giovedì 28 dicembre 2017

The Neon Demon Vs. Noi siamo infinito

Se lei non fosse stata bella non l'avresti nemmeno guardata

Rivisto per la seconda volta dopo più di un anno e mezzo dalla sua uscita, The Neon Demon mi ha fatto paura. Dopo la prima visione, mi aveva colpito il deragliamento visivo concepito da uno straordinario manierista (e furbo citazionista) come Nicolas Winding Refn, che quando azzecca la direzione della sua malattia psico-visionaria può essere considerato a ragione uno dei cineasti più interessanti di inizio millennio. Bellezza, moda, competizione, morte: nella sua messinscena kitsch, plastificata, sgradevolmente pop e schiettamente piatta, il film è una celebrazione funerea svuotata di ogni pensiero intellettuale, a immagine e somiglianza dei suoi corpi femminili, modelle zombie che si muovono meccanicamente verso l'autodistruzione. Un'opera scandalosa nella forma e nella sostanza, senza sfumature, disumana, che non sembra neppure diretta ad alcun target di pubblico. Forse perché quanto di più vicino al Male e al demonio del nostro presente, alla vera spia della nostra solitudine: l'ossessione per la relazione tra la nostra immagine e gli altri. Rivisto invece per la seconda volta dopo quattro anni, mi sembra ancora più chiaro come Noi siamo infinito cerchi quasi utopicamente di salvaguardare il fattore umano come unico spiraglio di sopravvivenza ai giudizi esterni: l'amicizia in età adolescenziale è il solo momento di purezza e autenticità nel vuoto pneumatico dell'esistenza. Una pellicola senz'altro struggente, pensata sicuramente anche per commuovere il pubblico teen. Ma permeata di reale dolore in ogni suo passaggio, come se il mondo che lega i tre protagonisti fosse nient'altro che una bolla magica ed effimera che li protegge in modo parziale dal resto delle persone, dai traumi del passato e dall'incertezza per il futuro. Entrambi i film, sia quello di Refn che quello di Stephen Chbosky, mi sembrano limpidi e fragili: nel primo caso, si tenta una diagnosi del male di vivere; nel secondo, si ipotizzano i farmaci emotivi per combatterlo.

Emiliano Dal Toso



sabato 16 dicembre 2017

Top 5: Serie 2017

5 - Atlanta - Donald Glover
Si ride poco, non ci si commuove, non si empatizza con i protagonisti. Eppure, l'apparente svogliatezza di Atlanta è difficile da abbandonare: il suo mood rispecchia l'autenticità e l'onestà degli intenti di Donald Glover, più interessato a comunicare il sentimento atarassico che permea un'intera generazione piuttosto che a realizzare una serie avvincente e incalzante. A tratti demenziale e straniante, questa prima stagione è un oggetto un po' misterioso che riesce a farsi voler bene.

4 - 1993 - Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo
Il miglior autoritratto possibile del nostro Paese, inclusi colpi bassi e cadute di stile. Ma è una fiction accattivante e terribilmente divertente, e questa seconda stagione è addirittura più ingegnosa e densa di scene madri, con personaggi veri e immaginari più approfonditi: il Berlusconi di Paolo Pierobon è credibile e strepitoso, il leghista di Guido Caprino sempre più mattatore, la soubrette Miriam Leone sempre più perfida incantatrice. Che brava la new entry Camilla Semino Favro. L'Italia è questa qua.

3 - Master of None 2 - Aziz Ansari
Il Woody Allen del nostro presente si chiama Aziz Ansari, e in questa stagione non teme di omaggiare platealmente il neorealismo e New York, frullando la sua cinefilia e l'amore per la sua città con battute deliziose, illuminanti sui rapporti d'amicizia e sulle derive sentimentali. Una comedy capolavoro, autoironica, generazionale, attenta a parlare di integrazione e minoranze con intelligenza e senza retorica. E Alessandra Mastronardi è un vero incanto di cui è impossibile non innamorarsi.

2 - The Deuce - David Simon, George Pelecanos
Il miglior show americano sugli anni Settanta è il ritratto crudo e marcio dei disgraziati che abitano gli ambienti più squallidi di Times Square: papponi, prostitute, spacciatori, ma anche baristi e poliziotti, dietro cui si cela un grido represso di solitudine. E così la nascita del porno è raccontata come un'alternativa di libertà, di creazione, che forse può togliere il degrado dalla strada. Scorsesiana, piena d'amore nei confronti del cinema, che risulta evidente nell'evoluzione del personaggio di una magnifica Maggie Gyllenhaal.

1 - Mindhunter - Joe Penhall, David Fincher
La costituzione della figura criminale del serial killer in una serie dilatata, immersiva, misteriosa, la cui tensione verso il Male non esplode ma è dietro ogni dialogo, interrogatorio, indagine. Due detective un po' banali, quasi agli antipodi della coppia del primo True Detective, alle prese con il tentativo di capire l'irrazionalità dell'omicida seriale, di tracciarne una mappa mentale da cui è inevitabile rimanere infetti. L'eleganza registica di Fincher regala a un paio di episodi la statura del classico istantaneo, ma tutta questa prima stagione è un ipnotico viaggio negli inferi della natura umana.

LE SERIE DELL'ANNO DE 'IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO'
2011 - The Bridge - Hans Rosenfeldt
2012 - Black Mirror - Charlie Brooker
2013 - House of Cards - Beau Willimon
2014 - True Detective - Nic Pizzolatto
2015 - True Detective 2 - Nic Pizzolatto
2016 - The Night Of - Richard Price, Steven Zaillian
2017 - Mindhunter - Joe Penhall, David Fincher




venerdì 8 dicembre 2017

Top 5: Film Netflix 2017

5 - Le nostre anime di notte - Ritesh Batra
Attenzione a questo Batra, che quest'anno ha calato una notevole doppietta tra streaming e grande schermo (L'altra metà della storia con Jim Broadbent e la Rampling): il suo è un perfetto esempio di cinema che coniuga commerciale e borghese, furbo e dolente, specificamente diretto a un target di pubblico over 50. E qui regala ai magnifici Robert Redford e Jane Fonda una tenera storia d'amore per riflettere sull'inesorabilità del tempo e sulle ultime occasioni della vita.

4 - King Cobra - Justin Kelly
Uno spiazzante ritratto dell'affascinante squallore che caratterizza il mondo del porno, un'industria abitata da individui superficiali e vendicativi e qui descritta nei suoi aspetti peggiori: vanità, edonismo, arrivismo. La storia raccontata è drammatica, ma il tono è da commedia nera. Un ritrovato Christian Slater restituisce la morbosità frustrata di un personaggio consapevolmente autodistruttivo, il gigione James Franco è sgradevolmente macchiettistico e diabolicamente comico.

3 - The Meyerowitz Stories - Noah Baumbach
Non il capolavoro di Baumbach, troppo seduto su temi, ambienti e personaggi già noti - ovverosia, il destino di essere perdenti in una famiglia ebrea disfunzionale. Ma alcuni singoli momenti di sopraffina intelligenza e la bravura degli attori valgono la visione: gli scontri e i rappacificamenti emotivi tra Ben Stiller manager cinico e rampante, Adam Sandler aspirante musicista senza successo ma padre affettuoso e Dustin Hoffman scultore rancoroso sono di impeccabile ironia ed efficacia.

2 - Nocturama - Bertrand Bonello
Un gruppo di adolescenti compie quattro attentati terroristici simultanei a Parigi e poi si barrica dentro a un centro commerciale. Nessuno di loro è spinto da ideologia e religione, ma tutti sono spaventosamente coordinati: il loro è un piano dettato da un'illogica convinzione. Uno dei migliori film sulla generazione pop e (auto)distruttiva del nostro presente, impermeabile agli sconvolgimenti esterni, nichilista e inquietante. Terminato prima delle stragi di Parigi del novembre 2015.

1 - Jim e Andy - Chris Smith
Manifesta superiorità. Uno shock emozionale, forse il più profondo e struggente documento possibile sulla condanna di essere attori e performer. La grandezza di Jim Carrey consiste nella cruda e struggente sincerità con cui parla della sua vita, della sua carriera e delle fragilità che hanno caratterizzato la sua vocazione verso il mondo dello spettacolo, e il complicato e tormentato rapporto con esso, tra ammirazione e desiderio di sabotarlo. Commovente, unico, prezioso.

GLI STREAMING DE 'IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO'
2011 - Thirst - Park Chan Wook
2012 - Take This Waltz - Sarah Polley
2013 - Starlet - Sean Baker
2014 - The Spectacular Now - James Ponsoldt
2015 - Enemy - Denis Villeneuve
2016 - Love - Gaspar Noé
2017 - Jim e Andy - Chris Smith



martedì 5 dicembre 2017

I Film del 2017 degli Amici e Lettori

Vittoria schiacciante per Manchester by the Sea, che con 13 segnalazioni diventa il film più votato di sempre del blog: per quasi il cinquanta per cento degli intervistati è uno dei tre migliori lavori dell'anno. Kenneth Lonergan è riuscito nell'impresa di mettere d'accordo gli spettatori con i gusti più disparati: forse, perché si sentiva il bisogno di un cinema americano che tornasse a mettere al centro il fattore umano, capace di emozionare e di cogliere lo spirito del tempo. Molto più indietro si posiziona con 7 voti la colta fantascienza di Arrival di Denis Villeneuve (solo un voto, invece, per Blade Runner 2049); seguono con 4 preferenze Dunkirk di Chris Nolan, The Square di Ruben Ostlund e la sorpresa A Ciambra di Jonas Carpignano. Due voti per il chiacchieratissimo La La Land, soltanto uno per il vincitore dell'Oscar per miglior film Moonlight.

Alvise Wollner
Personal Shopper
Lady Macbeth
Madre!

Angelica Gallo
The Square
A Ciambra
Jim e Andy

Damiano Panattoni
Blade Runner 2049
Arrival
The War - Il pianeta delle scimmie

Davide Giordano
The Big Sick
Dunkirk
Scappa - Get Out

Fabio Beninati
Manchester by the Sea
The Square
Cuori puri

Gabriele Zaffarano
Silence
Dunkirk
Guardiani della Galassia vol. 2

Giacomo Della Rocca
Il cliente
Dunkirk
L'altro volto della speranza

Giovanni Dal Toso
Manchester by the Sea
L'altro volto della speranza
Trainspotting 2

Giulia Massacci
Una donna fantastica
Austerlitz
120 battiti al minuto

Linda Pola
A Ciambra
Manchester by the Sea
Arrival

Lorenzo Gramatica
Elle 
Arrival
Jim e Andy

Luca Ottocento
Manchester by the Sea
Vi presento Toni Erdmann
Dopo l'amore

Luca Recordati
Dunkirk
Manchester by the Sea
Vi presento Toni Erdmann

Manuela Santacatterina
Arrival
Jackie
Manchester by the Sea

Marco Dal Toso
Una questione privata
Manchester by the Sea
Cuori puri

Marco Solé
It
Arrival
Personal Shopper

Maria Laura Ramello
La La Land
L'inganno
Manchester by the Sea

Marzia Carrera
Manchester by the Sea
Arrival
A Ciambra

Massimiliano Gavinelli
L'insulto
Madre!
The War - Il pianeta delle scimmie

Mattia De Gasperis
Arrival
Atomica bionda
Happy End

Mattia Palma
Lady Macbeth
Manchester by the Sea
The Square

Melis Rossi
Le nostre anime di notte
L'altra metà della storia
Tutto quello che vuoi

Olivia Fanfani
A Ciambra
Manchester by the Sea
The Square

Paolo Quaglia
Jim e Andy
Ritratto di famiglia con tempesta
Goksung - La presenza del diavolo

Roberto Ciliberto
Manchester by the Sea
Moonlight
Detroit

Safia Kerfa
Good Time
La La Land
The Big Sick

Simone Carella
Manchester by the Sea
Una donna fantastica
Nico, 1988

13 Manchester by the Sea
7 Arrival
4 A Ciambra, Dunkirk, The Square
3 Jim e Andy
2 Cuori puri, La La Land, Lady Macbeth, L'altro volto della speranza, Madre!, Personal Shopper, The Big Sick, The War - Il pianeta delle scimmie, Una donna fantastica, Vi presento Toni Erdmann
1 Blade Runner 2049, Scappa - Get Out, Silence, Guardiani della Galassia vol. 2, Il cliente, Trainspotting 2, Austerlitz, 120 battiti al minuto, Elle, Dopo l'amore, Jackie, Una questione privata, It, L'inganno, L'insulto, Atomica bionda, Happy End, Le nostre anime di notte, L'altra metà della storia, Tutto quello che vuoi, Ritratto di famiglia con tempesta, Goksung - La presenza del diavolo, Moonlight, Detroit, Good Time, Nico 1988

I FILM DEGLI AMICI E LETTORI DE 'IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO'
2011 - Melancholia - Lars von Trier
2012 - Moonrise Kingdom - Wes Anderson
2013 - Django Unchained - Quentin Tarantino
2014 - The Wolf of Wall Street - Martin Scorsese
2015 - Youth - Paolo Sorrentino
2016 - Io, Daniel Blake - Ken Loach
2017 - Manchester by the Sea - Kenneth Lonergan



lunedì 4 dicembre 2017

Top 20: La Superclassifica del 2017

20 - Ritratto di famiglia con tempesta - Hirokazu Koreeda
La vita dal punto di vista di un irresistibile loser: scrittore fallito, scommettitore incallito, goffo investigatore privato e padre affettuoso ancora innamorato della ex cerca di ricomporre il nucleo famigliare sfruttando il riparo della casa materna dalle intemperanze meteo. Ma dopo la tempesta, la presa di consapevolezza della sconfitta lo porterà verso un nuovo domani. Grande Hiroshi Abe, interprete comico e struggente: il racconto della tragicommedia dei nostri giorni.

19 - Good Time - Ben e Joshua Safdie
La prova definitiva di Robert Pattinson, in versione derelitta e biondo platino, ormai uno degli attori più convincenti del cinema statunitense più coraggioso e borderline. Un heist movie che sembra una variazione tossica e grezza di Fuori orario di Scorsese, oppure un film di Michael Mann che dirige sotto acidi. I fratelli Safdie raccontano i poveracci di un'America disperata e perdente, con un'estetica allucinata e psichedelica.

18 - Dopo l'amore - Joachim Lafosse
Un dolente kammerspiel sulla fine di un matrimonio con prole, radiografia di un divorzio che travolge anche tutto ciò che lo circonda. Cédric Kahn e Bérénice Bejo donano a litigi, ritorsioni ed esplosioni di rabbia quel senso di verità che appartiene soltanto al cinema d'autore più attento e raffinato, che non diventa mai presuntuoso. Assente ogni tipo di retorica moralista, ma anche eccessi di pessimismo: non è altro che il tempo a cambiare geometrie e declinazioni emotive.

17 - Cuori puri - Roberto De Paolis
Nella periferia romana, due personaggi quasi agli antipodi si attraggono e si innamorano, ma devono affrontare difficoltà economiche, disagi sociali e il senso di colpa cattolico. Sorprendono istintività, rabbia e romanticismo, all'altezza di un cinema europeo in grado di raccontare il presente senza scorciatoie consolatorie. E attenzione a una delle scene di sesso più autentiche e naturali degli ultimi anni, caratteristiche rare per un cinema italiano sempre più cattofustigato.

16 - Madre! - Darren Aronofsky
Nessuno costringe ad avere una reazione come Aronofsky. Un altro film imperfetto ed esagerato, un'altra dichiarazione d'amore e di fiducia per le potenzialità del cinema di sporcare gli occhi, abbattere le censure borghesi del pensiero intellettuale e superare i limiti di ciò che è realizzabile. Un delirio visivo biblico e perverso, ma vivissimo ed estremo, sonoro e fisico, che s'interroga sul rapporto tra interno, artistico e sentimentale, ed esterno. Strepitosa Jennifer Lawrence.

15 - Victoria - Sebastian Schipper
Il film più riuscito che sia stato realizzato sinora con un unico piano sequenza. La mano di Schipper è travolgente e immerge lo spettatore nel trip notturno vissuto da una ragazza spagnola a Berlino che esce da una discoteca techno e si fa coinvolgere da quattro coetanei in una rapina in banca. Dalle quattro alle sei e venti del mattino succede di tutto, forse in maniera non sempre credibile: ma è un cinema sperimentale che ipnotizza e lascia positivamente attoniti.

14 - Il mio Godard - Michel Hazanavicius
Hazanavicius si diverte come un matto a sfottere Jean-Luc Godard, utilizzando proprio le forme e i vezzi del suo stile, come se fosse uno studente irriverente e talentuosissimo. Pieno di invenzioni cinefile come The Artist, il risultato è un omaggio alla forza popolare e iconografica della Settima Arte. Louis Garrel è irresistibile, ma a donare luminosità e bellezza è una folgorante Stacy Martin nel ruolo di Anne Wiazemsky, vittima dell'innamoramento per un artista geniale e arrogante.

13 - Arrival - Denis Villeneuve
Il film di fantascienza più colto, profondo e raffinato del nuovo millennio, che apporta stimolanti interrogativi intellettuali agli archetipi del genere. Ma quelli che arrivano nel cuore sono gli stessi che interessano a Villeneuve fin da La donna che canta: l'importanza della comunicazione tra specie diverse, e l'amore di una madre che si manifesta attraverso la scelta di vivere. Utilizzando, prima di tutto, la forza e la bellezza delle immagini.

12 - L'inganno - Sofia Coppola
Tremate, tremate, le streghe son tornate. E con loro anche la Coppola, che avevamo perso tra il tedio di Somewhere e la futilità di Bling Ring. Sofisticata, raffinatissima e crudele lotta tra i generi: femmine contro maschio, impersonato dal grande Colin Farrell, seducente caporale che rimarrà vittima dell'alterità delle donne arpie e megere che lo circondano, capitanate da una Nicole Kidman in pura versione horror. Melodramma e commedia nera: brava Sofia.

11 - L'altro volto della speranza - Aki Kaurismaki
Stupendo Aki: un grandioso tassello di una filmografia dedicata agli ultimi, ai perdenti, ai ribelli e ai dimenticati. Si parla di nuovo di immigrazione e bisogno di integrazione: perché nell'Europa di oggi è necessario. Lo stile è sempre unico, caratterizzato da quell'ironia secca e da quel minimalismo colorato che lo hanno reso inimitabile. E un paio di sequenze sono da antologia della risata: la partita a poker, la birreria che si reinventa ristorante giapponese per essere alla moda.

10 - The Big Sick - Michael Showalter
La miglior commedia Usa degli ultimi anni. Si frullano 50 e 50, Funny People e Master of None, e il prodotto finale è ancora più intelligente, agrodolce, tragicomico: con freschezza e autoironia, il protagonista e sceneggiatore Kumail Nanjiani racconta le difficoltà di essere americano e pachistano e la sua complicata storia d'amore con Emily (la deliziosa Zoe Kazan). Tra battute scorrette sull'Undici Settembre e medical drama, sembra di prendere una boccata d'aria fresca.

9 - A Ciambra - Jonas Carpignano
Puro, autentico, incontaminato. Dopo Mediterranea, un'altra risposta all'esigenza di un cinema che torni a confrontarsi con il reale, con il presente, con i volti dimenticati e marginali di un pezzo di Paese che si finge di ignorare e la cui rabbia è sempre più sul punto di esplodere. E dietro la crudezza delle situazioni vissute, si nascondono la romantica poesia della crescita e la necessità di prendere confidenza con il proprio ruolo nel mondo. 

8 - Jackie - Pablo Larrain
Il primo film statunitense di Pablo è il suo capolavoro privato, dove i virtuosismi si attenuano a favore di un intimismo sempre più marcato, interrogandosi su vita e morte, suicidio e dignità. Il percorso di elaborazione del dolore di Jacqueline collide con il suo ruolo e con le aspettative della Nazione. E Natalie ci mostra un altro ambiguo e controverso cigno nero. Immensa Portman: non ci sono più aggettivi per osannare questa piccola e meravigliosa donna e attrice.

7 - It - Andy Muschietti
Muschietti rinuncia di adattare pedissequamente un romanzo inadattabile, ma ne conserva lo spirito, preferendo concentrarsi sull'instabilità emotiva dei personaggi. Il vero orrore è interiore, e si costruisce tanto nell'atto voyeuristico di un desiderio inespresso e sconosciuto, quanto nel timore di vivere in un mondo che induce a competere. Forse Pennywise non è altro che uno stimolo a prendere consapevolezza dei nostri limiti e a darci coraggio.

6 - Vi presento Toni Erdmann - Maren Ade
Due ore e quarantacinque minuti divertenti e commoventi, che non annoiano: il rapporto tra il papà burlone Winfried e la figlia workaholic Ines è di quelli che all'improvviso lacerano l'anima. Perché è un gioco di maschere che rivela l'incomunicabilità affettiva che caratterizza il nostro quotidiano. E perché semina il dubbio che tolti i panni del clown si faccia davvero fatica a rimanere soli. Dalla Germania, una delle più grandi sorprese dell'anno.

5 - Una donna fantastica - Sebastian Lelio
Memorabile ritratto femminile di Daniel/Marina, che rivendica il diritto di piangere la persona che ama affrontando gli imbarazzi e i pregiudizi di una famiglia e di un'intera società. Lelio come il miglior Pedro: innamorato della sua protagonista, la segue mentre si batte per ritagliarsi il proprio spazio di dolore, di passione. Sobrio e delicato dramma transgender, che elabora il lutto con lucidità e determinazione, diretto con eleganza e visionarietà, interpretato dalla straordinaria Daniela Vega.

4 - L'insulto - Ziad Doueiri
Scontro dettato da futili motivi tra un meccanico cristiano libanese e un operaio musulmano palestinese che si consumerà nell'aula di un tribunale. Una delle sceneggiature più potenti degli ultimi anni sulla necessità e la complessità della convivenza. Un legal drama incalzante, che non si dimentica: ritmo hollywoodiano, attori eccezionali (Adel Karam e Kamel El Basha), senza vincitori né vinti. Perché nessuno ha l'esclusiva della sofferenza.

3 - Manchester by the Sea - Kenneth Lonergan
La forza insopprimibile del dramma famigliare. Amore, lutto, crollo, rinascita e romanzo di formazione: un cinema classico ed eterno, che si regge sull'intensità degli interpreti (Casey Affleck e Michelle Williams sono magnifici e struggenti), sulla narrazione e sullo sguardo di una regia pulita, impeccabile e interessata soprattutto al fattore umano. Ed è anche la fotografia di un'America proletaria, che combatte quotidianamente con solitudine e senso di colpa.

2 - Civiltà perduta - James Gray
Nell'ossessione di Percy Fawcett di proclamare la scoperta della città di Z nel cuore della foresta sudamericana e di provare l'esistenza di una civiltà sconosciuta risiede tutto ciò che non possiamo lasciare indietro: l'eternità di un sentimento che prescinde da ogni etichetta, catalogo, manuale, contestualizzazione. E neppure nel finale di un film così perdente e sognatore si ottiene una chiusura del cerchio: la morte non si vede, circola sospettosa, suggerendo che non sia un arrivo ma un'altra partenza, forse quella definitiva per la realizzazione del nostro inquieto vagare.

1 - Personal Shopper - Olivier Assayas
Schermi, immagini, riflessi, fantasmi che rispecchiano il nostro narcisismo social e l'idea di mondo di cui siamo prigionieri: la messaggistica istantanea che si consacra come unico strumento di comunicazione, ed emozione. Il corpo di Kristen Stewart insegue un segno, una reazione proveniente da un Altrove, rivolgendosi sempre verso qualcosa che non ha carne, è immateriale. La nuova configurazione del nostro modo di (non) essere. Gli inganni della vita e del cinema portati alle estreme conseguenze: non esistono, ma siamo convinti che ci siano.

MIGLIOR ATTORE: Casey Affleck (Manchester by the Sea)

MIGLIOR ATTRICE: Michelle Williams (Manchester by the Sea)

I BELLISSIMI DE 'IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO'
2011 - Il cigno nero - Darren Aronofsky
2012 - Un sapore di ruggine e ossa - Jacques Audiard
2013 - The Master - Paul Thomas Anderson
2014 - Boyhood - Richard Linklater
2015 - La scomparsa di Eleanor Rigby: Lei/Lui - Ned Benson
2016 - Frantz - Francois Ozon
2017 - Personal Shopper - Olivier Assayas



venerdì 1 dicembre 2017

Flop Ten: I Bidoni del 2017

10 - Vittoria e Abdul - Stephen Frears
Ho sempre apprezzato Frears ma è chiaro che ormai si sia adagiato sullo schema di un cinema per signore il più accomodante e prevedibile possibile. E così, dopo i discreti Philomena e Florence, dirige in modo palesemente annoiato la storia dell'amicizia tra la Regina Vittoria e il suo segretario indiano Abdul Karim. Talmente garbato da risultare a tratti patetico: e a pagarne le conseguenze è la povera Judi Dench, che ormai non si sforza neanche più di far finta di recitare.

9 - L'incredibile vita di Norman - Joseph Cedar
Secondo alcuni Richard Gere sta vivendo una seconda giovinezza professionale. A me invece mette solo tanta tristezza. Il personaggio di questo omuncolo ebreo che cerca di stringere rapporti con la gente che conta è un goffo e soporifero tentativo di analizzare le relazioni nella società contemporanea, ma il risultato finale è incredibilmente inconsistente. Dialoghi interminabili, privi di forza politica nonostante le ambizioni, indecisi tra ironia e dramma.

8 - Borg McEnroe - Janus Metz
Spiace eh, perché mi sarebbe finalmente piaciuto innamorarmi di un bel film sul tennis. Ma qui lo sport è assente, il grande John McEnroe è una macchietta, e malgrado la confezione internazionale sembra di guardare una fiction per la televisione svedese. Uno dei più entusiasmanti dualismi del Novecento ridotto alle caricature di un biondo bello e impossibile e di un americano un po' pazzariello: ripassare Rush di Ron Howard, please. 

7 - Song to Song - Terrence Malick
Il buon Malick si è perso in un vicolo cieco oppure ha un disperato bisogno di soldi: non si spiegherebbe altrimenti il motivo per cui ci propina il terzo pseudo-remake di The Tree of Life di fila, dopo To The Wonder e Knight of Cups. E per di più in versione sempre più patinata e fighetta. I quattro protagonisti sono talmente belli, puliti e impeccabili che pare di assistere a un fluviale spot pubblicitario con pretese filosofeggianti e una paracula spruzzatina di rock'n'roll.

6 - Life - Daniel Espinosa
Una delle più grandi truffe dell'anno, spacciato come sci-fi metafisico e riflessivo, in realtà è un horror scadente di serie Z che saccheggia tutto e di più, dagli Alien a Gravity, per arrivare fino ad Apollo 13. Una copia sbiadita di tutto quello che ci viene propinato da quarant'anni, capace di inanellare cadute di stile una dietro l'altra. Ma il peggio arriva con il colpo di scena finale, mai così sgradevole e mal costruito in una pellicola di genere con un budget così mastodontico.

5 - Suburbicon - George Clooney
Ormai le sceneggiature dei Coen cominciano ad assomigliarsi sempre di più e a sorprendere sempre di meno. George Clooney muore dalla voglia di essere il terzo fratello acquisito, desiderando a tutti i costi lo stesso sarcasmo e lo stesso cinismo di Fargo. Il risultato è buffonesco e stilizzato, e consolida l'idea che al di fuori dei temi più nobili e impegnati il brizzolato sex symbol si muova in modo confuso e non sia in grado di proporre un'opera perlomeno godibile.

4 - Una famiglia - Sebastiano Riso
Una volenterosa e appassionata Micaela Ramazzotti non basta a salvare il naufragio di un film isterico e sopra le righe, con dialoghi spesso ridicoli su femminismo e filiazione, diritti civili ed egemonia del maschio. Stereotipato e frammentario, con il risultato di ottenere le reazioni contrarie a quelle che vorrebbe suscitare: risate involontarie al posto di indignazione, imbarazzo al posto di empatia e commozione.

3 - King Arthur - Guy Ritchie
Un pasticcio fantasy senza fascino, visivamente molesto e recitato tragicamente. Se si esclude il promettente esordio di Lock & Stock, possiamo serenamente candidare Guy Ritchie come peggior regista del nuovo millennio. Per chi è allergico a Il trono di spade, è un'agonia che non ha mai fine. Ad ogni modo, anche gli effetti speciali sembrano particolarmente scadenti per una produzione di questo tipo. Spiace per Charlie Hunnam, che si riscatta però con il magnifico Civiltà perduta.

2 - Assassin's Creed - Justin Kurzel
Dichiariamo definitivamente il fallimento delle trasposizioni dei videogiochi al cinema, per piacere. In più di vent'anni di sceneggiature idiote e personaggi dementi, possiamo forse salvare soltanto Milla Jovovich contro gli zombi. Questo cinevideogame, confuso e di rara prolissità, riesce a includere le peggiori interpretazioni di sempre di Michael Fassbender e Marion Cotillard: un'impresa notevole. E cerchiamo con il pennarello rosso il nome di questo Justin Kurzel: se si conosce, si evita.

1 - Collateral Beauty - David Frenkel
Il grande mistero dell'anno, che getta una luce oscura e deprimente sulle scelte del pubblico italiano: infatti, il nostro Paese è l'unico al mondo in cui questo drammone familista, stucchevole e improbabile, con una delle storie più stupide che siano mai state pensate, abbia ottenuto successo al box office. Il punto più basso della carriera di quattro grandi attori: Will Smith, Edward Norton, Helen Mirren, Kate Winslet. Forse il peggior film di sempre sull'elaborazione del lutto.

PEGGIOR ATTORE: Richard Gere (L'incredibile vita di Norman

PEGGIOR ATTRICE: Judi Dench (Vittoria e Abdul)

I BIDONI D'ORO DE 'IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO'
2011 - La pelle che abito - Pedro Almodovar
2012 - Le belve - Oliver Stone
2013 - Solo Dio perdona - Nicolas Winding Refn
2014 - 12 anni schiavo - Steve McQueen
2015 - Crimson Peak - Guillermo del Toro
2016 - Revenant - Redivivo - Alejandro G. Inarritu
2017 - Collateral Beauty - David Frenkel