venerdì 1 dicembre 2017

Flop Ten: I Bidoni del 2017

10 - Vittoria e Abdul - Stephen Frears
Ho sempre apprezzato Frears ma è chiaro che ormai si sia adagiato sullo schema di un cinema per signore il più accomodante e prevedibile possibile. E così, dopo i discreti Philomena e Florence, dirige in modo palesemente annoiato la storia dell'amicizia tra la Regina Vittoria e il suo segretario indiano Abdul Karim. Talmente garbato da risultare a tratti patetico: e a pagarne le conseguenze è la povera Judi Dench, che ormai non si sforza neanche più di far finta di recitare.

9 - L'incredibile vita di Norman - Joseph Cedar
Secondo alcuni Richard Gere sta vivendo una seconda giovinezza professionale. A me invece mette solo tanta tristezza. Il personaggio di questo omuncolo ebreo che cerca di stringere rapporti con la gente che conta è un goffo e soporifero tentativo di analizzare le relazioni nella società contemporanea, ma il risultato finale è incredibilmente inconsistente. Dialoghi interminabili, privi di forza politica nonostante le ambizioni, indecisi tra ironia e dramma.

8 - Borg McEnroe - Janus Metz
Spiace eh, perché mi sarebbe finalmente piaciuto innamorarmi di un bel film sul tennis. Ma qui lo sport è assente, il grande John McEnroe è una macchietta, e malgrado la confezione internazionale sembra di guardare una fiction per la televisione svedese. Uno dei più entusiasmanti dualismi del Novecento ridotto alle caricature di un biondo bello e impossibile e di un americano un po' pazzariello: ripassare Rush di Ron Howard, please. 

7 - Song to Song - Terrence Malick
Il buon Malick si è perso in un vicolo cieco oppure ha un disperato bisogno di soldi: non si spiegherebbe altrimenti il motivo per cui ci propina il terzo pseudo-remake di The Tree of Life di fila, dopo To The Wonder e Knight of Cups. E per di più in versione sempre più patinata e fighetta. I quattro protagonisti sono talmente belli, puliti e impeccabili che pare di assistere a un fluviale spot pubblicitario con pretese filosofeggianti e una paracula spruzzatina di rock'n'roll.

6 - Life - Daniel Espinosa
Una delle più grandi truffe dell'anno, spacciato come sci-fi metafisico e riflessivo, in realtà è un horror scadente di serie Z che saccheggia tutto e di più, dagli Alien a Gravity, per arrivare fino ad Apollo 13. Una copia sbiadita di tutto quello che ci viene propinato da quarant'anni, capace di inanellare cadute di stile una dietro l'altra. Ma il peggio arriva con il colpo di scena finale, mai così sgradevole e mal costruito in una pellicola di genere con un budget così mastodontico.

5 - Suburbicon - George Clooney
Ormai le sceneggiature dei Coen cominciano ad assomigliarsi sempre di più e a sorprendere sempre di meno. George Clooney muore dalla voglia di essere il terzo fratello acquisito, desiderando a tutti i costi lo stesso sarcasmo e lo stesso cinismo di Fargo. Il risultato è buffonesco e stilizzato, e consolida l'idea che al di fuori dei temi più nobili e impegnati il brizzolato sex symbol si muova in modo confuso e non sia in grado di proporre un'opera perlomeno godibile.

4 - Una famiglia - Sebastiano Riso
Una volenterosa e appassionata Micaela Ramazzotti non basta a salvare il naufragio di un film isterico e sopra le righe, con dialoghi spesso ridicoli su femminismo e filiazione, diritti civili ed egemonia del maschio. Stereotipato e frammentario, con il risultato di ottenere le reazioni contrarie a quelle che vorrebbe suscitare: risate involontarie al posto di indignazione, imbarazzo al posto di empatia e commozione.

3 - King Arthur - Guy Ritchie
Un pasticcio fantasy senza fascino, visivamente molesto e recitato tragicamente. Se si esclude il promettente esordio di Lock & Stock, possiamo serenamente candidare Guy Ritchie come peggior regista del nuovo millennio. Per chi è allergico a Il trono di spade, è un'agonia che non ha mai fine. Ad ogni modo, anche gli effetti speciali sembrano particolarmente scadenti per una produzione di questo tipo. Spiace per Charlie Hunnam, che si riscatta però con il magnifico Civiltà perduta.

2 - Assassin's Creed - Justin Kurzel
Dichiariamo definitivamente il fallimento delle trasposizioni dei videogiochi al cinema, per piacere. In più di vent'anni di sceneggiature idiote e personaggi dementi, possiamo forse salvare soltanto Milla Jovovich contro gli zombi. Questo cinevideogame, confuso e di rara prolissità, riesce a includere le peggiori interpretazioni di sempre di Michael Fassbender e Marion Cotillard: un'impresa notevole. E cerchiamo con il pennarello rosso il nome di questo Justin Kurzel: se si conosce, si evita.

1 - Collateral Beauty - David Frenkel
Il grande mistero dell'anno, che getta una luce oscura e deprimente sulle scelte del pubblico italiano: infatti, il nostro Paese è l'unico al mondo in cui questo drammone familista, stucchevole e improbabile, con una delle storie più stupide che siano mai state pensate, abbia ottenuto successo al box office. Il punto più basso della carriera di quattro grandi attori: Will Smith, Edward Norton, Helen Mirren, Kate Winslet. Forse il peggior film di sempre sull'elaborazione del lutto.

PEGGIOR ATTORE: Richard Gere (L'incredibile vita di Norman

PEGGIOR ATTRICE: Judi Dench (Vittoria e Abdul)

I BIDONI D'ORO DE 'IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO'
2011 - La pelle che abito - Pedro Almodovar
2012 - Le belve - Oliver Stone
2013 - Solo Dio perdona - Nicolas Winding Refn
2014 - 12 anni schiavo - Steve McQueen
2015 - Crimson Peak - Guillermo del Toro
2016 - Revenant - Redivivo - Alejandro G. Inarritu
2017 - Collateral Beauty - David Frenkel



2 commenti:

  1. Non sempre sono d'accordo ma mi piace l'esposizione dei motivi che ti hanno indotto a inserire i film nella classifica

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  2. Grazie, mi fa piacere, a maggior ragione nei casi di valutazioni differenti. A presto, Emiliano

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