Probabilmente sono io a essere un insensibile ma questo film non l'ho proprio capito. Credo che molti degli elogi che sono stati fatti a '17 ragazze' siano dovuti all'allucinante divieto ai minori di 14 anni (poi tolto) che è stato dato dalla "commissione censura" ministeriale. Paradossalmente, è stato un discreto modo per fare pubblicità al film, nei limiti dovuti. Ad ogni modo, le cose vanno pressochè così. In un liceo di Lorient, una ragazza di 16 anni annuncia alle amiche che è rimasta incinta. Attorno al tavolo di un fast food, una di loro propone alle altre: "Ehi, ma perchè non lo facciamo anche noi?". E le altre: "Massì, che grande idea", tranne una che timidamente sostiene che, forse, sia una "cavolata". Non mi sembra che ci sia qualcosa di politico in una bischerata del genere. Semplicemente, le fanciulle si annoiavano. Bene, a questo punto, tolti i possibili sottotesti socio-politici che si dimostrano essere inesistenti, sulla carta '17 ragazze' delle sorelle Coulin poteva essere un ottimo racconto sull'età acerba, un bel romanzo di incoscienza e di turbe giovanili. Purtroppo, si annoiavano le ragazze e si annoia anche il pubblico. Chi mi conosce, sa che ho un debole per i romanzi di formazione e che adoro i film sugli adolescenti. "Il saggio non è che un fanciullo che si duole di essere cresciuto." Questo, però, è forse il più piatto e didascalico che abbia mai visto. Le protagoniste sembrano essere delle fredde calcolatrici che elaborano gravidanze e non c'è la minima traccia di introspezione psicologica. E poi, l'intreccio narrativo non è credibile. Possibile che tutte quante le ragazze rimangano incinte al primo colpo dopo una sveltina durante una festa, tranne una? Ma dai. Eppure, pare che questa sia una storia vera. Ciò non giustifica che bisognava per forza farne un film. Nella recensione di 'Quasi amici' ho fatto gli elogi al cinema francese di oggi ma mi riferivo ad autori "eccezionali" come Leconte, Audiard, Jeunet, Hazanavicius. In Italia, di "eccezioni" ne abbiamo meno. Di "17 ragazze", invece, ne abbiamo fin troppe.
Emiliano Dal Toso
Emiliano Dal Toso
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