venerdì 23 agosto 2019

Top 10 Demenziali 2010 - 2019

10 - American Reunion - Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg, 2012
Il sequel migliore di American Pie. Classica rimpatriata degli amici del liceo, in cui ogni personaggio porta con sé soprattutto rimpianti e delusioni: quasi tutti sono frustrati dal lavoro oppure da una quotidianità che li imprigiona. Il film recupera la sfrenata vitalità del cult di vent'anni fa e, sotto la risata grassa, nasconde una nostalgia canaglia e un'amarezza inconsueta, ribadendo però la solita centralità dell'amicizia cameratesca.

9 - Candidato a sorpresa - Jay Roach, 2012
Caso più unico che raro di film demenziale sulle elezioni presidenziali americane uscito nel cuore della fase obamiana, che rivisto dopo sette anni anticipa in maniera farsesca ma precisa l'esplosione del populismo e la celebrazione dell'anti-politica. Poggia ovviamente tutto sull'istrionismo irrefrenabile di Will Ferrell e Zach Galifianakis, macchiette sconvenienti che ritraggono con discreta irriverenza il democratico arruffone e il "grillino" di turno.

8 - Le amiche della sposa - Paul Feig, 2011
La risposta femminista a Una notte da leoni, molto prima della diffusione globale del virus del #MeToo. Forse è una delle pellicole di Hollywood politicamente più rappresentative del decennio: anche le donne amano tutto ciò che ruota al sesso, dicono parolacce, ruttano e scorreggiano. E mandano a fanculo gli uomini. Il ritmo è indiavolato, l'aggiornamento della screwball comedy è pienamente riuscito: il merito è della strepitosa Kristen Wiig, vis comica allo stato puro.

7 - La fine del mondo - Edgar Wright, 2013
Il capitolo finale della "Trilogia del Cornetto" dopo l'orrorifico L'alba dei morti dementi e il poliziesco Hot Fuzz. Questa volta il bersaglio è il cinema di fantascienza, rivisto sotto la solita geniale chiave alcolica: uno spiantato Simon Pegg è l'ultra quarantenne mai cresciuto che costringe i compagni di sbronze di un tempo a concludere il giro dei dodici pub della loro città natale in una notte. Le conseguenze porteranno all'invasione degli ultracorpi.

6 - Un disastro di ragazza - Judd Apatow, 2015
In pratica l'unico film del decennio diretto dal Re Mida della commedia demenziale degli anni Duemila - eccetto l'autoanalisi di Questi sono i 40. Scatenato ritratto di una trentenne sboccata e senza inibizioni, un ruolo perfettamente su misura per le doti della vulcanica Amy Schumer. Addio alle bromance, forse per sempre, senza rinunciare alla priorità di Apatow di raccontare il quotidiano e il fattore umano molto prima di attivare la meccanica comica.

5 - Come ti spaccio la famiglia - Rawson Marshall Thurber, 2013
Dopo aver steso un velo pietoso sul titolo italiano, si possono esaltare i meriti di uno degli ultimi tentativi di commedia demenziale e pop rivolta a ogni target di pubblico, prima del dominio delle serie tv e delle piattaforme casalinghe. Jennifer Aniston e Jason Sudeikis non sono mai stati così divertenti, la disintegrazione del modello tipico della famiglia americana è attuata in maniera impietosa e irriverente, le gag sono originali e non lasciano un attimo di tregua.

4 - Ted - Seth MacFarlane, 2012
Se l'idea di mettere in bocca a un orsacchiotto di peluche parolacce e di farlo drogare non è così originale, è difficile resistere al numero infinito di invenzioni comiche e di riferimenti alla pop culture energicamente ordinati in una catena irresistibile di situazioni politicamente scorrette. Il film che ha sancito la fine definitiva della bromance degli anni Zero? Può darsi: in fondo, dietro alle risate con un amico immaginario, si nasconde sempre la miseria della solitudine umana.

3 - Scemo & + scemo 2 - Bobby & Peter Farrelly, 2014
Non fa ridere, la maggior parte delle gag è ripugnante, spiazzante e di pessimo gusto. Dopo aver rivoluzionato un genere con il primo film del 1994, i Farrelly celebrano la morte del comico, rimpiazzata dal cinismo del web e dall'esibizionismo di YouTube. Ma è una chiusura del cerchio esemplare: funerea, anarchica, suicida. Niente sarà più come prima: le strade si dividono e Peter trionferà a Hollywood con il politicamente corretto di Green Book.

2 - Facciamola finita - Seth Rogen, Evan Goldberg, 2013
Folle, eccessivo, geniale debutto alla regia del grande Seth Rogen, che prende in giro se stesso e la sua compagnia di amici con cui è approdato al cinema, immaginando una fine del mondo assurda, che non ha pietà di niente e di nessuno. Sanissima volgarità, un numero impressionante di rimandi e citazioni, una sequenza infinita di trovate esuberanti e distruttive. A posteriori, è un altro film che rappresenta la fine di un intero genere e di una comicità libera da restrizioni morali.

1 - The Disaster Artist - James Franco, 2017
La miglior espressione del genio irrefrenabile e spesso disordinato di James Franco, nei panni di Tommy Wiseau, regista pretenzioso e privo di talento oltre che individuo a dir poco misterioso e inspiegabilmente ricco. Un'intelligente e debordante prova sul confine sottile che separa successo e insuccesso, bellezza e bruttezza, riflettendo sulla contemporaneità: l'abbattimento delle scale di merito e di valore permette a chiunque di avere le luci della ribalta, il talento non conta più.



mercoledì 21 agosto 2019

Top 10 Horror 2010 - 2019

10 - Unsane - Steven Soderbergh, 2018
Cineasta molto operoso ed eclettico, non sempre ispirato, Soderbergh azzecca la metafora di una società dove è impossibile evitare di condividere ogni dato personale: tra incubi di stalking e denunce al sistema ospedaliero americano, trova una chiave stilistica originale, gelida e claustrofobica, filtrata dallo sperimentale utilizzo dell'iPhone 7 al posto della macchina da presa. Gestione della tensione da manuale hitchcockiano, la paranoia come elemento portante di un genere.

9 - Red State - Kevin Smith, 2011
La svolta horror di inizio decennio di Kevin Smith lasciò a bocca aperta, con una pellicola radicale e ferocemente anti-repubblicana, in cui tre classici american idiots di provincia cadono nel tranello di una congrega fondamentalista e vengono imprigionati in una specie di bunker. Sangue, sarcasmo e un'idea di cinema ancora vivida, politica e ruspante sullo sfondo di un Paese intrinsecamente mostruoso e guerrafondaio. Peccato che il regista di Clerks non abbia più portato avanti il discorso.

8 - Revenge - Coralie Fargeat, 2017
Pazzesca Matilda Lutz: una Lolita che si trasforma in Lara Croft dopo essere stata stuprata, concedendo fisico, sudore, saliva e urina alle trovate perverse di un rape and revenge movie che oggi è celebrato come uno dei manifesti cinematografici del #MeToo, ma forse qualche tempo fa sarebbe stato detestato. I modelli della regista sono Mad Max: Fury Road e l'horror francese di Alexandre Aja e Pascal Laugier: frullateli e avrete uno dei migliori esordi di genere del decennio.

7 - Babadook - Jennifer Kent, 2014
Horror profondo e viscerale, che si confronta con le paure e le ossessioni dell'infanzia, nascoste nella cameretta e nel buco nero emotivo di ogni bambino. E che, in fondo, sono le stesse di una madre vedova dalla mente devastata: il mostro convive con la nostra quotidianità, e dorme vicino a noi. Un instant cult di una regista australiana alla sua opera prima, che sorprende per la cura degli aspetti psicologici e per la potenza immaginifica, sensibile e disturbante.

6 - It - Andy Muschietti, 2017
Muschietti conserva lo spirito del romanzo di Stephen King, concentrandosi sull'instabilità emotiva dei personaggi. Il vero orrore è interiore, e si costruisce tanto nell'atto voyeuristico di un desiderio inespresso e sconosciuto ("it" è anche il pronome con cui ci si riferisce al sesso), quanto nel timore di vivere in un mondo che costringe a competere. Forse Pennywise non è altro che uno stimolo a prendere consapevolezza dei nostri limiti e a darci coraggio.

5 - The Neon Demon - Nicolas Winding Refn, 2016
Il manierismo di NWR trova finalmente una ragion d'essere: questa volta il modello dichiarato è Suspiria di Dario Argento, il ponte ideale per ritrarre un universo della moda abitato da corpi vuoti che camminano. Una forma che s'identifica perfettamente con il suo contenuto, in maniera persino clamorosa e definitiva: è una delle pellicole di riferimento del nostro tempo sulla consistenza della superficie e sulla correlazione tra morte ed establishment. Visivamente, un pugno nello stomaco.

4 - Climax - Gaspar Noé, 2018
Venti ballerini in un collegio in disuso per le prove di uno spettacolo. Il consumo collettivo di una sangria corretta con l'acido lisergico scatena il delirio e l'autodistruzione. Un gesto cinematografico che non ha bisogno di visti e permessi: Noé vuole rianimare gli organi vitali e verificare la resistenza di chi guarda, mettendo in discussione la passività di un ruolo sempre più rassicurato e inebetito dagli standard delle serie tv prefabbricate. Tradotto: il senso e il fine ultimo della parola horror, oggi.

3 - It Follows - David Robert Mitchell, 2014
Uno slasher movie capace di rinnovare e sconfessare gli archetipi, costruito sulla paranoia, sulle allucinazioni, sul senso di colpa connaturato all'inevitabilità della crescita, dell'attrazione fisica e delle prime esperienze sessuali. Mitchell si focalizza su uno stato d'animo generazionale e incornicia un mood soffocante e plumbeo, puntellato da una fotografia elettrica e notturna e dall'ambientazione di una provincia americana fuori dal mondo. Che cosa (non) significa avere vent'anni.

2 - The VVitch - Robert Eggers, 2015
L'esasperazione della fede religiosa come superstizione e annullamento delle facoltà razionali dell'individuo, raccontate attraverso l'inesorabile e graduale processo di autodistruzione di una famiglia che sceglie volontariamente di esiliarsi in una fattoria sperduta nei boschi per vivere lontana dal peccato. La sottile atmosfera demoniaca accompagna una riflessione dolente e irreversibile sulla natura umana e sulla sua inadeguatezza nei confronti dell'ignoto. Il primo, in ordine temporale, dei due folk-horror che hanno sconvolto il decennio.

1 - Midsommar - Ari Aster, 2019
La facciata che non t'aspetti. Ambientato interamente alla luce del sole, in uno spazio potenzialmente illimitato, è l'elaborazione del lutto più estrema, lisergica, nauseante e fastidiosa vista di recente su uno schermo. Rituali pagani assurdi e repellenti, morte conclamata del rapporto di coppia, inesistenza di affetti e solidarietà: l'unica soluzione per tornare a vivere è accettare il disgusto degli eventi e poi dargli fuoco. In equilibrio tra parodia e orrendo, è una visione spesso irritante, ma ancora capace di trasmettere imbarazzo, sgradevolezza e incredulità. Tanta roba.