The Room Next Door - Pedro Almodovar (Concorso)
Pedro alla prova del suo primo film in lingua inglese: la sfida è straordinariamente vinta. Un puro "almodrama" femminile, che affronta una delle più importanti battaglie del nostro presente: quella per il diritto di decidere come e quando morire. Sorretto da due attrici meravigliose come Tilda Swinton e Julianne Moore, mai sovraccariche, coniuga l'amore disperato per il melodramma con il cinema civile, scuote e commuove con la citazione ricorrente della neve di James Joyce, allestisce un geometrico e colorato set che rimanda alle pulsazioni e alle confessioni del suo cinema più commovente. Riflettendo sull'immortalità dei sentimenti, che rimangono indelebili anche dopo le uscite di scena.
Harvest - Athina Rachel Tsangari (Concorso)
Pedro alla prova del suo primo film in lingua inglese: la sfida è straordinariamente vinta. Un puro "almodrama" femminile, che affronta una delle più importanti battaglie del nostro presente: quella per il diritto di decidere come e quando morire. Sorretto da due attrici meravigliose come Tilda Swinton e Julianne Moore, mai sovraccariche, coniuga l'amore disperato per il melodramma con il cinema civile, scuote e commuove con la citazione ricorrente della neve di James Joyce, allestisce un geometrico e colorato set che rimanda alle pulsazioni e alle confessioni del suo cinema più commovente. Riflettendo sull'immortalità dei sentimenti, che rimangono indelebili anche dopo le uscite di scena.
Harvest - Athina Rachel Tsangari (Concorso)
Psichedelia nel tardo medioevo. Un dramma corale e avvolgente, su un una terra violentata e un mondo destinato a essere cancellato in nome del progresso, della modernità, del profitto. Il pascolo, l'aratro e gli steccati rimarranno soltanto un ricordo. Un villaggio di agricoltori attende la sua fine, mentre l'umanità che la abita si abbandona a danze e riti pagani, feste del raccolto, ubriacature, deliri orgiastici, follie autodistruttive e trip lisergici. La greca Tsangari realizza una pellicola radicale su un popolo destinato alla deportazione e all'annientamento esistenziale, evidenziando l'impotenza di uomini perdenti, burattini di un disegno più grande di loro: l'industrializzazione è l'anticamera dell'Apocalisse.
Ainda Estou Aqui - Walter Salles (Concorso)
L'orrore del fascismo e della dittatura militare, la tragedia dei desaparecidos, ma anche la forza e la volontà di una donna per mantenere viva la memoria e cercare fino alla fine di raggiungere la verità e la giustizia. Salles ritorna a un cinema popolare, narrativamente asciutto, limpido e lineare, capace di emozionare con la giusta dose di indignazione. Il merito è condiviso con la straordinaria protagonista, una Fernanda Torres addolorata e sempre combattiva, colma di dignità e determinazione. Una commedia famigliare che si evolve in dramma politico. E sullo sfondo, ieri come oggi, il Brasile divide i suoi conflitti tra allegria e nostalgia, tra gioia e lacrime, tra libertà e repressione.
Maria - Pablo Larrain (Concorso)
L'usignolo greco, la diva maledetta, la voce angelica. Un biopic sontuoso e dolente. Una donna depressa e dipendente dai farmaci, consapevole che il suo tempo sta per finire. Perché la sua vita è sempre stata la sua voce, e l'opera è sempre stato il suo mondo. Vivendo in una bolla sfarzosa, dopo una giovinezza poverissima, quando i militari pagavano per trascorrere ore con lei, non per scoparla, ma per sentirla cantare. Pablo dirige il film più bello di una trilogia dedicata donne del Novecento iconiche e prigioniere, dopo Jackie e Spencer: un ritratto che scartavetra l'anima di chi è condannato a essere l'artista (la Callas), molto prima di essere la donna (Maria). Prova enorme di Angelina Jolie.
Broken Rage - Takeshi Kitano (Fuori Concorso)
Un Kitano completamente fuori controllo. Un film di un'ora, pensato con follia e audacia, in cui nella prima metà è un classico gangster movie su un sicario diviso tra la yakuza e la polizia, mentre nella seconda è la stessa storia ripetuta quasi scena per scena, ma in versione parodica e demenziale. Non solo un divertissement: un capolavoro di sintesi, un manifesto del senso del maestro giapponese per il cinema e per la vita, da sempre divisi tra il serio e il faceto, tra Sonatine e Takeshi's Castle, tra il romanticismo per i drammi dell'esistenza e del destino e la loro presa per il culo, con la consapevolezza che tutti noi siamo soltanto gente di passaggio. E allora, tutto sommato, è molto meglio ridere.
Horizon - An American Saga - Kevin Costner (Fuori Concorso)
Un'operazione impossibile e commovente, una dichiarazione d'amore sconfinata nei confronti del cinema classico. Costner sogna di realizzare l'opera western definitiva, quella in cui si raccontano sia i colonizzatori che gli indiani, con i convogli carichi di speranza: c'è chi si sposta per ambizione e chi per disperazione, inseguendo il progetto di fondare una nuova comunità. Muovendosi verso un sogno chiamato America. Nonostante i massacri, il sangue, gli scalpi dei nemici. Un progetto anacronistico, in direzione ostinata e contraria, pensato in quattro capitoli (per ora ce ne sono due), forse anche di più. Una narrazione fluviale necessaria, per portare avanti l'idea che il Cinema non possa avere una fine.
L'orrore del fascismo e della dittatura militare, la tragedia dei desaparecidos, ma anche la forza e la volontà di una donna per mantenere viva la memoria e cercare fino alla fine di raggiungere la verità e la giustizia. Salles ritorna a un cinema popolare, narrativamente asciutto, limpido e lineare, capace di emozionare con la giusta dose di indignazione. Il merito è condiviso con la straordinaria protagonista, una Fernanda Torres addolorata e sempre combattiva, colma di dignità e determinazione. Una commedia famigliare che si evolve in dramma politico. E sullo sfondo, ieri come oggi, il Brasile divide i suoi conflitti tra allegria e nostalgia, tra gioia e lacrime, tra libertà e repressione.
Maria - Pablo Larrain (Concorso)
L'usignolo greco, la diva maledetta, la voce angelica. Un biopic sontuoso e dolente. Una donna depressa e dipendente dai farmaci, consapevole che il suo tempo sta per finire. Perché la sua vita è sempre stata la sua voce, e l'opera è sempre stato il suo mondo. Vivendo in una bolla sfarzosa, dopo una giovinezza poverissima, quando i militari pagavano per trascorrere ore con lei, non per scoparla, ma per sentirla cantare. Pablo dirige il film più bello di una trilogia dedicata donne del Novecento iconiche e prigioniere, dopo Jackie e Spencer: un ritratto che scartavetra l'anima di chi è condannato a essere l'artista (la Callas), molto prima di essere la donna (Maria). Prova enorme di Angelina Jolie.
Il tempo che ci vuole - Francesca Comencini (Fuori Concorso)
Il più bel film italiano della Mostra. La regista omaggia papà Luigi, maestro italiano di cinema popolare, raccontando il rapporto controverso con lui, passando per liti rabbiose e sensi di colpa. Dall'allegra infanzia sui set all'adolescenza drammatica, in cui la protagonista attraversa gli anni delle contestazioni e dell'eroina. E nonostante gli scontri, sarà quel padre sempre più anziano e tremolante a salvarla dall'inferno, rimanendo con lei per tutto il tempo che ci vuole. E insegnandole che dopo i fallimenti si riprova sempre, e si fallirà meglio. Un film privato, semplice, sul rapporto più bello che ci sia: quello tra un genitore e la sua bambina. Straordinari Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano.
Il più bel film italiano della Mostra. La regista omaggia papà Luigi, maestro italiano di cinema popolare, raccontando il rapporto controverso con lui, passando per liti rabbiose e sensi di colpa. Dall'allegra infanzia sui set all'adolescenza drammatica, in cui la protagonista attraversa gli anni delle contestazioni e dell'eroina. E nonostante gli scontri, sarà quel padre sempre più anziano e tremolante a salvarla dall'inferno, rimanendo con lei per tutto il tempo che ci vuole. E insegnandole che dopo i fallimenti si riprova sempre, e si fallirà meglio. Un film privato, semplice, sul rapporto più bello che ci sia: quello tra un genitore e la sua bambina. Straordinari Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano.
Broken Rage - Takeshi Kitano (Fuori Concorso)
Un Kitano completamente fuori controllo. Un film di un'ora, pensato con follia e audacia, in cui nella prima metà è un classico gangster movie su un sicario diviso tra la yakuza e la polizia, mentre nella seconda è la stessa storia ripetuta quasi scena per scena, ma in versione parodica e demenziale. Non solo un divertissement: un capolavoro di sintesi, un manifesto del senso del maestro giapponese per il cinema e per la vita, da sempre divisi tra il serio e il faceto, tra Sonatine e Takeshi's Castle, tra il romanticismo per i drammi dell'esistenza e del destino e la loro presa per il culo, con la consapevolezza che tutti noi siamo soltanto gente di passaggio. E allora, tutto sommato, è molto meglio ridere.
Horizon - An American Saga - Kevin Costner (Fuori Concorso)
Un'operazione impossibile e commovente, una dichiarazione d'amore sconfinata nei confronti del cinema classico. Costner sogna di realizzare l'opera western definitiva, quella in cui si raccontano sia i colonizzatori che gli indiani, con i convogli carichi di speranza: c'è chi si sposta per ambizione e chi per disperazione, inseguendo il progetto di fondare una nuova comunità. Muovendosi verso un sogno chiamato America. Nonostante i massacri, il sangue, gli scalpi dei nemici. Un progetto anacronistico, in direzione ostinata e contraria, pensato in quattro capitoli (per ora ce ne sono due), forse anche di più. Una narrazione fluviale necessaria, per portare avanti l'idea che il Cinema non possa avere una fine.
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