giovedì 3 novembre 2016

Riflessioni Spiazzanti: Lo Specchio

Chiunque ami il cinema non può che esserne profondamente deluso. Il cinema non basta, non può bastare mai. Per vivere serve altro: una persona da amare e che contraccambi il nostro amore, un lavoro economicamente soddisfacente, magari dei figli da crescere. Come molte passioni, il cinema non è altro che un'illusione da consumare nell'immediato, qui e ora. Vivere in funzione del cinema è un errore, e chiunque lo abbia commesso o lo commetta mente a se stesso se è convinto di vivere davvero. Il cinema non cambia le vite di chi lo segue, né di chi è appassionato: la visione di un film non cambia la vita di nessuno, siamo noi che vorremmo che fosse così. Il cinema cambia le vite soltanto di chi lo fa, non di chi lo guarda: quelle di un regista, un attore, uno sceneggiatore, un produttore. Una vita trascorsa dentro una sala cinematografica è una vita sprecata sperando di immedesimarsi in qualcuno che recita una parte comunque più entusiasmante della nostra quotidianità. Il cinema è un sedativo per non soffrire troppo, un calmante, un sollievo temporaneo che rischia di dare dipendenza. E detto onestamente, quando si guardano troppi film, sono molti di più quelli che annoiano rispetto a quelli che colpiscono. A chiunque sia capitata la disgrazia di appassionarsi al cinema e di diventare un cinefilo gli sarà successo almeno una volta di innamorarsi di un'attrice: non soltanto l'atto di amare qualcun altro risulta spesso e volentieri patetico agli occhi degli altri, figuriamoci se è rivolto nei confronti di qualcuno che non ci conosce e che vediamo soltanto su uno schermo. Con l'esplosione popolare delle serie, il rischio di alienarsi dalla realtà, dalla vita vera, è sempre più diffuso: una piattaforma come Netflix, dove è possibile accedere a un'offerta fin troppo eterogenea e variegata, non può che sollecitare il desiderio di rifugiarsi nelle storie di altri, per sopperire alla mancanza di un'esistenza davvero interessante. E dopo non aver avuto niente di meglio da fare che guardare le tre stagioni di Black Mirror, mi sono convinto che questa serie in fondo non parli dei rischi dell'avanzamento tecnologico ma del vuoto pneumatico mentale, emotivo e sentimentale che caratterizza ogni essere umano privo di contatto fisico, carnale e materiale con ciò che lo circonda. Il cinema non è altro che la base di un'alterità che si è poi evoluta verso la tabula rasa intellettuale dei videogiochi, dei tamagochi, dei messaggini e dei social network. Le emozioni più grandi della mia vita le ho provate chattando a sedici anni con il profilo Messenger di una ragazza, che era ed è una persona meravigliosa. Oggi, spio le foto su Instagram di una ragazza altrettanto straordinaria. Ma dopo il documentario su Rocco Siffredi pensi che niente sia più autentico del porno.

Emiliano Dal Toso





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