Superman - James Gunn
Una versione dell'Uomo d'Acciaio che spiazza, diverte e commuove. Un cinecomic ironico e attuale, che svecchia l'icona senza tradirla. David Corenswet recupera la dolcezza disarmante di Reeve con leggerezza e cuore, mentre Gunn gioca con la tradizione e la mitologia DC tra kaiju, supercani e Justice Gang, senza rinunciare a riflessioni sulfuree sul nostro presente. Lex Luthor (un ottimo Nicholas Hoult) incarna l'America guerrafondaia mascherata da salvatore. Tra commedia, critica e azione pop, un'apertura scoppiettante che riconcilia con l'idea stessa di supereroe. Uno dei rarissimi casi di blockbuster di oggi capace di cogliere e incorniciare lo spirito del tempo.
Presence - Steven Soderbergh
Finalmente un grande Soderbergh: un horror metafisico minimale, in cui la macchina da presa si trasforma in un occhio che spia, ascolta e apprende. Un haunted movie a basso budget, ma di grande eleganza formale, che riflette sulla crisi della famiglia americana e sul desiderio di essere percepiti e riconosciuti. Ma lo sguardo è anche quello del cinema stesso, che osserva il reale da dentro, insegue le sue crepe, mette in discussione ogni certezza narrativa. Un film sul vedere e sull'essere visti, che trasforma lo spettatore in parte attiva del racconto: l'occhio che guarda - il fantasma - siamo noi, chiamati a fare i conti con la nostra prospettiva, il nostro voyeurismo e le nostre attese.
L'amore che non muore - Gilles Lellouche
Un melodramma criminale bigger than life, strabordante, romantico e sfrontato. Lellouche dirige un'opera-mondo che attraversa adolescenza ed età adulta, carcere e redenzione, inseguendo l'amore folle tra due giovani di mondi opposti, che non si cercano, ma si trovano, si perdono e si rincorrono per sempre. Tra Scorsese, Paul Thomas Anderson e Besson, mescola generi, stili, citazioni, musical e gangster movie con furia visiva e cuore selvaggio. Una febbre pop che esplode sullo schermo: spudorata, iper-romantica e sgrammaticata. Ma è anche un inno al cinema, eccessivo, doloroso ed eccitante come può essere soltanto il sentimento.
Un melodramma criminale bigger than life, strabordante, romantico e sfrontato. Lellouche dirige un'opera-mondo che attraversa adolescenza ed età adulta, carcere e redenzione, inseguendo l'amore folle tra due giovani di mondi opposti, che non si cercano, ma si trovano, si perdono e si rincorrono per sempre. Tra Scorsese, Paul Thomas Anderson e Besson, mescola generi, stili, citazioni, musical e gangster movie con furia visiva e cuore selvaggio. Una febbre pop che esplode sullo schermo: spudorata, iper-romantica e sgrammaticata. Ma è anche un inno al cinema, eccessivo, doloroso ed eccitante come può essere soltanto il sentimento.
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