopati, quello della musica a tutto volume sempre e comunque, quello dei rapper con i denti dorati e con le catene. C'è il denaro, c'è il sangue, c'è il sesso. C'è un punto di riferimento palese, quello della televisione mtvizzata, che viene celebrato e destrutturato nello stesso tempo. Quello che rende Harmony Korine un grandissimo osservatore della realtà, e non un semplice regista o un bieco provocatore, è l'attitudine con la quale si approccia alle sue eroine, sempre in torto, sempre attratte dalla cosa sbagliata, eppure mai condannate, nè punite. L'occhio di Harmony è quello di chi ha vissuto in prima persona gli anni 90, gli anni 2000, ne ha completamente assorbito la cultura e, ora, non può che prendere atto, in modo del tutto consapevole, che la realtà dei fatti è questa. Che non possiamo rimanere indifferenti di fronte all'importanza fondamentale della superficie. Da questo punto di vista, Korine mette in piedi una miracolosa e funambolica opera visionaria e lisergica, fatta di contrasti e di contraddizioni, nella quale le immagini amorali e politicamente scorrette fanno a cazzotti con la sensibilità affettuosa della macchina da presa e con lo splendido utilizzo di una colonna sonora, che racchiude il significato sfuggente, inafferrabile e vacuo dei nostri tempi. Eppure, in tutta questa sinfonica celebrazione del Niente, trionfano poesia e romanticismo. Trionfano perchè è lo stesso regista che se ne serve, nel momento in cui sceglie di non accanirsi contro il vuoto pneumatico dell'esistenza ma di mostrarne tutti i suoi lati più seduttivi ed esteticamente magnifici. Il significato della parola "bellezza" è sempre presente nell'entusiasmo delle protagoniste, nella loro ricerca di divertimento ma, soprattutto, nella loro consapevolezza di chi sono e che cosa vogliono, almeno nel breve periodo. Non provano malinconia, non si occupano nè del passato nè del futuro. Non hanno preoccupazioni nè sensi di colpa. Stanno vivendo, come piace a loro, in questo mondo. Non mi pare che sia troppo rilevante che tre di loro provengano da Disney Channel, High School Musical o quant'altro. Per chiunque, anche per le cosiddette santarelline, a un certo punto bisogna fare i conti con le ribellioni ormonali e con i richiami bassoventrali. Il passo tra il catechismo, i bei voti in pagella, e la "Spring Break Bitch" è davvero molto breve, talvolta si confonde. Giusto così. D'altronde, anche soltanto a diciannove anni alcune ragazze non potrebbero chiedere di essere più belle. Dopo, forse, comincia un'altra cosa, la Vita.

Emiliano Dal Toso




mercoledì 6 marzo 2013

Retrospective: Gabriele Salvatores

A sessant'anni suonati, dopo 15 lungometraggi, credo che si possa stilare un bilancio della carriera di Gabriele Salvatores, a mio avviso, uno dei migliori registi italiani in circolazione. Nella prima parte della sua produzione Gabriele è stato un regista molto prolifico. Dopo 'Kamikazen' del 1987, dall'89 al '93 ha infilato un film all'anno. 'Marrakech Express', 'Turnè',  'Mediterraneo' (Premio Oscar), 'Puerto Escondido' e 'Sud'. Benché qualcuno tenda ad accomunare questi titoli, dividendoli in improbabili trilogie della fuga, dell'amicizia, e roba del genere, in realtà si tratta di pellicole che hanno sì elementi in comune, ma che presentano, via via, un'evoluzione della maniera di Gabriele di fare ed intendere il cinema. Non c'è dubbio, comunque, che questi film rappresentino una prima e ben enucleabile parte della sua carriera. È  'Sud', un film storto e per certi versi mal riuscito, a rappresentare il momento della transizione. In 'Sud' (1993) si sente l'eco dell'attualità, che nei film precedenti era quasi sempre mancata, con dei riferimenti a Mani Pulite e alla crisi politica dell'allora vicinissimo '92 (la storia si svolge in un seggio elettorale occupato da alcuni disperati). Com'è come non è, dopo 'Sud' qualcosa cambia. Infatti passano ben 4 anni prima che Gabriele faccia un altro film. Ed è una sorpresa per tutti. 'Nirvana' (1997) è il primo tentativo serio, e in gran parte riuscito, di un regista italiano di girare un film fantasy. È una novità assoluta. Da quel momento Salvatores abbandona le commedie intelligenti degli anni passati e comincia a sperimentare. Bello 'Denti' (2000), dramma psicologico, nerissimo e anche ironico, come, in fondo, quasi tutti i film di Gabriele. Due anni dopo arriva 'Amnèsia', il suo film tecnicamente e narrativamente più bello e più complesso, e, secondo me, la sua opera migliore, nonostante i sopraccigli alzati di molti critici. Dopo 'Io non ho paura' (2003), bello visivamente ma forse un po' carente nell'analisi psicologica dei personaggi, arriva 'Quo Vadis Baby?' (2005), un giallo-nero che fa conoscere ai più l'affascinante attrice e cantante Angela Baraldi. Passano tre anni ed esce 'Come Dio Comanda', che porta Salvatores per la seconda volta, dopo "Io non ho paura", a collaborare con lo scrittore premio Strega, Niccolò Ammaniti. Film fosco e duro, che si libera di tutti gli attori-amici feticcio di Gabriele, lasciando la scena a due dei migliori interpreti italiani, Filippo Timi e, soprattutto, Elio Germano. Inaspettatamente nel 2010 arriva un film che mette la didascalia a tutta la carriera di Gabriele, 'Happy Family'. A una prima occhiata potrebbe sembrare una buona commediola corale. In realtà si tratta di una pellicola dotata di profondi e chiari riferimenti al mondo del teatro, in primis a Pirandello, ed è d'altro canto essa stessa la riduzione cinematografica di una commedia teatrale. Diventa evidente a tutti una cosa molto semplice: Salvatores è un regista di teatro che fa dei film, lo è sempre stato. Il suo primo film in assoluto fu 'Sogno di una notte d'estate', tratto dalla quasi omonima opera di Shakespeare. Il teatro compare anche in 'Turné'. Gabriele, non bisogna dimenticarlo, fu fondatore e animatore negli anni Settanta-Ottanta dell'esperienza del Teatro dell'Elfo di Milano. Seguendo il filo Salvatores-teatro, si arriva ad un altro tema. Perché Gabriele sceglie sempre gli stessi attori e amici (alcuni non bravissimi) per i suoi film? Risposta: perché è un regista di teatro. In questo senso preferisce avere un dialogo con i suoi attori, preferisce che essi collaborino all'ideazione di un personaggio, preferisce la spontaneità da palcoscenico piuttosto che la recitazione secca dei ciak ripetuti. Per questo gli attori devono essere anche suoi amici: deve conoscerli. A volte la cosa funziona sì, come con Claudio Bisio, Paolo Rossi, Bebo Storti, Silvio Orlando, Fabrizio Bentivoglio. A volte funziona nì, come con Diego Abatantuono, che a me piace tantissimo, ma che alcune volte ha limitato le potenzialità di certi personaggi a furia di metterci sempre qualcosa di sé,  creando quindi un certo livellamento tra le varie interpretazioni. Certo, quello che si perde in qualità ce lo lo si ripiglia in spontaneità, che forse è pure meglio. Altre volte, infine, la cosa non ha funzionato, come nel caso di Antonio Catania, sempre uguale a se stesso, e di Fabio De Luigi, buon comico, simpaticissimo ragazzo, ma attore oggettivamente modesto. Per finire, veniamo a  'Educazione Siberiana', film che non ho ancora visto (ma che ha deluso Emiliano, malgrado sia un estimatore del libro) e del quale, dunque, non parlerò. Sono rimasto tuttavia molto sorpreso quando ho saputo che Salvatores aveva accettato di curare la versione cinematografica del romanzo di Nicolai Lilin. Sorpreso per motivi politici. Gabriele non ha mai nascosto di essere un uomo di sinistra, di essere, o almeno di essere stato, vicino a Rifondazione Comunista. Lilin, invece, è un uomo di ultradestra, visceralmente anticomunista. Se una storia convince, è giusto rappresentarla. Va bene, non è corretto che un regista si contenga solo per motivi ideologici. Mi limito solo a dire che al mio orecchio la vicinanza di due personaggi così dissimili stride molto. Gabriele è uno onesto e pacato, che dice onestamente e pacatamente quello che pensa. Lilin è un finto duro e puro, per questo piace a Roberto Saviano. Va in televisione con la faccia truce e poi, di punto in bianco e senza che gli sia stato chiesto, salta su e dice: «Comunque tra una settimana esce il mio secondo libro...». Uno mi sta simpatico e l'altro no. Tutto qui, niente di grave, per me Salvatores resta un grande.

Ivan Brentari

LA PAGELLA

Kamikazen - Ultima Notte a Milano
(1987) 7/10
Marrakech Express (1989) 8/10
Turnè (1990) 7/10
Mediterraneo (1991) 8/10
Puerto Escondido (1992) 7/10
Sud (1993) 5/10
Nirvana (1997) 7/10
Denti (2000) 7/10
Amnesia (2002) 9/10
Io Non Ho Paura (2003) 7/10
Quo Vadis, Baby? (2005) 6/10
Come Dio Comanda (2008) 6/10
Happy Family (2010) 8/10
Educazione Siberiana (2013) 4/10

Emiliano Dal Toso & Ivan Brentari