Sils Maria - Olivier Assayas 10: quello di cui si può essere certi è soltanto l'esclusività del punto di vista, l'irrinunciabilità alla prospettiva. E, in questo modo, il Teatro, il Cinema, la Vita vanno rielaborati: rinunciando al dovere dell'interpretazione e della giustificazione, ma accettando la propria condizione che è sempre e comunque nebulosa e inafferrabile. Divine Juliette Binoche e Kristen Stewart.
Due Giorni, Una Notte - Jean-Pierre e Luc Dardenne 9: i Dardenne rimettono al centro del proprio farecinema il lavoro, ma mai con questa essenzialità, con questa carica scarna e popolare. Nessun orpello, soltanto la sofferenza, la lotta, il coraggio di una immensa Marion Cotillard che battaglia per la sopravvivenza economica e per la dignità di essere umano.
Ritorno a L'Avana - Laurent Cantet 8: cinque amici di vecchia data su una terrazza della capitale cubana, tra amarezza e disillusione, dovuti alle speranze infrante di una generazione che ha sognato di poter costruire un mondo migliore. La radiografia di una Cuba mancata e di un presente senza spina dorsale, che non ha sconfitto però gli affetti speciali.
Lo Sciacallo - Dan Gilroy 8: cinema americano duro e credibile, nel quale un trentenne senza lavoro si improvvisa videoreporter senza scrupoli, abbattendo dubbi etici e limiti di visibilità. Eccezionale Jake Gyllenhaal, nella sua prova migliore, scavato e inquietante, che si aggira nella notte di Los Angeles alla ricerca dell'ultimo shock mediatico da vendere.
Frank - Lenny Abrahamson 7: dolorosa riflessione sul disagio mentale, che nell'ultima mezz'ora emoziona e commuove, cancellando le perplessità di una prima parte incentrata sul rapporto tra successo e i nuovi mezzi di comunicazione. Peccato per la patina hipster, ormai stucchevole, controbilanciata da alcuni passaggi surreali e geniali.
La Spia - Anton Corbijn 7: Philip Seymour Hoffman giganteggia in un buon thriller, solido e non troppo originale, diretto con eleganza e mano sicura dal grande fotografo Anton Corbijn (lontano, però, dal meraviglioso esordio di Control). Oltre a Phil, si fanno notare una sempre incantevole Rachel McAdams e una brava e stronza Robin Wright, in linea con il personaggio di House Of Cards.
Il Mio Amico Nanuk - Roger Spottiswoode 6: dolcissimo film per bambini, sull'amicizia tra un ragazzo e un orso polare alla ricerca della sua mamma, portata via dalle guardie forestali. Bello e giusto ridare attenzione a una specie da difendere, a far parlare di WWF, mentre sullo sfondo ci si lascia affascinare dai ghiacci dell'Antartide.
Interstellar - Christopher Nolan 4: l'ambizione di Nolan di essere più grande del Cinema e della Vita naufraga inesorabilmente in un polpettone indigesto e interminabile. La complessità dell'intreccio, stavolta, non è sorretta da un'attenzione accettabile alle sfumature e alle psicologie dei personaggi: anzi, spesso si è travolti dalla sconfinatezza del ridicolo involontario.
Tre Cuori - Benoit Jacquot 4: triangolo amoroso vecchio come il cucco, senza sussulti, presentato inspiegabilmente in concorso alla Mostra di Venezia. Molto intellettualistico e mai palpitante, con l'aggravante di un finale brutto e immotivato. Consoliamoci: anche il cinema francese, qualche volta, toppa e ci rifila qualche bidone.
Trash - Stephen Daldry 3: imbarazzante vincitore dell'ultimo Festival di Roma, è una sorta di The Millionaire ambientato nelle favelas di Rio De Janeiro, con un'attrice molto bella (Rooney Mara) e una delle trame più idiote e offensive degli ultimi anni. Insopportabilmente cartolinesco, incapace di destare attenzione malgrado il montaggio concitato.