martedì 23 ottobre 2018

Book Corner: Nel fuoco si fanno gli uomini


Il futuro del noir in Italia? Lo abbiamo letto, e si chiama Ivan Brentari. Trent'anni, milanese nato e cresciuto nel quartiere di Corvetto, Ivan ha esordito quest'anno in solitaria nella narrativa con Nel fuoco si fanno gli uomini (ed. Piemme), dopo l'ottimo successo ottenuto con Wu Ming 2 per la raccolta di racconti operai Meccanoscritto. Un romanzo che brucia, e che è testimonianza di un'altra Milano, quella delle periferie e senza Fuorisalone, spesso poco interessante per media e politici, ma perfetta per un grande racconto di genere. Per questo, consigliamo a tutti i lettori del blog di recuperarlo.

Com’è nata l’idea del romanzo e qual è stata la sua gestazione? 

Nel fuoco si fanno gli uomini l’ho scritto sette anni fa, poi l’ho rivisto e cambiato negli anni successivi, fino a quando Piemme ha deciso di pubblicarlo. È la storia dell’omicidio di una prostituta russa che si intreccia con la scomparsa di un sindacalista della Fiom. Alessandro Valtorta – il commissario che indaga sulla vicenda, un ex-eroinomane mezzo delinquente del quartiere Corvetto – diventa una sorta di occhio che scandaglia Milano per com’è oggi. O almeno per come io la vedo oggi. 

Perché hai voluto raccontare una Milano lontana dallo stereotipo e meno celebrata?

Perché la Milano efficiente e da cartolina, quella dei grattacieli di Porta Nuova, mi sta sul cazzo. E poi non la frequento, non mi appartiene. È un’iconografia falsa ad uso e consumo del potere. Un drappo che oscura tutti quei quartieri e quelle realtà più popolari che non rispecchiano il modello. Meglio la Milano di chi si arrangia, di quelli che sbagliano. Lì ci trovi più storie.

Cos’è per te il noir? Mi pare che tu ne abbia una concezione abbastanza rigorosa.

Il giallo dice: per fare il bene devi fare il giusto. Il noir dice: per fare il bene devi fare l’ingiusto. Fino al paradosso: per fare il bene devi fare il male. Nel giallo classico il crimine è il sovvertimento dell’ordine, e la sua soluzione il ripristino dell’ordine. Una visione un po’ borghese, se vuoi. Nel noir non c’è niente da ripristinare, il disordine è la regola. La morale noir è più sfuggente, più contraddittoria, a volte meno condivisibile, ma più vicina alla realtà. Quindi, tornando alla tua domanda, per me il noir è un genere letterario essenzialmente morale che presenta una visione onesta del mondo.

- Ti sei ispirato a qualche scrittore e Valtorta rispecchia un personaggio già esistito?

Valtorta è un personaggio dichiaratamente sopra le righe. Si sente responsabile per la morte del fratello a seguito di un’overdose di ero, e per quella di altre persone a lui care. Nel corso dell’indagine cercherà di regolare vecchi conti in sospeso. È un individuo violento in lotta col proprio passato. In fondo è un uomo perso che cerca un approdo. E forse l’indagine che ha davanti potrà darglielo. Sotto forma di una donna: le donne salvano sempre gli uomini. Sai, è difficile dire “mi sono ispirato chiaramente a questo autore o a quest’altro”. Posso dirti che sono sempre rimasto impressionato da due scrittori, diversissimi fra loro: James Ellroy e Manuel Vázquez Montalbán; il primo per la struttura della trama e la direzione etica delle sue storie, il secondo per la poesia che riusciva a mettere nei personaggi.

Se ho ben capito, a Valtorta dedicherai una trilogia. I prossimi romanzi avranno la stessa struttura? Cambierai i temi affrontati?

Sì, vorrei che Valtorta fosse protagonista di una trilogia. I temi cambieranno e la struttura dei romanzi, via via, diventerà più ampia. Immagino una progressione che passi attraverso tre grandi monoliti: Colpa/Ambizione/Paura.





venerdì 12 ottobre 2018

Top 5: Ottobre 2018

5 - Venom - Ruben Fleischer (voto 7)
Sembra un blockbuster degli anni Novanta? Non ha niente a che vedere con i cinecomics di oggi? Forse proprio per questo è migliore degli altri. Un tono cazzaro e ironico per la genesi di un antieroe, sfiorando riflessioni cronenberghiane più serie del solito (il contagio, il mostro dentro di noi), evitando appesantimenti nello script e sottotrame prolisse. Si fa vedere con piacere divertendo, senza la pretesa di essere un capitolo fondamentale della storia del cinema. 

4 - A Star is Born - Bradley Cooper (voto 7)
Terzo remake di un classico di William A. Wellman del 1937, al servizio del prepotente ingresso di Lady Gaga nello star system hollywoodiano. Funziona tutto, niente da dire, tranne il finale spudoratamente strappalacrime: un prodotto paraculo studiato in ogni minimo dettaglio, ma Bradley Cooper in versione alcolizzata e derelitta è uno spettacolo, le canzoni sono bellissime e le scene dei concerti valgono da sole il prezzo del biglietto.

3 - Il verdetto - Richard Eyre (voto 8)
Dilemmi interiori professionali e sentimentali di un eminente giudice dell'Alta Corte Britannica, che combatte l'estremismo religioso di due genitori contrari alla trasfusione di sangue che potrebbe salvare la vita al loro unico figlio. Tratto da un romanzo di Ian McEwan, l'ottavo film di Richard Eyre, dallo stile rigoroso ed essenziale, è il commovente ritratto di una donna integerrima e sensibile, dal divino distacco e dalla diabolica perspicacia. Emma Thompson è elegante, dolente, superlativa.

2 - BlacKkKlansman - Spike Lee (voto 8)
Bentornato Spike. La storia vera di Ron Stallworth, detective nero che s'infiltra nel Ku Klux Klan fingendo al telefono una voce da bianco, è raccontata con toni da commedia poliziesca, tra il buddy e lo spy movie, ed è infarcita di colori e citazioni, umori e musiche che hanno formato la cultura del cineasta afroamericano. Elegante e leggero, ovviamente politico e attuale: i riferimenti ai movimenti populisti di estrema destra di oggi non sono puramente casuali.

1 - Opera senza autore - Florian Henckel von Donnersmarck (voto 9)
Il regista de Le vite degli altri torna in Germania per affrontare gli scheletri nell'armadio di una Nazione sopravvissuta agli orrori del Nazismo e alle fratture tra comunismo dell'Est e consumismo dell'Ovest, adottando i tumulti del melodramma e del grande romanzo popolare. Tre ore di passione, che riportano al desiderio del racconto, tra pubblico e privato, e dell'ampio respiro dell'epica. Un'esperienza visiva e narrativa in cui specchiarsi nei personaggi, vibrare insieme a loro nel nome dell'arte, ribadendo il significato di socialdemocrazia.