domenica 29 dicembre 2013

Top Ten Attori Brillanti

10 - Owen Cunningham Wilson - Dallas, 1968
Attore di una simpatia naturale, un po' malinconico, ha senz'altro convinto in modo definitivo interpretando l'alter ego di Woody Allen in 'Midnight in Paris' ma già l'amico Wes Anderson ne aveva intuito le potenzialità ne 'I Tenenbaum', in 'Steve Zissou' e, soprattutto, ne 'Il Treno Per Il Darjeeling'. Nel 2007 ha tentato il suicidio per depressione e dipendenze da droghe, dopo la tormentata relazione con la poetessa Erzsebet Beck. Da notare il naso storto e schiacciato, dovuto a una rissa dei tempi del liceo.

9 - Jason Jordan Segel - Los Angeles, 1980
Lanciato dalla serie televisiva 'How I Met Your Mother', si rivela anche al cinema con l'esilarante interpretazione di 'Non Mi Scaricare', seguita da quella altrettanto spassosa di 'I Love You, Man', bigino della bromantic comedy. E' anche sceneggiatore e compositore musicale, e ha fortemente voluto l'ultimo film dei Muppet, di cui è un grande fan, che ha scritto e prodotto. Faccia da bontempone e ruoli da bravo ragazzo fessacchiotto non gli hanno impedito di essere l'ultimo fidanzato dell'incantevole Michelle Williams.

8 - Thomas Jacob Black in arte Jack Black - Hermosa Beach, 1969
A detta mia e di un mio amico, uno dei talenti più sprecati dal cinema americano degli ultimi anni. Definito una decina di anni fa "il nuovo John Belushi", ha avuto tutte le potenzialità per replicarne la comicità fisica e sovversiva. Purtroppo, non sono tantissimi i ruoli da protagonista andati a segno: 'School Of Rock' di Linklater e 'Be Kind Rewind' di Gondry. E', comunque, un eccellente musicista rock, leader dei Tenacious D, dai quali è sorto il divertente 'Tenacious D e il destino del rock'. Sposato, non ci sono gossip rilevanti da segnalare.

7 - Paul Stephen Rudd - Passaic, 1969
Negli anni Novanta veniva utilizzato come un possibile sex symbol da copertina, ha dato una radicale svolta alla sua carriera grazie a Judd Apatow, che ne ha intuito le caratteristiche dell'ideale attore da commedia. Molto prolifico, in Italia non è conosciutissimo, benchè siano molti i titoli interessanti: oltre ai già citati 'Non Mi Scaricare' e 'I Love You, Man' non può essere ignorato quel delizioso gioiello che è 'Come Lo Sai', firmato James L. Brooks. Lo aspettiamo al varco in 'Prince Avalanche' di David Gordon Green. Anche su di lui, poco gossip.

6 - Adam Richard Sandler - New York, 1966
Attore comico unico, di una fisicità goffa e sgraziata strepitosa, anche lui malamente utilizzato dal cinema americano. Tra i pochi ad averlo capito Paul Thomas Anderson, che gli offre la clamorosa interpretazione di Barry Egan in 'Ubriaco D'Amore'. Altri titoli notevoli: 'Spanglish' di James L. Brooks e 'Funny People' di Judd Apatow. Si è perso in una serie infinita di lavori di una comicità di grado infimo, ovverosia quelli girati da tale Dennis Dugan. Inizialmente, Tarantino aveva pensato a lui per un ruolo in 'Bastardi senza gloria', ma anche quella fu un'occasione persa.

5 - Vincent Anthony Vaughn in arte Vince Vaughn - Minneapolis, 1970
Adorabile, la sua sola presenza mi mette di buon umore, anche quando non ha battute. Parte alla grande scrivendo con l'amico Jon Favreau l'intelligentissimo 'Swingers', seguono una serie di ruoli drammatici più o meno convincenti. Ma la sua incredibile simpatia si rivela in alcune pellicole di cui è mattatore: 'Old School', 'Palle al Balzo', 'Wedding Crushers'. Si permette anche una parte indimenticabile nel meraviglioso 'Into The Wild', in cui interpreta il trebbiatore Wayne Westerberg. E' stato fidanzato per cinque anni con Jennifer Aniston, con la quale ha girato il godibile 'The Break-Up'.

4 - John William Ferrell in arte Will Ferrell - Newport Beach, 1967
Un folle, geniale e imprevedibile demente. Incredibile ed esilarante nel ruolo dello stilista Mugatu in 'Zoolander', fuori di testa in 'Elf', irrefrenabile in 'Anchorman'. Che non sia un completo coglione, però, lo intuisce Woody Allen, che gli offre un gran bel personaggio in 'Melinda e Melinda'. Ed è il protagonista di quella che considero la commedia più bella del decennio passato, 'Vero Come La Finzione', in cui interpreta un funzionario delle tasse con grazia nostalgica e poesia. Sposato da quindici anni, viene doppiato quasi sempre da Pino Insegno.

3 - Seth Rogen - Vancouver, 1982
Giovanissimo, propone ad Apatow la sceneggiatura di 'Suxbad', un capolavoro. Scrive anche quelle di 'Strafumati' di Gordon Green e di 'The Green Hornet' di Gondry e a trent'anni gira il suo primo film da regista, 'Facciamola Finita'. Attore totale, "malin-comico", ha già una serie di titoli alle spalle di assoluto valore: 'Zack And Miri', 'Funny People', '50 e 50'. Ma è soprattutto in 'Take This Waltz' che si rivela di una spanna superiore, impressionando nei panni del marito lasciato da Michelle Williams con un'interpretazione sfumata e commovente. Nulla da segnalare per quanto riguarda la vita privata.

2 - William James Murray in arte Bill Murray - Wilmette, 1950
Monumentale. Un mito vivente. Seppur di una generazione più vecchia, non me la sono sentita di escluderlo, perchè nello scorso decennio è stato capace di reinventarsi una nuova carriera e di proporsi alle nuove generazioni: praticamente presente in tutto Wes Anderson, struggente, elegante, magnifico in 'Lost In Translation' e in 'Broken Flowers'. Il titolo più amato, però, è 'Ricomincio Da Capo', tragicommedia esistenziale. E pensare che se fosse rimasto in vita Belushi non sarebbe stato nel cast di 'Ghostbusters', mentre inizialmente il protagonista de 'L'Attimo Fuggente' doveva essere lui e non Robin Williams.

1 - James Eugene Redmond Carrey in arte Jim Carrey - Newmarket, 1962
Jim Carrey è una delle ragioni per le quali ho deciso di fare del Cinema non un semplice interesse, ma una passione. Jim Carrey ritorna sempre, nelle giornate, nella Vita, perchè basterebbero quelle facce, quei personaggi a dare un significato a tutto questo. In film come 'The Truman Show', 'Man On The Moon', 'Se Mi Lasci Ti Cancello' Jim Carrey trasforma la sua comicità in Arte Drammatica, in sconfitta, in ribellione, in Poesia. E' la maschera comica che diventa tragica, è la risata che nasconde una lacerante insofferenza. Ed è il dolore che si fa travolgere dal riso liberatorio e dal suo Genio, senza regole, senza limiti.












mercoledì 25 dicembre 2013

Top Ten Attrici Che Mi Rubano Il Cuore

10 - Zooey Claire Deschanel - Los Angeles, 1980
Icona indie-rock, può annoverare tra la lista dei suoi fidanzati Jason Schwartzman e Ben Gibbard dei Death Cab For Cutie, che ha poi sposato e abbandonato. La ricordo giovanissima in 'Elf' con Will Ferrell ma è ovviamente con '500 giorni insieme' che è entrata nel nostro cuore. Ha sicuramente molto stile, cosa che le permette di entrare in classifica, oltre a due occhi color del cielo azzurro d'estate.

9 - Milena Markovna Kunis in arte Mila Kunis - Cernovcy, 1983
Considerata una delle donne più sexy del mondo, non possiamo non rimproverarle le sue scelte in tema di maschi: Macaulay Culkin e Ashton Kutcher. Dotata di una vis comica davvero notevole (è la doppiatrice di Meg ne 'I Griffin'), ci ha fatto sobbalzare dalla sedia più di una volta ne 'Il Cigno Nero' e in 'Amici Di Letto', anche se è già con 'Non Mi Scaricare' che comincia a non farsi dimenticare.

8 - Rachel Anne McAdams - London, 1978
Bionda, rossa o bruna, ci piace da impazzire. La prima ad averla notata è stato il nostro Paolo Virzì, e questo secondo me dovrebbe essere un motivo di vanto per l'Italia e per gli italiani. Ma sono stati gli ultimi lavori quelli con i quali abbiamo definitivamente ceduto: 'Morning Glory', 'Midnight in Paris' (alla quale il buon Woody non nega più di una inquadratura gradita), 'Passion' e 'Questione Di Tempo'. Anche a lei una bacchettata per l'ex fidanzato: Ryan Gosling.

7 - Shannon Marie Kahololani Sossamon in arte Shannyn Sossamon - Honolulu, 1978
Chi è questa sconosciuta, si chiederà il lettore più sprovveduto? Shannyn ha girato pochi film che sono arrivati da noi, ma quei pochi titoli sono tra quelli che amiamo di più in assoluto, anche e soprattutto per merito suo. Ricordate '40 giorni e 40 notti? E 'Il Destino Di Un Cavaliere'? Ma è con 'Le Regole Dell'Attrazione' (tra i film della vita) che Shannyn si fissa come un chiodo nella testa, in un ruolo che vale una carriera. 

6 - Evan Rachel Wood - Raleigh, 1987
Chiacchieratissima, ex adolescente maledetta, fidanzata per tre anni con Marilyn Manson, con il quale ha girato il bollente video di 'Heart Shaped Glasses'. Ora, pare abbia messo la testa a posto: è sposata con Jamie Bell, ex Billy Elliot. Ad ogni modo, sempre bellissima, e davvero indimenticabile nel commovente 'The Wrestler'. Ed anche quella vecchia volpe di Woody la adora: di lei si innamora il cinico Larry David in 'Basta che funzioni'.

5 - Michelle Ingrid Williams - Kalispell, 1980
Ai tempi di 'Dawson's Creek' le preferivamo Katie Holmes, poi Michelle pian piano ci ha conquistato, rivelandosi in tutta la sua bravura e la sua malinconica bellezza. Tra le attrici drammatiche più intense degli ultimi anni: 'La Terra Dell'Abbondanza', 'Io Non Sono Qui', 'Blue Valentine', 'Take This Waltz'. Una caterva di ex fidanzati: oltre al compianto Heath Ledger, si annoverano il cantante indie Conor Oberst, Spike Jonze e il grande Jason Segel. Dolce, elegante, bellissima: gran classe.

4 - Carey Hannah Mulligan - Londra, 1985
Si è fatta amare immediatamente dopo 'An Education', sfoggiando binomio sorriso più fossette da colpo di fulmine, e non ha tradito le prime impressioni confermandosi attrice sensibile e magnifica nei successivi 'Drive', 'Non Lasciarmi' e 'Shame'. E anche ne 'Il Grande Gatsby' è tra le poche note positive. Fidanzata per anni con Shia LaBeouf, lo ha mollato per sposare Marcus Mumford dei Mumford And Sons. A dir poco fortunato, quest'ultimo ha un aspetto da quarantenne alcolizzato, malgrado sia un mio coetaneo.

3 - Marion Cotillard - Parigi, 1975
Divina. Attrice meravigliosa, vincitrice di un Oscar per 'La Vie En Rose', nel quale si imbruttisce in modo non indifferente per interpretare una dolente Edith Piaf. Come direbbe un mio amico, a different class. Amore vero, duraturo, incancellabile. Tutti i suoi ruoli sono caratterizzati da un alto tasso di passionalità: da 'Nemico Pubblico' a 'Inception', da 'Midnight in Paris' (di nuovo, Woody dimostra gran gusto) a 'Un Sapore Di Ruggine E Ossa'. E' fidanzata da anni con Guillaume Canet. Bravo lui.

2 - Keira Christina Knightley - Teddington, 1985
Amatissima oppure odiatissima. Io sono perdutamente innamorato di lei da quando tirava calci dietro a un pallone in 'Sognando Beckham'. Attrice particolarmente eclettica, passa dai ruoli in costume di 'Orgoglio e pregiudizio' e 'Anna Karenina' a quelli brillanti di 'Love Actually', ma è nei panni di Sabina Spielrein in 'A Dangerous Method' che ci manda letteralmente in visibilio. Ha sostituito Kate Moss come testimonial del profumo Coco Mademoiselle. Sposata con uno semi-sconosciuto, il tastierista dei Klaxons.

1 - Natalie Hershlag in arte Natalie Portman - Gerusalemme, 1981
Un angelo. Abbiamo cominciato ad amarla nei panni di Amidala, nel primo episodio della nuova trilogia di 'Star Wars'. Da lì, ha avuto modo di affermarsi anche come grande attrice: entusiasmante in 'Closer', ribelle in 'V per Vendetta', per arrivare al ruolo viscerale e maledetto di Nina Sayers ne 'Il Cigno Nero', che le ha permesso di vincere l'Oscar. Nessuna come Lei. Ex fidanzata di Gael Garcia Bernal e del cantante Devendra Banhart, ha sposato tale Benjamin Millepied, praticamente una nullità. 









venerdì 20 dicembre 2013

Riflessioni Spiazzanti: La Freschezza Del Cinema Italiano

Si parla spesso di una nuova ondata di registi, di autori, di cineasti, ma mi sembra che sia solo un tentativo di etichettamento mediatico. Sinceramente, non mi sembra proprio ci sia una new wave nel cinema italiano. Molti critici si sono entusiasmati per i lavori dei vari Pietro Marcello, Gianfranco Rosi, Michelangelo Frammartino, parlando di una rinascita. Questi bravi filmmaker avranno anche realizzato opere pregievoli ('La bocca del lupo' e 'Sacro GRA' lo sono senz'altro) ma, oltre a non essere conosciuti al di fuori della cerchia cinefila, il loro è comunque un cinema documentaristico. E sarà pure giusto dare al genere del documentario finalmente un'importanza di rilievo, la stessa identica che viene data al cinema di finzione. Ma non bisogna nemmeno fare l'errore opposto, ovverosia quello di considerare il documentario l'unico genere in grado di certificare lo stato di salute cinematografico di un Paese. Riguardando i miei dieci film preferiti di ogni anno, dal 2010 al 2013, su quaranta titoli ce ne sono nove italiani: non moltissimi ma nemmeno troppo pochi. Nel 2010 segnalai tra i titoli che ho amato di più 'La solitudine dei numeri primi' di Costanzo, 'Io sono l'amore' di Guadagnino e 'La pecora nera' di Celestini. Saverio Costanzo e Luca Guadagnino sono tra i registi italiani emergenti più talentuosi e inventivi, e fino a qui tutto bene. Il film di Celestini, invece, è un'eccezione, la traduzione cinematografica di uno spettacolo teatrale da parte di un autore di teatro. 'La pecora nera' non può, dunque, essere considerato nient'altro che un film a sè. Nel 2011, l'unico titolo che ho segnalato è stato 'Habemus Papam' di Nanni Moretti. Nanni Moretti. E poi, basta. Il 2012, invece, è stato a sorpresa un anno di gloria perchè ho segnalato addirittura quattro film: 'Diaz', 'Reality', 'Io e Te', 'Cesare Deve Morire'. Gli ultimi due sono di Bernardo Bertolucci e dei Fratelli Taviani, e in tre questi signori fanno 238 anni. Duecentotrentotto. 'Reality', per il sottoscritto, è il miglior film di Matteo Garrone, così come 'Diaz' è il migliore di Daniele Vicari. Se Garrone è attualmente considerato dalla maggior parte di critici e di cinefili il maggior talento del cinema italiano (insieme a Paolo Sorrentino) seppur si tratti di un regista ormai affermato, Vicari viene apprezzato anche lui più come documentarista. E per quanto abbia amato 'Diaz', non posso negare che il film sulla "macelleria messicana" di Genova sia stato stroncato e mal sopportato da tantissimi. Il 2013, infine, è stato nuovamente un anno di rara pochezza. A parte il già citato 'Sacro GRA', l'unica opera italiana davvero notevole è stata 'Miele' di Valeria Golino, la quale prima di girare 'Miele' era già Valeria Golino. Non si può certamente parlare di una vera e propria regista emergente ma della Golino che è passata dietro la macchina da presa. Dunque, di cosa stiamo parlando? Siamo davvero di fronte a una nuova ondata di talentuosi registi che sta dando nuova linfa vitale al cinema italiano? La risposta è negativa.

Emiliano Dal Toso



lunedì 16 dicembre 2013

TeleCommando: The Help

'The Help' è uno di quei film che ci riporta a quando eravamo piccoli e scoprivamo che il Cinema non era soltanto cartoni animati alle quattro del pomeriggio ma che esistevano delle persone vere che vivevano delle storie bellissime e che c'era qualcuno che, passando per caso, riprendeva queste storie bellissime. Negli anni Sessanta a Jackson, nel Mississippi, le donne bianche sono delle casalinghe borghesi e benestanti con la puzza sotto il naso mentre le donne nere lavorano per le donne bianche e, spesso e volentieri, le sostituiscono nel ruolo di mamme. Queste donne nere, spesso e volentieri, sono sottopagate, sono costrette a usare un gabinetto nel giardino per non infettare il bagno, vengono ridicolizzate e vengono licenziate. Una ragazza di ventitre anni, aspirante giornalista, decide di intervistare una di queste "domestiche" perchè racconti il suo punto di vista. Riuscirà a coinvolgere nel progetto numerose donne di colore costrette a subire incredibili ingiustizie da parte dei loro padroni e il risultato finale di questo lavoro sarà un caso letterario rivoluzionario. La seconda opera del regista Tate Taylor è decisamente impeccabile. Se, da un lato, si potrebbe tacciare 'The Help' con le solite critiche di buonismo strappalacrime, dall'altra non si può negare che la forza di questa operazione consiste nella confezione di gran classe, dall'ambientazione vintage curatissima in ogni dettaglio alla grandissima prova di tutte le splendidi attrici coinvolte. Brava Emma Stone nel ruolo della ragazza pronta a tutto pur di realizzare i suoi sogni di giustizia e verità ma le due interpreti Viola Davis e Octavia Spencer trascinano letteralmente per due ore e mezza lo spettatore in questo vortice di razzismo e coraggio, indignazione e commozione. Sorprendenti anche Bryce Dallas Howard e Jessica Chastain: la prima nei panni della perfida, la seconda in quelli della ingenua e bellissima. Per quanto prevedibile, la regia di Taylor trova l'alchimia giusta per non stancare mai, e coinvolgere teneramente. Tutti i personaggi sono analizzati a tutto tondo, curatissimi in tutte le loro sfumature. Ne è esempio la descrizione del rapporto tra il personaggio della Chastain e quello della Spencer (forse, proprio le due migliori in questo cast femminile memorabile): gradualmente, ciascuna delle due prenderà atto che possa nascere tra di loro un rapporto umano di solidarietà e di vera amicizia. Se, dunque, il punto d'arrivo di 'The Help' è il trionfo dei buoni sentimenti, il modo con cui si giunge alla loro celebrazione è tutt'altro che banale e approssimativo. I diversi momenti comici sono tipici di un prodotto disneyano, in grado di piacere davvero a chiunque. Siamo di fronte alla forza popolare del Cinema, propedeutica e didattica. E quando la confezione è talmente strabiliante, forse, anche lo spettatore più cinico può lasciarsi andare al ricordo di quando chiedeva alla mamma di mettergli le sue videocassette preferite, quelle dove si tifava per i buoni perchè i cattivi facevano paura.

Emiliano Dal Toso


domenica 15 dicembre 2013

The French Touch: Piccole Bugie Tra Amici

L'inizio di 'Piccole bugie tra amici' è folgorante. Un piano-sequenza di cinque minuti che segue l'uscita dai bagni di una discoteca e, poi, dalla discoteca stessa di Ludo (Jean Dujardin), fino al fatale scontro con un camion ad un incrocio stradale. Un grande momento di cinema, straordinariamente realistico, nel quale viene reso in modo eccezionale lo stato psico-fisico di chi esce da un locale alle sei del mattino, dopo aver fatto baldoria, tra litri di alcol e strisce di cocaina. Per quel che resta, 'Piccole bugie tra amici' è un lavoro delizioso e pregevole. Racconta la vacanza al mare di un gruppo di amici, decisamente borghesi, che ogni anno si ritrova nella villa in Aquitania di uno di loro. Ci sono tanti personaggi, ben delineati, ciascuno con le sue velleità e le sue piccolezze. Il regista Guillaume Canet è abilissimo nell'alternare lacrime e riso. I suoi modelli sono evidenti: innanzitutto, 'Il Grande Freddo' di Kasdan, benchè rimangano esclusi i sottotesti politici, ma soprattutto, il cinema di Sautet e di Cassavetes. In modo particolare, quest'ultimo è un evidente riferimento nei confronti più duri e intensi tra i protagonisti. Ma quella che è la vera carta vincente del film è il cast, affiatatissimo e brillantissimo, di belle facce, che ci fanno tendere all'identificazione. Indovinatissimo il personaggio di Marion Cotillard, bella trentacinquenne un po' sgualdrina, ottimista e di sinistra, che ha grande facilità nello districarsi tra uomini (e donne) e grande difficoltà nell'affezionarsene durevolmente. Bravi Gilles Lellouche e Laurent Lafitte, il primo un attoruncolo bastardo ma simpatico, il secondo un tenero fessacchiotto, entrambi innamorati e non esattamente corrisposti. Bene anche Benoit Magimel, marito di buona famiglia in preda a pulsioni omosessuali; superlativo Francois Cluzet, il protagonista invalido di 'Quasi amici', qui nettamente superiore. Il suo Max è una figura tragicomica, che l'attore rende con meravigliose sfumature di imbarazzo, goffaggine e immaturità (malgrado sia il più vecchio della brigata). In diversi passaggi, la risata scatta fragorosa proprio grazie a lui. Per concludere, Canet si è lasciato andare al film che chiunque di noi vorrebbe girare, chiunque abbia quel gruppo di persone attorno a sè, che più che amici sono compagni di Vita. 'Piccole bugie tra amici' è autentico, a volte un po' sbrodolato ma vivace e pulsante. Da segnalare anche la colonna sonora molto modaiola e radical-chic, perfettamente in linea con questa bella commedia francese, che è come quell'amico con un milione di difetti ma che riesce sempre a farsi dannatamente voler bene.

Emiliano Dal Toso





venerdì 13 dicembre 2013

Opinions: Trent'Anni Di Cinepanettone

Andiamo subito al sodo. Non si dice mai esplicitamente, ma uno dei motivi per cui ogni anno il cinepanettone di turno viene stroncato è che si celi dietro uno spirito di berlusconismo. La critica più diffusa è quella relativa al fatto che i personaggi dei cinepanettoni non vengano mai condannati ma siano sempre assolti: si ride di loro ma si ride anche con loro. Secondo i critici, i cinepanettoni sono scevri da ogni forma di critica sociale, sono volgari e incassano troppo. E, per alcuni, sono anche responsabili dell'abbassamento culturale del Paese. Ciononostante, la mia passione "cinepanettonesca" non mi ha impedito di prendere il diploma di maturità classica, di innamorarmi della letteratura americana del Novecento, di trovare più di una ragione di vita nel cinema di Takeshi Kitano e di Aki Kaurismaki, e di votare a Sinistra. Massimo Boldi non mi ha impedito di ridere a crepapelle davanti a 'Io e Annie' di Woody Allen e Christian De Sica non è stato un ostacolo perchè mi entusiasmassi per le commedie di Billy Wilder. I cinepanettoni non hanno mai messo in pericolo le mie buone maniere: cerco di non ruttare quando sono in compagnia di una ragazza che mi piace, non urlo parolacce se incontro in discoteca diciottenni mezze nude. Il primo cinepanettone risale al 1983: undici anni prima che Silvio Berlusconi entrasse in politica. Nel 1987, uscì nei cinema 'Montecarlo Gran Casino': tra i protagonisti figurava anche un certo Paolo Rossi, giovane comico proveniente dalla scuola milanese dell'Elfo. Il film fu un flop colossale, al punto che De Laurentiis fu costretto a licenziare Boldi e De Sica. Li riassunse due anni più tardi, dopo che i due, insieme a Calà, sbancarono il botteghino con un altro produttore grazie a 'Fratelli d'Italia'. Da allora, per quindici anni, Boldi e De Sica sono diventati, casualmente, una coppia inossidabile, perfetta, entrata nell'immaginario collettivo. Nessuno dei due ha mai avuto, nella loro carriera, pretese autorali. La loro unica interpretazione drammatica è stata per entrambi in un film di Pupi Avati: nelle interviste, quando ne parlano, si mettono a ridere, non la prendono sul serio. E, poi, la loro comicità sarà pure volgare ma è terrena, italiana, non racconta frottole. I loro personaggi, mediocri e disonesti, non verranno condannati ma non vengono neppure osannati. Ogni volta finiscono male, lasciati dalle mogli, poco sopportati dai figli, tampinati dai creditori. Con queste caratterizzazioni e con canovacci sempre molto simili tra loro, Boldi&De Sica hanno proposto per quindici anni un prodotto di pura "evasione". Chi è interessato, paga il biglietto e sa cosa andrà a vedere. Chi non è interessato, non li va a vedere. Nel 2005, 'Natale a Miami' sancisce la fine del sodalizio. Tra i due, va meglio a De Sica, che rimane con De Laurentiis e continua a fare incetta di incassi al botteghino. Otto anni dopo la loro separazione, il prodotto cinepanettone sopravvive ma, per il sottoscritto, la proposta è diventata meno "volgare", ancor più familista e, per questo, meno divertente. Se un film non mi ispira fiducia, scelgo di non pagare il biglietto e di non andarlo a vedere. E non penso, invece, che se qualcuno lo voglia vedere sia una vergogna o il segno di un abbassamento culturale. Dirò di più. Resto convinto che la volgarità sia, spesso e volentieri, funzionale alla comicità: non mancano parolacce nè riferimenti sessuali nei film di Mel Brooks, in quelli dei Farrelly, o in quelli di Francis Veber. La volgarità contestualizzata, talvolta, può produrre una sana risata liberatoria. Ridere per un "va' a morì ammazzato" detto da Christian De Sica non mi ha mai creato imbarazzo. Guardare la "televisione" di Fabio Fazio, invece, sì.

Emiliano Dal Toso


lunedì 9 dicembre 2013

I Film Dell'Anno Degli Amici Lettori

Tarantino, Sorrentino, Kechiche. Questo è il podio, questi sono i registi dei film che hanno dominato l'annata, secondo il giudizio degli amici lettori. Vince 'Django Unchained', dopo i trionfi di 'Melancholia' e 'Moonrise Kingdom' negli anni passati. Tarantino dopo Von Trier e Wes Anderson, dunque. Autori che hanno un loro marchio riconoscibile, una poetica e un'estetica molto definita. E questo all'amico lettore medio piace. Interessante.

Alice Grisa
Holy Motors 
La Grande Bellezza 
Spring Breakers
"Cercare la grande bellezza" e "la bellezza del gesto" si possono trovare anche in uno spring break con la colonna sonora di Britney Spears?

Alice Previtali
La Grande Bellezza
Django Unchained
La Mafia Uccide Solo D'Estate

Alvise Wollner
Locke: magistrale interpretazione di Tom Hardy per un film che regala il massimo con il minimo sforzo. Vero vincitore di Venezia 70 dov'è passato ingiustamente fuori concorso.
Spring Breakers: fantastica parabola adolescenziale o delirio violento e lisergico? La pellicola di Korine spiazza e stupisce, merito anche di un incredibile James Franco e di un gruppetto di principessine Disney che hanno perso per sempre la loro innocenza.
La Vita Di Adele: film capitale sull'educazione sentimentale di una splendida adolescente francese. Come recita il titolo, non è più cinema quello che abbiamo davanti, ma la vita stessa in tutte le sue più meravigliose sfaccettature.

Angelica Gallo
Il Lato Positivo
Blue Jasmine
La Vita Di Adele

Arianna Montanari
La Grande Bellezza
Django Unchained
Blue Valentine/Come Un Tuono

Denise Spinelli
Django Unchained: perchè, alla sua maniera, i furti di Tarantino colorano lo spirito e rafforzano le vecchie pellicole italiane
La Migliore Offerta: un film italiano che "si vende al meglio"
Lunchbox: per cambiare un po' "genere"

Francesca Mandelli
La Grande Bellezza
Django Unchained
Miele

Giancarlo Mazzetti
Il Passato: ufficiale, Farhadi è un gigante del cinema; con questo film lascia l'Iran per sbarcare in Francia e crea un prodotto meraviglioso per precisione e costruzione. Sceneggiatura al limite della perfezione e attori bravissimi.
Miele: sorprendentemente, Valeria Golino si dimostra all'altezza di un argomento difficilissimo da trattare senza ricadere nella banalità. Un film sincero, onesto e delicato.
Miss Violence: un film greco che riesce a sconvolgere. Una storia agghiacciante di cui non si può dire niente senza rovinarlo. Il lato oscuro della normalità.

Giovanni Dal Toso
Django Unchained
Rush
Una Notte Da Leoni 3

Graziano Biglia
La Vita Di Adele: se avessi le ghiandole lacrimali, avrei pianto come Natalie Portman in 'Leon', ma sono un noto insensibile. Capolavoro di realismo, mai melenso o ricattatorio.
Miss Violence: torbido, malsano ed euripideo, meritato premio alla regia a Venezia (scusa Emiliano).
Locke/Tom A La Ferme: i personaggi migliori visti al Lido vengono da questi piccoli capolavori che probabilmente non verranno mai distribuiti.

Ivan Brentari
La Grande Bellezza
La Migliore Offerta
Cloud Atlas

Jacopo Bravin
Django Unchained: perchè è Tarantino ai massimi livelli.
Rush: perchè è un affresco a 360 gradi della Formula Uno di quegli anni, esemplificata nel dualismo (un po' forzato) dei due avversari. Sudore, benzina, coraggio.
La Migliore Offerta: amarissimo, come piace a me.

Linda Grazia Pola
Mood Indigo - La Schiuma Dei Giorni: espressione surreale di una storia reale.
La Vita Di Adele: meraviglia e potere della passione amorosa.
La Migliore Offerta: bello nelle immagini, originale nella storia, trascinante nei tempi. Tenero e crudele.

Lorenzo Gramatica
The Master
Spring Breakers
Miss Violence

Luca Ottocento
The Master
Spring Breakers
Philomena

Luca Recordati
The Grandmaster
La Grande Bellezza
La Vita Di Adele

Marco Dal Toso
No - I Giorni Dell'Arcobaleno
Viva La Libertà
Dream Team

Marco Solè
The Master
Il Lato Positivo
Vita Di Pi

Martina Pattonieri
Frances Ha
Sugar Man
Inside Llewyn Davis


Massimiliano Gavinelli
Locke/We Are The Best!
Django Unchained
Come Un Tuono

Mattia De Gasperis
Django Unchained
Sugar Man
Miele

Melis Rossi
The Grandmaster
Il Lato Positivo
Questione Di Tempo


Paolo Quaglia
The Grandmaster: per l'estetica.
Sole a Catinelle: perchè il cinema italiano necessita di spessore.
Escape Plan/La Grande Bellezza: perchè le trombe del giudizio suoneranno per tutti quelli che credono in quello che fanno e in un mondo Boldrinizzato abbiamo ancora bisogno di uomini.

Riccardo Tanco
Il Tocco Del Peccato
La Vita Di Adele
Tom A La Ferme


8 Django Unchained
7 La Grande Bellezza
6 La Vita Di Adele
4 La Migliore Offerta, Spring Breakers
3 The Grandmaster, Il Lato Positivo, Locke, The Master, Miele, Miss Violence
2 Come Un Tuono, Rush, Sugar Man, Tom A La Ferme
1 Blue Valentine, Il Tocco Del Peccato, Holy Motors, Cloud Atlas, Lunchbox, Il Passato, Escape Plan, Sole a Catinelle, We Are The Best!, La Mafia Uccide Solo D'Estate, No - I Giorni Dell'Arcobaleno, Viva La Libertà, Dream Team, Mood Indigo - La Schiuma Dei Giorni, Vita Di Pi, Blue Jasmine, Una Notte Da Leoni 3, Questione Di Tempo, Philomena, Frances Ha, Inside Llewyn Davis







La Superclassifica Del 2013

Ridi e il mondo riderà con te, piangi e piangerai da solo.

20 - Fedele Alla Linea/Sugar Man - Germano Maccioni/Malik Bendjelloul
Perchè è la Musica nei suoi aspetti più marginali.

19 - Il Lato Positivo - David O. Russell
Perchè il nevrotico bipolare Bradley Cooper mi sembra incredibilmente sano.

18 - Stoker - Park Chan Wook
Perchè, a volte, l'abito fa il monaco.

17 - The Grandmaster - Wong Kar Wai
Perchè nell'ultima mezz'ora siamo di nuovo in the mood for love.

16 - Sacro GRA - Gianfranco Rosi
Perchè è un film che parla, sostanzialmente, di disgraziati.

15 - Facciamola Finita - Seth Rogen, Evan Goldberg
Perchè è bello non prendersi sul serio.

14 - Oh Boy - Un Caffè a Berlino - Jan Ole Gerster
Perchè i perdigiorno sono gli ultimi romantici.

13 - Come Un Tuono - Derek Cianfrance
Perchè Ryan Gosling muore dopo trenta minuti.

12 - Mood Indigo - La Schiuma Dei Giorni - Michel Gondry
Perchè adattare bene Boris Vian è da veri fuoriclasse.

11 - La Migliore Offerta - Giuseppe Tornatore
Perchè l'amore è un disturbo maniacale.

10 - Miele - Valeria Golino
Perchè Jasmine Trinca è una bomba. E la Golino ha molta voglia di allontanarsi dalla retorica dell'autorialismo italiano politicamente corretto.

9 - Flight - Robert Zemeckis
Perchè i demoni e le ossessioni non si scacciano. Possiamo essere molto bravi a salvare la vita degli altri e non essere in grado di provare il minimo rispetto per la nostra.

8 - Rush - Ron Howard
Perchè racconta di personalità opposte, di fuoriclasse meticolosi e autodistruttivi, di corse fino all'ultimo respiro. Un film per uomini, per quelli che fanno esaltare e sanno esultare.

7 - No - I Giorni Dell'Arcobaleno - Pablo Larrain
Perchè l'illusione di un altro mondo possibile non può nemmeno essere concepita senza un'abile strategia di marketing. Via la dittatura di Pinochet, dentro quella del consumismo e della superficie.

6 - Questione Di Tempo - Richard Curtis 
Perchè mi ha fatto battere forte il cuore. Non una semplice commedia sentimentale ma un grande film sulle seconde possibilità, sul significato del destino, sulla Vita che non aspetta.

5 - Django Unchained - Quentin Tarantino
Perchè è l'apoteosi della poetica fanzinara di Tarantino. Puro Cinema che si nutre di Cinema regalando Cinema. Il semplice gusto dell'avventura, del racconto, nient'altro.

4 - Il Tocco Del Peccato - Jia Zhang Ke
Perchè la violenza non sorprende più. E sembra che sia l'unica soluzione possibile per colmare la distanza tra ricchezza e disperazione.

3 - Spring Breakers - Harmony Korine
Perchè è la vera celebrazione della "grande bellezza", dell'estetica, della consistenza della superficie. Un'opera visivamente epocale, un capolavoro pop, lontano da moralismi e gratuite provocazioni.

2 - La Vita Di Adele - Abdellatif Kechiche
Perchè è l'Amore in tutte le sue forme, che appassiona, e gronda di lacrime e sudore. Preciso, dettagliato, commovente. E quando ci rendiamo conto che è svanito, non si può far altro che andarsene.

1 - The Master - Paul Thomas Anderson
Perchè va in direzione ostinata e contraria. Mi basta Joaquin Phoenix, vera anima persa, vero volto di sconfitta e di redenzione, che vaga senza meta, sale su una nave e si ubriaca. Questo è il mare.

ATTORE DELL'ANNO: Bradley Cooper (Come Un Tuono, Il Lato Positivo)

ATTRICE DELL'ANNO: Jasmine Trinca (Miele)






P

martedì 3 dicembre 2013

Flop Ten - Le Delusioni Del 2013

E' solo un gioco ma in pochi lo capiscono.

10 - La Grande Bellezza - Paolo Sorrentino
Il secondo film sbagliato di Sorrentino di fila, oltretutto con molti dei difetti del precedente: programmaticità, manierismo, facili bersagli. Il ritratto della Roma altoborghese all'insegna della decadenza dei costumi è davvero scontato, inondato di una retorica sulle conseguenze del berlusconismo fuori tempo massimo. E un senso registico di onnipotenza non aiuta nemmeno nei passaggi più intimisti e malinconici.

9 - Gangster Squad - Ruben Fleischer
Una grande delusione per chi aveva apprezzato il lavoro precedente del regista, l'atipica commedia horror Benvenuti a Zombieland. Sceneggiatura zoppiccante, un'estetica che vorrebbe rimandare ai comics ma che risulta soltanto estetizzante e, a tratti, ridicola. E, soprattutto, un cast a dir poco insopportabile: Josh Brolin non ci è mai stato simpatico, su Gosling stendiamo un velo pietoso, Sean Penn è fintamente sopra le righe.

8 - Gli Amanti Passeggeri - Pedro Almodovar
C'era una volta Pedro Almodovar. Se Sorrentino ha inanellato due film brutti consecutivi, Almodovar ne ha tirati fuori due imbarazzanti. Una serie infinita di macchiette e di trovate che non fanno mai ridere, dialoghi che suscitano imbarazzo. E quello che un tempo era un erotismo passionale e travolgente, ora è diventato sciatteria e volgarità. Altro che cinepanettoni.

7 - Giovane E Bella - Francois Ozon
Uno dei film peggiori che abbia mai visto sull'età dell'adolescenza. Vuoto, inconsistente, non ha mai il coraggio di prendere una posizione nè un punto di vista. Banalissimo, poi, nelle dinamiche psicologiche: il patrigno che comincia a provoleggiare con la figliastra quando scopre che, di nascosto, si prostituisce non si può vedere. Uno dei pochi casi in cui hanno ragione quelli che sostengono che il cinema francese sia "da fighetti".

6 - Educazione Siberiana - Gabriele Salvatores
Salvatores lo abbiamo sempre amato, tanto che gli abbiamo dedicato anche una Retrospettiva. Ma la traduzione cinematografica del (discreto) romanzo di Lilin è piattissima e noiosissima. Certi passaggi sembrano addirittura girati controvoglia, come se fossero destinati a una fiction di Raiuno. E questo, per uno dei nostri premi Oscar, è un peccato imperdonabile.

5 - The Canyons - Paul Schrader
Clamoroso bidone dal regista di 'American Gigolo' e sceneggiatore di 'Taxi Driver' e 'Toro scatenato'. Sembra di assistere a una puntata scadente de 'L'ispettore Derrick' in versione soft porno, ma con una fotografia peggiore. Si respira un'aria da patinato marcio. Completamente inespressivo il protagonista James Deen, meravigliosamente sfatta Lindsay Lohan, maialona di proporzioni cosmiche.

4 - Il Grande Gatsby - Baz Luhrmann
Forse, il vero grande flop del 2013. C'erano buone aspettative per la rivisitazione in chiave pop del grande romanzo di Francis Scott Fitzgerald ma il risultato è stato a dir poco deludente, eccessivamente kitsch e ridondante. Ma, soprattutto, mai davvero coinvolgente ed emozionante. E se il Jay Gatsby di Di Caprio può avere un suo fascino, il Nick Carraway di Tobey Maguire è da prendere a schiaffi.

3 - Bling Ring - Sofia Coppola
Qualche anno fa pensavamo di aver trovato una giovane regista che avesse il dono di raccontare con ironia e leggerezza le piccole cose, le "schiume dei giorni", i turbamenti giovanili. Comincio a pensare che ci sbagliavamo. Dopo il vuoto pneumatico di 'Somewhere', ecco un altro film che non è niente, privo di spessore e di reale interesse, sociologicamente inutile.

2 - Giovani Ribelli - John Krokidas
Il regista è un signor Nessuno, che ha avuto la presunzione di esordire con un film sulle radici della Beat Generation, infangandolo di feuilleton tra personaggi insopportabili, che vengono caratterizzati come figli di papà pseudo-trasgressivi. Non c'è mai uno slancio davvero provocatorio o un'evoluzione narrativa più complessa di quella degli episodi di Dawson's Creek. Ginsberg, Borroughs, Kerouac, rivoltatevi nella tomba.

1 - Solo Dio Perdona - Nicolas Winding Refn
Mi sembra che Winding Refn sia il più grande fraintendimento del cinema del nuovo millennio. Un po' come Ricardo Quaresma fuoriclasse assoluto: se 'Drive' aveva ingannato con i suoi omaggi al cinema degli anni 80, con 'Solo Dio Perdona' la mediocrità è manifesta, quella tipica di chi ha l'arroganza di mostrarsi come un grande artista, perchè tanto si è già artisti, si è già autori, si è già geni, quando invece non si è altro che dei miseri dilettanti. Nicolas, pensavi di essere Van Basten, invece sei Ze Eduardo.

PEGGIOR ATTORE: Ryan Gosling (Solo Dio Perdona, Gangster Squad)
E' talmente scarso che, ormai, comincia a farmi un po' di simpatia. Un uomo che ha deciso di fare della fissità e della monoespressività un marchio di fabbrica.

PEGGIOR ATTRICE: Lindsay Lohan
(The Canyons)
Non un'attrice, ma una vacca. In calore. Forse, era proprio quello che voleva il regista di 'The canyons' per il ruolo di una ninfomane viziata. E chi meglio di Lindsay poteva interpretarlo.













martedì 26 novembre 2013

Flop Ten - Film Detestati

Il cinema ci consola dalla bruttezza del mondo ma, a volte, il mondo ci consola dalla bruttezza del cinema.

10 - Vicky Cristina Barcelona - Woody Allen, 2008
Golden Globe come miglior commedia proprio alla più brutta commedia di Woody Allen di sempre, uno spot cartolinesco tra Barcellona e Oviedo, artificioso, stereotipato, nel quale suscitano interesse soltanto il trio di gnocche scelto come protagoniste. Ma a livello di scrittura, di intelligenza, di profondità, è lo zero assoluto.

9 - The Hurt Locker - Kathryn Bigelow, 2008
Vincitore dell'Oscar come miglior film, sconfiggendo il più quotato 'Avatar', è un film di guerra di una banalità sconcertante, rumoroso, fastidioso, anche abbastanza inquietante nelle sue tesi. Tra i tanti bei lavori che sono stati girati sul conflitto iracheno, sia all'interno ('Redacted') che dall'esterno ('Nella valle di Elah', 'The Messengers'), Hollywood ha scelto di premiare il peggiore.

8 - Lussuria - Ang Lee, 2007
Vincitore del Leone D'Oro a Venezia nel 2007, in un concorso che era pieno zeppo di capolavori (oltre ai già citati De Palma e Haggis, c'erano 'Jesse James' di Dominik, 'Io non sono qui' di Haynes e 'Cous Cous' di Kechiche). Il film con le scene di sesso più scadenti e patinate che abbia mai visto, mortalmente noioso, tronfio, portatore di un'idea di cinema vecchia e senza il minimo trasporto emotivo.

7 - Inland Empire - David Lynch, 2006
Il film con cui David Lynch ha scelto di concludere la sua carriera dietro la macchina da presa. Poteva farlo prima, con il meraviglioso 'Mulholland Drive'. 'Inland Empire' è pura masturbazione, inaccessibile e impossibile da decifrare per chiunque, anche dal suo stesso autore, probabilmente l'unico regista al mondo che si sia potuto permettere il lusso di girare un film di tre ore completamente "a belìn de càn", come dicono a Genova.

6 - Le Invasioni Barbariche - Denys Arcand, 2003
La quintessenza del radicalchicchismo, cinema adatto per ricchi borghesi renziani che sentono il bisogno di andare a letto con la coscienza a posto. Scandalosamente premiato con l'Oscar per il miglior film straniero, è un'interminabile e insopportabile sfilza di luoghi comuni di un ex sessantottino che sul letto di morte ricorda a tutti quanto siano belle la vita, il vino e le donne. Mortale.

5 - Somewhere - Sofia Coppola, 2010
Allucinante Leone D'Oro del 2010. In quel concorso c'erano due film enormi come 'Post Mortem' e 'Ballata dell'odio e dell'amore' ma il presidente della Giuria Tarantino scelse di premiare la sua ex fidanzata Sofia Coppola, forse per ragioni extracinematografiche, chissà. Dopo due bei film e mezzo, la regista rivela tutta la sua fragilità e inconsistenza, caratteristiche confermate anche nel recentissimo 'Bling Ring'.

4 - Bella Addormentata - Marco Bellocchio, 2012
Tanto clamore per un mancato Leone D'Oro ad un film che è stato interpretato come una grandiosa parabola sul vero significato dell'amore ma che il sottoscritto ha interpretato soltanto come un'estenuante e arrogante lezioncina di etica. Credo sinceramente che si possano fare film sull'eutanasia in modo molto meno ricattatorio, senza dover per forza apparire buonisti e superficiali (vedi 'Miele' della Golino).

3 - The Millionaire - Danny Boyle, 2008
Imbarazzante Oscar per la statuetta principale a quello che considero il film più brutto degli anni Duemila. Credevo che Danny Boyle fosse il regista di 'Trainspotting', evidentemente c'è un suo omonimo che ha girato le pubblicità per i villaggi Valtour. Se la memoria non mi inganna, quell'anno erano usciti anche 'The Wrestler' di Aronofsky e 'Il cavaliere oscuro' di Nolan. Ho detto tutto.

2 - Prima Dell'Alba - Richard Linklater, 1995
Mi sono sorpreso quando ho scoperto che lo sceneggiatore non è lo stesso che scrive le frasi sui bigliettini dentro ai Baci Perugina. E sono ancor più allibito per il fatto che questo torturante dialogo enciclopedico tra un borioso americano e una fighettina francese sia diventato un cult generazionale, e che il regista sia quello di 'Boyhood'. Non bastava, ci volevano anche due sequel, 'Prima del tramonto' e 'Prima di mezzanotte'.

1 - Blow - Ted Demme, 2001
Il film che ha sancito la morte artistica di Johnny Depp. Un prodotto indecente che può piacere veramente soltanto al diciottenne milanese medio, mentre nelle cuffie ascolta l'ultimo album di Guè Pequeno o di Emis Killa. Da suicidarsi la mezz'ora finale, patetica e ruffiana, in cui il protagonista bello e maledetto si trasforma in eroe da Chiringuito. Il regista è deceduto pochi mesi dopo averlo girato, riposi in pace.













martedì 19 novembre 2013

Top Ten Classici Disney

10 - Bianca e Bernie nella terra dei canguri - 1991
Diventerai una bella borsa per signore. Raro esempio di un sequel superiore all'originale, è uno dei migliori omaggi Disney al cinema d'avventura, con diversi saccheggi da I predatori dell'arca perduta. La topolina Bianca è stata la prima "attrice" della quale mi sono innamorato, a quattro anni, anticipando le varie Natalie Portman e Keira Knightley.

9 - Basil L'Investigatopo - 1986
Oh Rattigan oh Rattigan, non cambiare mai, oh Rattigan oh Rattigan sei tu il più cattivo fra noi. Nuovamente topi, in questo caso però i riferimenti sono nei confronti dei personaggi di Conan Doyle. Fantastica ambientazione londinese, simpaticissimo il nevrotico protagonista, e poi c'è Rattigan, uno dei più cattivi in assoluto, dal sapore vagamente pre-berlusconiano.

8 - Il Libro Della Giungla - 1967
Sapessi quanto è facile trovar quel po' che occorre per campar. L'ultimo film con Disney ancora in vita, basterebbe soltanto menzionare l'incredibile dialogo tra gli avvoltoi che non sanno cosa fare per elevarlo a uno dei cartoni animati più esilaranti di sempre. Fantastico il dualismo tra la saggia pantera Bagheera e lo spensierato orso Baloo, da vero buddy movie alla Bud Spencer e Terence Hill.

7 - Robin Hood - 1973
Son felici del successo delle loro gesta, urca urca tirulero oggi splende il sol. Il classico Disney in versione folk, un po' hippie e un po' irish, antimonarchico, si ruba ai ricchi per dare ai poveri. Indimenticabili diversi personaggi: Robin è il dandy, Little John l'amico birraiolo, ma soprattutto il principe Giovanni è un Mario Monti molto più simpatico ed è supportato dal pedante ed esilarante consigliere sir Biss.

6 - La Carica Dei 101 - 1961
Al sol vederla muori d'apprension, Crudelia, Crudelia De Mon. Passato alla storia, in modo particolare, per la sua cattiva, a metà strada tra Margaret Thatcher e Letizia Moratti. Un vero spasso per qualsiasi cinofilo, ma anche per i cinefili che riconosceranno le citazioni da La grande fuga. Il protagonista è un Hugh Grant che riesce a trovare l'anima gemella ovviamente solo per merito del suo bellissimo dalmata.

5 - Gli Aristogatti - 1970
Tutti quanti voglion fare il jazz, perchè resister non si può al ritmo del jazz. Nell'edizione italiana perde la voce di Scatman Crothers ma soprattutto l'irlandesità del gatto O'Malley, che diventa il romanaccio Romeo er mejo der Colosseo. Ciononostante, rimane uno dei cartoni animati più divertenti in assoluto, grazie al contrasto Parigi aristocratica contro Parigi dei bassifondi.

4 - La Bella E La Bestia - 1992
Ti sorprenderà come il sole ad est, quando sale su e spalanca il blu dell'immensità. Il primo film d'animazione a ricevere la candidatura agli Oscar per la statuetta principale, è uno dei più crudeli e profondi, ed erotici. Da segnalare la scollatura dell'abito della protagonista ma a entrare nella Storia sono i due personaggi di contorno, il candelabro Lumière e la pendola Tockins.

3 - Aladdin - 1993
Il mondo è mio, è sorprendente accanto a te. Contiene probabilmente la canzone più bella dei classici Disney e una d'amore tra le più belle di sempre, egregiamente cantata in versione neomelodica da Gigi D'Alessio e Anna Tatangelo. Prosegue la rappresentazione di un personaggio femminile piuttosto procace e si strizza l'occhio a un umorismo alla Looney Tunes, grazie all'irrefrenabile Genio e alle invenzioni affidate al tappeto volante.

2 - Il Re Leone - 1994
Can you feel the love tonight, it is where we are. Altra canzone memorabile, firmata addirittura da Elton John, ma l'opera si rivela straordinaria perchè è un vero e proprio romanzo di formazione, sofferto, che non risparmia parecchi passaggi tragici e shakespeariani. I momenti più rilassanti sono affidati al clamoroso duo Timon e Pumbaa, ai quali si deve l'ormai mitologica Hakuna Matata.

1 - La Spada Nella Roccia - 1963
Sempre in alto mira e va, esci dalla mediocrità. L'adolescenza di Re Artù, cioè Semola, ragazzetto un po' timido e sfigato che si riscatta grazie agli insegnamenti di Mago Merlino, clamoroso personaggio che a un certo punto prende la spiazzante decisione di trasferirsi a Honolulu. Finale di una poesia sensazionale, con il protagonista che estrae la spada e viene acclamato dal popolo. Cala cala Merlino, tutto il resto sono barbagianate.







giovedì 14 novembre 2013

Film VS. Libro: Cloud Atlas

'L'atlante delle nuvole' di David Mitchell (Frassinelli, 2005) è un libro sorprendente, complesso, elegante, bello. L'autore ha scelto una struttura a specchio. La progressione dei racconti procede in forma cronologica, e poi, a metà, decresce all'inverso. Mitchell presenta la storia, via via, attraverso espedienti. Una volta è un diario, una volta un romanzo epistolare, o un interrogatorio, o un libro nel libro. Il linguaggio è sempre curato e non scade (quasi) mai nel verboso. Tutte le storie, tutte le vite sono connesse da un'infinità di particolari che è meglio scoprire da soli. I personaggi sono accomunati tra loro da una voglia a forma di cometa. Lottano per migliorare la propria condizione. Sconfiggere la malattia, raggiungere il successo o la verità, ottenere la libertà, propria o dei propri simili, o la sopravvivenza. Non tutti gli episodi sono egualmente riusciti. Il più bello è quello di Sonmi-451, uno dei replicanti (artifici) che l'incubo ipercapitalistico del futuro del futuro ha costruito per servire gli umani, schiavi a loro volta del sistema e della ricchezza che essa ha generato. Al posto della croce ci si fa il segno del dollaro. Gli oggetti sono identificati coi brand più famosi che li producono, e i nomi comuni di cosa sono scomparsi. I consumatori (non si parla più di cittadini) pagano merci e servizi con l'Anima, un chip impiantato sotto il pollastrello dell'indice. E' illegale non spendere tutti i propri averi entro fine mese. Malthus viene venerato come un semidio. Allo stato delle cose si oppone l'Unione, un'organizzazione rivoluzionaria clandestina che cerca di abbattere l'Unanimità, ovvero il governo riconosciuto. Sonmi, sensibile e predisposta all'Ascensione, può diventare uno strumento, il megafono attraverso il quale si chiamino alla rivolta tutti i replicanti. E' chiaro che in 'Cloud Atlas', il film, questo episodio sia stato diretto dai fratelli Wachowski. I rimanenti sono stati divisi tra i bros. e Tom Tykwer. Ora, pensare di fare un film da 'L'atlante delle nuvole' è una follia. Pensare di farlo. Questi tre signori lo hanno fatto. Il film è, per forza di cose, la riduzione cinematografica del libro. I concetti sono molto più semplificati. Chi non ama in una vita ci riuscirà nell'altra, chi non vide la verità la vedrà, chi è schiavo diventerà dio. "Tutto è connesso", è la facile frase scelta per presentare il film. Molti hanno parlato di un film e un libro new age. Non lo so. Il film cavalca molto più di certe suggestioni hippie. Certo, anche nel libro si parla di reincarnazione. C'è una dimensione religiosa forte, in certi momenti cristiana o cristianeggiante, anche a livello simbolico (la voglia a forma di cometa, Sonmi-Gesù). Non credo però che il film ritrovi appieno il fulcro dell'opera di Mitchell. Lì la cifra di tutto è molto più umana. E' il Sacro nell'Uomo. Che si annida nella capacità di persistenza degli uomini stessi. Nella voglia di lottare e morire per la libertà. Se è vero che il male e la schiavitù attraversano i secoli, è anche vero che ci sarà sempre qualcuno che si metterà di traverso. 'Cloud Atlas' è più vuoto rispetto all''Atlante', se preso in sé e per sé, ma, se rapportato alla recente filmografia dei Wachowski, diventa altro, va oltre le stesse intenzioni di Mitchell, e rappresenta la fine di un percorso più ampio. Come qualcuno ha notato, i fratelli Wachowski sono sempre stati preveggenti. 'Matrix' ha anticipato l'avvento della tecnodittatura delle macchine sull'uomo (se andate in metropolitana, guardate quelli che non alzano gli occhi dagli smartphone). In quegli stessi anni, Facebook ha esaltato l'individualità e la solitudine, nascondendole sotto il manto "social". 'V per Vendetta' è stata la reazione alla parcellizzazione sociale imposta, e non a caso ha fornito spunti e anche icone ai vari movimenti Occupy. 'Cloud Atlas' ha aperto uno squarcio sul futuro possibile, che ha le proprie basi nella riappropriazione del concetto di Comunità e, prima ancora, di quello di Umanità. Sebbene viziato da una certa faciloneria all'americana nell'analisi socio-politica della realtà, il discorso è interessante. 'Matrix' ha individuato la malattia, 'V per Vendetta' è stato lo spasmo durante la formazione degli anticorpi, 'Cloud Atlas' è la cura. 

Non capisco come hai fatto a non intuire che si trattava di pura fantascienza.

Le rivoluzioni sono sempre pura fantascienza finchè non accadono; poi diventano realtà storiche inevitabili.
Ivan Brentari




sabato 9 novembre 2013

Top 5 Milanow - Milano Oggi

A Milano la vida loca si fa.

Milano è la mia città. Una città ormai descritta dalla maggior parte di registi, cantanti, scrittori e artisti vari soltanto attraverso stereotipi: da una parte le discoteche e la cocaina, dall'altra le periferie e la delinquenza. Nel mezzo, il milanese che lavora, che va sempre di fretta, sull'orlo di una crisi di nervi. Recentemente, ho visto due film che secondo me non raccontano in maniera corretta Milano, 'La variabile umana' di Oliviero e 'L'intrepido' di Amelio. Entrambi i lavori la dipingono come un luogo eccessivamente umbratile, cupo, spettrale. Di conseguenza, mi è venuto automatico pensare a quali siano stati i film degli ultimi anni in grado di cogliere almeno alcuni aspetti autentici di Milano.

5 - Fame Chimica - Paolo Vari & Antonio Bocola, 2003
Il famoso film sulla Barona, uno dei quartieri più discussi sulle pagine di cronaca dei giornali. E' il migliore sulle periferie milanesi. Seppur girato in maniera piuttosto naif, non si può non riconoscere una certa sincerità e trasparenza nell'operazione, che evita ogni tipo di spettacolarizzazione. Fa sicuramente sorridere lo schematismo con il quale l'operaio impegnato viene contrapposto allo spacciatore zarro, ciononostante è un'opera che, con pochi mezzi, inquadra bene una realtà, senza retorica.

4 - Happy Family - Gabriele Salvatores, 2010
Uno dei migliori Salvatores degli ultimi tempi, indubbiamente debitore della commedia stilizzata alla Wes Anderson. Ottimo cast (simpatico De Luigi, irrefrenabile Abatantuono, superlativo Bentivoglio) e sullo sfondo una Milano romantica, solare, un po' malinconica, tra i Navigli, Porta Genova, Brera e il Teatro Carcano. Bellissime alcune riprese che puntano verso l'alto, verso le guglie del Duomo e verso le terrazze colme di fiori di alcuni palazzi del centro.

3 - A Casa Nostra - Francesca Comencini, 2006
Si', questo è un film duro, che punta il dito contro Milano e alcuni dei suoi loschi individui, in modo particolare politici e banchieri. Ma lo fa senza fronzoli, in maniera aggressiva, senza alcuna tentazione di facile caratterizzazione. A differenza di Oliviero e Amelio, Francesca Comencini è interessata all'oggettiva rappresentazione di chi Milano la conosce, e la descrive nella sua meschinità perchè è altrettanto consapevole della sua bellezza.

2 - Come L'Ombra - Marina Spada, 2006
E' il secondo capitolo di una trilogia sulla Milano meno appariscente, dopo Forza Cani (che raccontava di squatter e di fabbriche abbandonate) e prima del più celebre Il mio domani (sulla Milano manageriale). Ambientato in estate, in una città praticamente deserta, racconta la storia di una agente di viaggio, poco più che trentenne, un po' insofferente, ma responsabile e tollerante. Un bellissimo ritratto femminile, lontano da ogni luogo comune. E, sullo sfondo, una meravigliosa Porta Romana.

1 - Io Sono L'Amore - Luca Guadagnino, 2009
Film di una ambizione spropositata, che conta probabilmente più detrattori che estimatori. Io lo trovo meravigliosamente incompiuto, elegante, raffinato. Parla di una Milano ricca, nobile, che sta inesorabilmente attraversando un declino senza possibilità di sosta. Girato in maniera entusiasmante, sopperisce alla mancanza di un vivace impianto narrativo con la sola bellezza dei luoghi e degli ambienti, protagonisti aggiunti. E c'è anche una Sanremo di una classe sopraffina, dagli odori di biancospino e dai sapori ruspanti dell'entroterra.










giovedì 7 novembre 2013

Top 5 Scene VM18

Difficili le scene di sesso al cinema. Spesso troppo patinate, altre volte gratuite e volgari. Soltanto nelle seguenti occasioni, il mio occhio critico le ha trovate giuste, artistiche, belle. Da vedere.

5 - Natalie Portman & Mila Kunis ne Il Cigno Nero
Sessantacinquesimo minuto: l'allucinazione. Natalie ritorna a casa completamente strafatta, convinta di essere accompagnata da Mila, fregandosene degli ordini di una madre a dir poco opprimente. Si chiude in camera e parte una scena di sesso di grande forza visiva, nella quale il piacere fisico è letteralmente visibile sulla pelle della protagonista. Peccato soltanto che la mattina dopo si risvegli e Mila, da buona amica, la avverta che ha fatto tutto da sola.

4 - Adele Exarchopoulos & Lea Seydoux ne La Vie D'Adele
Settantacinquesimo minuto. Dopo un'ora e un quarto di racconto di formazione sentimentale tenero e delicato, Kechiche sottopone le sue protagoniste a una scena di sesso lunghissima, estrema, molto dettagliata. Un vero shock per il lettore medio de 'La Repubblica' un po' attempato, abituato al sesso nei film di Nanni Moretti. Adele e Lea ci vanno dentro fino alle lacrime e, stando alle loro dichiarazioni, pare che di finto non ci sia proprio un bel niente.

3 - Antonio Banderas & Rebecca Romijn in Femme Fatale
Ottantaquattresimo minuto. La bionda e provocante Rebecca è insieme al bell'Antonio in uno dei peggiori bar di Parigi e si fa rimorchiare da un losco figuro, completamente succube e mezzo ubriaco. Lo accompagna nella sala da biliardo e, dopo brevi istanti di spogliarello alquanto riuscito, il bruto la aggredisce per possederla fisicamente. Ma ecco che arriva l'Antonio che in un battibaleno si sbarazza del babbo parigino e pone Rebecca proprio sul tavolo da biliardo, a novanta gradi.

2 - Liberto Rabal & Francesca Neri in Carne Tremula
Settantunesimo minuto. Non c'è ombra di dubbio che le scene di sesso più belle le abbia girate il maestro Pedro Almodovar, al punto che si potrebbe fare una classifica soltanto con quelle dei suoi film. Tra tutte, scelgo quella tra Liberto Rabal e un'incantevole Francesca Neri, pronta a cornificare il marito Javier Bardem costretto sulla sedia a rotelle. Il giorno successivo, l'affaticata Francesca sarà costretta a confessargli: Scusa ma ho scopato tutta la notte.

1 - Marlon Brando & Maria Schneider in Ultimo Tango a Parigi
Settantaduesimo minuto. La scena di sesso più famosa e discussa della storia del cinema, certamente la più efficace. Maria ha fatto sapere dopo anni che non ne sapeva niente, che sia stata un'improvvisazione di Bernardo alla regia e di Marlon agli armeggi. Da quel momento, per molti il primo pensiero su che cosa spalmare il burro non saranno più le fette biscottate. Il caro vecchio Marlon lo sa e ci offre una lezione di sesso, di cinema, di vita.


sabato 2 novembre 2013

Riflessioni Spiazzanti: Bellissimi e Perdenti

Il cinema si ama anche per le sue facce. Malgrado sia un eterosessuale convinto, non posso negare che subisco fortemente il fascino di alcuni uomini del cinema contemporaneo. Mi piacciono soprattutto quelli che hanno sul loro volto i segni delle sconfitte, che nascondono tra le rughe i demoni dell'anima. Lasciando perdere i mostri sacri del cinema che fu, una delle facce che più mi trasmette il senso di fascino e tormento interiore è sicuramente quella dell'irlandese Colin Farrell. Colin è un vero duro. A 18 anni si trasferì in Australia per lavorare come cameriere e venne sospettato di omicidio. Tornò in Irlanda e decise di fare l'attore. Si vocifera che, una volta, nel bagno di un aereo per Los Angeles si sia scopato una hostess di volo. Robe da fuoriclasse. Colin è un Maschio, con quell'aria un po' puttana da perenne doposbronza. Non a caso, le sue interpretazioni migliori sono quelle in cui è un alcolizzato: 'In Bruges' e 'Sogni e delitti'. Ma anche ne 'La regola del sospetto', 'Intermission' e 'Miami Vice' sembra di avere a che fare con quell'amico figo, che piace alle donne ma che occulta un disagio esistenziale che gli impedisce di essere un vincente. A me gli attori che fanno i vincenti stanno sul cazzo. Solitamente, sono i bambini prodigio, tipo Daniel Radcliffe, ex Harry Potter, che ora è cresciuto e si è permesso di interpretare Allen Ginsberg in 'Giovani ribelli'. Ma vai a cagare, fighetto di merda. Anche Brad Pitt, indubbio sex symbol, mi sembra stia prendendo una strada molto interessante, da bellissimo e perdente. Lo dimostrano ruoli come quello di Billy Beane ne 'L'arte di vincere', allenatore di una squadra scalcinatissima di baseball, mollato dalla moglie, che nonostante tutto vive ancora lo sport con romanticismo. Solitamente, i romantici sono perdenti, anche se sono attori hollywoodiani desiderati dalle donne di tutto il mondo. Ma già in quel capolavoro di 'L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford' si poteva intuire l'attrazione di Brad nei confronti delle figure controverse e tormentate. Un altro attore da copertina che ho recentemente rivalutato è Mark Wahlberg. Mark non è certamente un potenziale candidato agli Oscar, ma nelle sue recenti interpretazioni ha dimostrato di possedere una notevole dose di autoironia ('Pain and Gain', 'Cani sciolti'). Non dimentichiamo nemmeno che è uno degli attori feticcio di James Gray, regista che ama raccontare storie di uomini a metà, per i quali il fascino per il lato oscuro della vita è superiore a quello della propria morale. Concluderei con Bradley Cooper, attore che negli ultimi 'Il lato positivo' e 'Come un tuono' ha tirato fuori inedite sfumature, tra psicopatologie e sensi di colpa. Bradley è un bello, niente da dire. Ma è uno di quei belli che stanno simpatici, perchè sai che se non ti fanno rimorchiare saranno comunque sempre degli ottimi compagni di sbronze.

Emiliano Dal Toso

sabato 26 ottobre 2013

Oh Boy - Un Caffè a Berlino

Che magnifica inconcludenza hanno le ventiquattro ore di Niko Fischer che vengono raccontate nell'opera prima del tedesco Jan Ole Gerster 'Oh Boy - Un caffè a Berlino', vincitore di 6 Oscar tedeschi. A cominciare dalla prima sequenza, caratterizzata da palese citazione in zona Nouvelle Vague, non ci sono mai motivazioni chiare e ben definite nelle azioni del protagonista ma soltanto un costante girovagare senza meta, senza obiettivi, senza futuro. Soltanto l'idea di un presente che ha da passare. Per lui, ex studente di giurisprudenza ventiseienne che riceve ogni mese una paghetta di mille euro dal padre, privo di forti passioni e interessi, la più grande aspirazione non può che essere quella di bere un caffè che dia una scossa alla sua giornata, che lo risvegli dal torpore esistenziale a cui si è fin troppo comodamente abbandonato. Ecco, questa trovata del caffè continuamente inseguito e mai davvero consumato, l'ho trovata davvero geniale, una delle migliori allegorie in grado di inquadrare una generazione di ventenni/trentenni incredibilmente svogliata. Una generazione che non è più quella un po' depressa e autodistruttiva degli anni Novanta, ma non è nemmeno una gioventù ribelle, che protesta, che è insoddisfatta. Piuttosto, si tratta di persone che hanno avuto la fortuna di crescere in discrete condizioni economiche, che hanno sempre avuto il culo parato ma, nello stesso tempo, hanno ricevuto non solo una buona educazione ma anche una buona cultura. Il nostro Niko, dunque, è una sorta di intellettuale, un individuo assolutamente in grado di intrattenere conversazioni con chiunque, interessante, affascinante. In fondo, il suo atteggiamento passivo, quasi da "spettatore" della vita, è molto più onesto e sincero di quei figli di papà che si sentono in colpa delle loro condizioni economiche e giocano a fare la rivoluzione. Quando il padre comunica al figlio che ha scoperto che sono due anni che non è più iscritto all'università e gli domanda che cosa diavolo abbia combinato, la risposta di Niko non tarda ad arrivare: ho pensato. In Niko si intravedono doti rare, sensibili, una grande umanità che si manifesta nel bellissimo finale del film, mentre sorseggia vodka insieme a un ex ufficiale tedesco. Il suo evidente imbarazzo di fronte alla ragazza che lui stesso prendeva in giro per il suo peso quando era un giovanotto un po' bullo ma che adesso è fortemente attratta da lui ne è un ulteriore dimostrazione: Non ti ricordavo così introverso, gli fa notare. E Niko non può far altro che prenderne nuovamente consapevolezza. Contaminato di tracce di Jim Jarmusch e di Woody Allen, 'Oh Boy - Un caffè a Berlino' è una chicca considerevole, imperdibile per chi della vita riesce ad apprezzare soprattutto il retrogusto più amaro.

Emiliano Dal Toso


domenica 20 ottobre 2013

Top Ten Comico Demenziale - Dai Farrelly A Oggi

Bello bello in modo assurdo.

10 - Zoolander - Ben Stiller, 2001
Delirante satira del mondo della moda da parte di Stiller, alla sua seconda prova registica dopo il generazionale Giovani, carini e disoccupati. Si butta sul demenziale spinto, senza alcuna remora, fregandosene di offrire spunti intellettuali o di riflessione. Pura ignoranza, a cominciare dal personaggio di Mugatu, interpretato da Will Ferrell, allucinante magnate della moda deciso a uccidere il primo ministro malese.

9 - Boat Trip - Crociera Per Single - Mort Nathan, 2002
Il premio Oscar (!) Cuba Gooding Jr. è depresso perchè è appena stato lasciato dalla fidanzata e il fidato amico Horatio Sanz prova a consolarlo prenotando per entrambi una crociera per single. Peccato che l'agente di viaggio non li prenda in simpatia e decida di mandarli su una nave per soli omosessuali. Uno dei film più meravigliosamente idioti che abbia mai visto, non ho davvero altro da aggiungere.

8 - Eurotrip - Jeff Schaffer, 2004
Divertentissima "americazzata", che si basa tutta sugli stereotipi e i luoghi comuni che hanno gli americani nei confronti dell'Europa e degli europei. Assurda la descrizione della città di Bratislava. Battuta cult: "Ti avevo detto di prenotare il volo per Berlino e invece lo hai prenotato per Londra!" "Ah sì? E vabbè, chissenefrega! Da Londra a Berlino ci andiamo a piedi, l'Europa è grande come un centro commerciale".

7 - Anchorman - La Leggenda Di Ron Burgundy - Adam McKay, 2004
Il più divertente tra i film comici che vedono Will Ferrell protagonista. Ma non è solo, perchè è accompagnato da un allegra brigata di reporter d'assalto, da Paul Rudd a Steve Carell, da David Koechner a Vince Vaughn. E' un demenziale che si distingue, in modo particolare, per la cura nei dettagli e per la ricostruzione degli anni Settanta. E, ovviamente, per un umorismo politicamente scorretto, arguto ed esilarante.

6 - 40 Anni Vergine - Judd Apatow, 2005
Non è il capolavoro di Apatow ma è la pellicola che ha riscritto il modo di intendere la demenzialità sul grande schermo. Tempi dilatatissimi, sbalzi di ritmo, esplosioni di comicità improvvisi. Ma soprattutto, una scrittura che si rivolge alla quotidianità, spogliata di ogni formalismo cinematografico. Apatow regista è un Bergman che non ha problemi a sostituire l'intellettualismo con la masturbazione, la psicologia con la scatologia.

5 - Facciamola Finita - Seth Rogen & Evan Goldberg, 2013
Folle, eccessivo, geniale debutto alla regia del grande Seth Rogen (con l'aiuto del suo fidato collaboratore Evan Goldberg), che prende in giro se stesso e la sua compagnia di amici con i quali è approdato al cinema, immaginando una fine del mondo assurda, che non ha pietà di nessuno. Sana volgarità, un numero impressionante di rimandi e citazioni, un ritmo indiavolato per quello che è finora il miglior demenziale del nuovo decennio.

4 - Una Notte Da Leoni - Todd Phillips, 2009
Successo internazionale enorme, uno dei pochi grandi cult movie dei giorni nostri. Zach Galifianakis è una forza della natura, Ed Helms una spalla comica di assoluta efficacia, Bradley Cooper un grande attore dotato di autoironia. Surreale presenza di Mike Tyson, ma non si può ignorare nemmeno una ritrovata Heather Graham, spogliarellista pronta al matrimonio. I due seguiti non saranno in grado di replicare l'elevato tasso di gags impensabili, incredibili.

3 - American Pie - Il Primo Assaggio Non Si Scorda Mai - Paul Weitz, 1999
Non un cult, ma un'opera che ha segnato indelebilmente un periodo storico, influenzata da MTV e dal ritorno a un gusto universale per la goliardia assente da quasi vent'anni. C'è, poi, una notevole dose di sentimentalismo, derivante dai successi delle serie tv 'Beverly Hills 90210' e 'Dawson's Creek'. Almeno un paio di personaggi entrati nell'immaginario collettivo: il goffo e imbranato protagonista Jim (Jason Biggs) e  il volgare, casinista, festaiolo Stifler (Seann William Scott).

2 - Suxbad - Tre Menti Sopra Il Pelo - Greg Mottola, 2007
Il lato più romantico della demenza. Dietro il numero infinito di battute e di situazioni al limite dell'assurdo, si cela la storia di una bellissima amicizia liceale, che può essere sospesa soltanto dal reciproco interesse nei confronti dell'altro sesso. Greg Mottola è un poeta, e lo ha dimostrato anche nel successivo Adventureland. La quantità abominevole di risate è dovuta soprattutto al personaggio dello sfigato Fogel/McLovin, improbabile donatore di organi hawaiano.

1 - Tutti Pazzi Per Mary - Bobby & Peter Farrelly, 1998
Il film che ha reso possibile tutto questo. I Farrelly hanno rivoluzionato il genere comico, alzando notevolmente l'asticella del visibile e del politicamente scorretto, e rendendo la battuta volgare un'espressione naturale corroborata da personaggi che non sono mostruosi, stilizzati, parodici. E' la vita di tutti i giorni nei suoi aspetti più patetici e ridicoli. La loro importanza nella Storia del Cinema è la stessa di Mel Brooks e di John Landis.


 


 

sabato 12 ottobre 2013

Top Ten Horror Anni Duemila

10 - The Hole - Joe Dante, 2009
Il ritorno di Joe Dante (Gremlins, Matinèe, Small Soldiers) è un horror "per famiglie" con un gusto molto anni Ottanta, molto artigianale, nel quale "il buco" non è soltanto il posto dell'anima nel quale nascondiamo le nostre paure ma anche il simbolo di un Paese in cui si seppelliscono i peccati. Uno dei pochi 3D che, fino ad ora, abbiano avuto un utilizzo funzionale al contenuto.

9 - Martyrs - Pascal Laugier, 2008
Non sono certamente un fautore di questo tipo di horror, vicino al torture porn, certamente non lontano dai 'Saw' e dagli 'Hostel' (detestati dal sottoscritto), ma il film di Laugier ha una prima mezz'ora che inchioda e turba, e un'ora di "macelleria colta" che rimanda alla filosofia di Georges Bataille. Horror nerissimo: la sofferenza fisica come unica condizione esistenziale possibile.

8 - Final Destination - James Wong, 2000
Efficacissimo teen horror, con la Morte come unico vero protagonista, gli altri attori sono solo dei figuranti. Ottima suspense, che si concentra sui banali incidenti della vita domestica, del quotidiano, lasciando fuori mostri e fantasmi. Non disprezzabili nemmeno i tre seguiti, per una delle saghe di successo più macabre ma oneste del decennio.

7 - Resident Evil - Paul W.S. Anderson, 2002
Per chi scrive, l'unico film tratto da un videogioco davvero interessante, più che altro grazie alla trascinante presenza di una Milla Jovovich decisamente in gran spolvero, dalla prestanza fisica torrida, che combatte gli zombi come una forsennata, tra trovate gore divertenti e una caterva di citazioni. Da segnalare un'altrettano notevole Michelle Rodriguez.

6 - Shadow - Federico Zampaglione, 2009
Sorprendente incursione nell'horror del cantante dei Tiromancino, che realizza probabilmente il miglior film italiano del genere dai tempi di Phenomena di Dario Argento. Magnifica la prima parte, tra insenguimenti e strade di montagna, più convenzionale la seconda, debitrice dei vari 'Hostel'. Bellissimo, però, il finale antimilitarista.

5 - La Casa Dei 1000 Corpi - Rob Zombie, 2003
Entusiasmante esordio alla regia dell'ex metallaro Zombie, folle, visionario, grezzo e sporcato di insana violenza, all'interno di un universo freak emarginato e indubbiamente perverso. Un bel pugno nello stomaco, un'idea di Cinema che si regge soltanto sulla forza delirante delle immagini. Tantissimi i riferimenti cinefili, dal Rocky Horror a Non aprite quella porta.

4 - The Others - Alejandro Amenàbar, 2001
Horror/mystery di una classe sopraffina, che rinuncia a sequenze gore e si concentra esclusivamente sulla costruzione della tensione, tra rumori, sussulti e ambienti spettrali. Indimenticabile Nicole Kidman, ancora bellissima, in una delle sue interpretazioni più audaci. Ha dato il via al nuovo filone spagnolo (Bayona, Balaguero, Muschietti), un bel po' meno convincente.

3 - Denti - Mitchell Lichtenstein, 2007
Osteria Numero Venti, se la figa avesse i denti. I fan del genere duri e puri storceranno il naso, ma il film di Lichtenstein mette sullo schermo una leggenda popolare senza mai cadere nel ridicolo, tra evirazioni scioccanti e inquietudini giovanili. Un piccolo capolavoro, esilarante e tragico, che rende crudele e iniquo il contrasto tra i sessi, decretando una impietosa e orrorifica superiorità femminile.

2 - Thirst - Park Chan Wook, 2008
E' una vergogna che non sia mai arrivato, perchè insieme ad Old Boy è il titolo più importante di quello che è il regista più talentuoso, innovativo e moderno del nuovo millennio. Melodramma horror di una bellezza visiva stratosferica, trionfo passionale di un cinema sempre alla ricerca di nuove soluzioni, sempre alla ricerca consapevolmente disperata di un amore impossibile.

1 - Lasciami Entrare - Tomas Alfredson, 2008
Horror romanticissimo, decadente, di una bellezza invernale e innevata, nel quale il piccolo Oskar, vessato dai bulli, si farà beffa dei suoi compagni di classe grazie all'amicizia con la misteriosa vicina di casa Eli. Malinconia svedese, un po' Twilight se fosse stato girato dal regista di Fucking Amal. La sequenza della piscina è il momento horror più bello del nuovo millennio.





martedì 8 ottobre 2013

Top Ten Commedia Sentimentale - Dal Duemila a Oggi

10 - Ti Odio, Ti Lascio, Ti... - Peyton Reed, 2006
Vince Vaughn - Jennifer Aniston. Buona commedia leggera americana, molto più intelligente del suo titolo italiano (in originale è 'The Break-up', la rottura). Si regge in piedi grazie all'irresistibile simpatia dei suoi protagonisti, in piena crisi sentimentale tra le mura domestiche. Io voglio che tu voglia lavare i piatti.

9 - Dopo Mezzanotte - Davide Ferrario, 2004
Giorgio Pasotti - Francesca Inaudi. Buffa, surreale genesi di un possibile amore tra il custode notturno del Museo del Cinema e una ragazza in fuga dal suo lavoro in un fast food e dal suo ragazzo, ladro d'auto. E' soprattutto un film su Torino, città con una notevole dose di malinconia. Se stai sempre zitto, come fai a capire agli altri se sei incazzato o se sei contento.

8 - Il Lato Positivo - David O.Russell, 2012
Bradley Cooper - Jennifer Lawrence. Bellissima commedia che racconta i passi a due tra un bipolare ossessivo convinto di riconquistare la ex moglie e una vedova un po' zoccola, prima di accorgersi di essere indispensabili l'uno per l'altro. Film sulla pericolosità delle passioni al giorno d'oggi, che possono essere curate solo con gli psicofarmaci. Tu credi che io sia più pazza di te.

7 - Elizabethtown - Cameron Crowe, 2005
Orlando Bloom - Kirsten Dunst. Il miglior Cameron Crowe, che sfoga completamente le sue ossessioni, dalle storie d'amore platonico ai viaggi on the road, fino ai sentiti omaggi alla provincia americana e alla musica rock-country. Mi stavo chiedendo se questa cosa forse non sia meglio al telefono. Va talmente meglio al telefono.

6 - 500 Giorni Insieme - Marc Webb, 2009
Joseph Gordon Levitt - Zooey Deschanel. JGL crede di aver trovato l'amore della sua vita, malgrado Zooey vada e venga. Dopo poco più di un anno di simil-relazione, lei si sposa con un altro. Anomalo, divertente, furbetto, lancia definitivamente JGL nell'Olimpo degli idoli assoluti. Ci sono due possibilità: o si tratta di un essere malvagio, senza cuore, cinico e di un sadismo monumentale oppure è un robot, un replicante, tipo Blade Runner.

5 - Drinking Buddies - Joe Swanberg, 2013
Jake Johnson - Olivia Wilde. Mancata concretizzazione di un amore tra due colleghi di un birrificio, malgrado la complicità, l'intesa e le risate sincere. Rapporti molto difficili da gestire, prima o poi si frantumano. O forse no. Quel che è certo è che Max Pezzali aveva ragione. Tu non puoi permetterti di farmi sentire in colpa.

4 - Ubriaco D'Amore - Paul Thomas Anderson, 2002
Adam Sandler - Emily Watson. Clamorosa interpretazione di Sandler, proprietario di una ditta di sturalavandini, alla disperata ricerca di budini per sfruttare una promozione di miglia aeree, che fa innamorare Emily Watson, forse per spirito crocerossino, forse perchè le cose non hanno senso. Io invece la tua faccia ho una gran voglia di spaccartela, di spappolartela con una mazza e maciullartela da quanto è bella.

3 - Vero Come La Finzione - Marc Forster, 2006
Will Ferrell - Maggie Gyllenhaal. Capolavoro assoluto, sceneggiatura perfetta, è la storia di Harold Crick, esattore delle tasse, che si sveglia una mattina e sente una voce nella testa che gli racconta in diretta la sua giornata. La sua ripetitiva quotidianità va definitivamente in frantumi quando si innamora della pasticciera anarchica Ana Pascal. Anche lei è una frequentatrice dell'Azienda Municipale Trasporti?

2 - Lost In Translation - Sofia Coppola, 2003
Bill Murray - Scarlett Johansson. Ormai un classico, destinato a rimanere il miglior lavoro di Sofia Coppola, che riesce a costruire un film su unico stato d'animo, romanticissimo e crepuscolare, per merito soprattutto di Bill Murray nell'interpretazione più indimenticabile della sua carriera. Non partire, resta qui con me. Mettiamo su un complesso jazz.

1 - Take This Waltz - Sarah Polley, 2011
Seth Rogen - Michelle Williams. Dolentissima fine di un amore, semplicemente perchè sostituito da un altro. Nessun film è mai stato così diretto e spudorato, almeno nel nuovo millennio. Si conclude con Michelle Williams su una giostra sulle note di Video Killed The Radio Star, mentre si rimane frastornati e senza parole. In qualche modo, credo di essermi accorto che qualcosa non andava, è che ho sperato che sparisse.


lunedì 7 ottobre 2013

La Risposta: Pacific Rim

La mattina del 5 agosto ero in una stanza di albergo di Tel Aviv, reduce da una notte da leoni in compagnia di due cari amici di vecchia data. Prima di addormentarmi, controllo lo smartphone con la speranza che qualche amica ubriaca mi abbia scritto e, invece, trovo nella casella privata di Facebook il seguente messaggio inviato da Alex Oscar, amico e teorico di Cinema. Il messaggio è la risposta alla recensione di Graziano Biglia di Potato Pie Bad Business (sito di altri amici col quale collaboro) sul film 'Pacific Rim' di Guillermo Del Toro (www.ppbb.it/sommario/cinema)

5 agosto 2013, 06:37

Caro Emi, ho letto la recensione su Pacific Rim di Potato Pie Bad Business postata sul tuo wall da Giagobo Gonde (ignoro il suo vero nome). E mi è salita una rabbia che non te la spiego. Ho scritto una risposta, poi ho preferito non intasare il tuo wall. La risposta è un po' polemica e non vorrei creare situazioni spiacevoli. Però te la posto, perchè voglio difendere il film, che secondo me merita. Ciao, un abbraccio. "A me la recensione su 'Pacific Rim' sembra puro dilettantismo. Tralasciando lo stile del pezzo (o cose tipo "Non ho nulla contro il 3D": dai, davvero siamo ancora a questo punto? Lo zoo, l'ottovolante, lo stupore primigenio, la mamma mi sembrano robe da seconda lacrima kitsch), mi sembrano gravi i limiti critici della recensione: sorvolando sull'accostamento con 'Alex l'ariete' e 'Jolly Blu' (una cosa che fa quasi tenerezza), le "colpe" che si imputano al film sono di aver scelto nomi, per l'autore del pezzo, involontariamente comici. Jaeger gli ricorda il nome di un ammazzacaffè (termine che è abbastanza desueto da far sorridere qualche matricola di lettere. Chè, per carità, non lo chiamiamo amaro. La bicicletta? Chiamiamola velocipede). L'attore di 'Hooligans' è anche splendido interprete di 'Sons of anarchy' (così, per dire). I personaggi sono scritti bene (anche se hanno numi buffi e vabbè), non ci sono tempi morti, i flashback puntuali e da "fotta a mille" (citazione dai ragazzi di 'I 400 calci'). Sui combattimenti, niente da dire. Comunque, un film di genere (quale 'Pacific Rim' è) funziona per stereotipi: il merito è quello di non cercare un'operazione intellettualistica, di non mettere in discussione gli stilemi narrativi del genere (o meglio, dei generi: c'è il genere giapponese dei tokusatsu, c'è il bromance, la dinamica nemici-amici, il buddy movie, il mecha dei manga), ma di portarli alle estreme conseguenze. Quindi, grande spettacolarità e personaggi che si muovono nella tradizione iconografica del genere. Può piacere o non piacere, ci sta: ma a quel punto non andare a vedere un film come 'Pacific Rim'. Cosa si aspettava il recensore? Bela Tarr non ha ancora girato un monster movie (però lo aspettiamo tutti con ansia). 'Pacific Rim' non si prende troppo sul serio, ha la consapevolezza di essere un film di genere ad altissimo costo. E Del Toro gioca con questi stereotipi, senza decostruirli, ma omaggiando quel modo di fare cinema. Poi, mi sembra importante sottolineare che c'è anche una grande finezza, qualcosa di estremamente interessante (perchè Del Toro non è solo un "mestierante", ma un regista di grandissima intelligenza): la mancata concretizzazione della coppia eterosessuale. I due protagonisti, pur coinvolti in una tensione sessuale costante, non scopano, nemmeno si baciano, il desiderio rimane sospeso, disattendendo le aspettative dello spettatore. Del Toro sceglie piuttosto di tratteggiare una relazione eterosociale, una complicità analoga a quella tra il protagonista e suo fratello nella parte iniziale del film, pur con le inevitabili differenze di gender. Una cosa che Nolan con l'ultimo capitolo di Batman è andato vicinissimo a fare ma poi si è cagato sotto e ha mandato tutto in vacca. Insomma, si potrebbe scrivere un saggio di gender studies solo su questo. E questo, in un film che per oltre due ore rifugge da ogni intellettualismo e si presenta come puro intrattenimento. Insomma, tantissima roba. Forse, non adatta a un aspirante critico con la puzza sotto il naso che tira in ballo i Lumiere (a quel punto, si poteva anche andare qualche anno indietro e buttare dentro pure Muybridge. Sarà per la prossima volta)".

Alex Oscar