lunedì 27 maggio 2013

La Grande Bellezza

Ci ho pensato e ripensato negli ultimi giorni e sono arrivato alla conclusione che 'La grande bellezza' sia davvero un brutto film. Sorrentino sciò, a casa, bocciato. Non a caso, se ne torna da Cannes con un bel due di picche, a mani vuote, esattamente come due anni fa con il pessimo 'This must be the place'. Nel suo sesto film, il regista partenopeo ha davvero pisciato fuori dal vaso, cercando invano di inquadrare in modo esemplare la decadenza dei costumi, dei valori del nostro Paese ma, nello stesso tempo, con la presunzione di chi si sente già il Kubrick italiano, facendo finta di lasciarsi andare in maniera del tutto programmatica a suggestioni, immagini frammentarie, visioni, che vorrebbero rimandare a Fellini ma che mi sono sembrate più adeguate come immagine per lo screensaver del mio computer (tutti gli animali del film sono stati aggiunti palesemente e senza ritegno in fase di post produzione). Mi ha davvero rotto le palle ripetere che Sorrentino sia tecnicamente un mostro, da questo punto di vista probabilmente il più bravo regista italiano di sempre insieme a Bertolucci e ad Argento. Chissenefrega della tecnica se, poi, il resto è un ambaradan assolutamente fuori fuoco. Boh, 'La grande bellezza' è un film un po' sulla bellezza, appunto, un po' su Roma, un po' sull'Italia, un po' sull'amore, un po' sulla morte, un po' sulla vita. Incredibilmente presuntuoso, pieno zeppo di citazioni letterarie assolutamente non necessarie, si avvale di un Servillo come sempre impeccabile, e anche ribadire questo ha ormai rotto i maroni. Toni è talmente un grande che il mio film preferito di Sorrentino è diventato 'L'amico di famiglia', l'unico in cui è assente. No, basta, sono stanco anche di sentir dire che dobbiamo sostenere un cinema coraggioso, pieno zeppo di sfumature, che non si limita a raccontare la solita storiellina. Sinceramente, mi tengo stretto una storiellina fluida e ben raccontata alle ambizioni spropositate di un regista che si è ormai fatto travolgere da un gigantesco senso di onnipotenza. Venditti? Le giraffe? I fenicotteri? Ma che è. Stenderei, poi, un velo pietoso su tutta la parte finale sulla suora 104enne presunta santa, ma anche su quella facilona dell'amor giovanile e perduto del protagonista. Salverei, soltanto, le scene zarre delle feste con la musica tamarra, certamente efficaci, anzi sarebbe stato meglio che il film fosse stato due ore e mezza di Servillo, la Ferrari, Serena Grandi e Buccirosso che ballano sbronzi sulle note di 'A far l'amore comincia tu'. Dimentico, poi, un Carlo Verdone che fa lo sfigato innamorato di una che non se lo caga e una Ferilli che fa la zoccola ma, poveretta, nasconde un terribile segreto. Eh, ma Sorrentino è un grande, lui sì che è uno che ci fa fare bella figura all'estero, tutti i giornali stranieri lo applaudono, che provinciali gli italiani che lo criticano. No, via, abbasso il pensiero comune, non chiedo altro che onestà intellettuale. Volete un vero film sull'Italia di oggi e sul suo dominante senso di sconfitta (intellettuale, spirituale, umana)? 'Reality' di Matteo Garrone. Ne volete un altro sullo spirito dei tempi e sulla bellezza, sulla consistenza della superficie? 'Spring Breakers' di Harmony Korine.

Emiliano Dal Toso




4 commenti:

  1. Caro DalToso, la sento un po' su di giri, come mai?
    GM

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  2. Caro GM, succede che dobbiamo dare un taglio netto a ciò che non ci convince, che è molto più pericoloso di ciò che non ci piace.

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  3. a proposito di presunzione, forse dovresti riflettere maggiormente su di te.

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  4. Ok, grazie per il consiglio!

    Emiliano

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