giovedì 13 giugno 2013

Palma D'Oro 2013: La Vie D'Adele

Se ho avuto un atteggiamento un po' disilluso nei confronti del cinema nell'ultimo periodo è stato perchè era da tempo che non vedevo un film che riuscisse a influenzarmi all'esterno della sala cinematografica, a emozionarmi e a farmi riflettere sui significati delle cose e a prenderne maggiore consapevolezza. Resto convinto che il cinema non insegni, non faccia migliorare lo spettatore ma lo aiuta a rispecchiarsi e a cogliere determinati aspetti della vita che fino a quel momento gli erano sfuggiti. 'La vie d'Adele' è un film che non pone distanze tra sè e lo spettatore. Il sottotitolo suggerisce che sia diviso in due capitoli e, seppur non venga ribadito durante la visione, si può immaginare che la prima parte sia quella dell'innamoramento e della passione, mentre la seconda quella della sofferenza e della mancanza. Va da sè che al centro del nuovo film di Abdellatif Kechiche, Palma D'Oro al Festival di Cannes, sia l'amore, descritto in tutte le sue forme. Argomento certamente non nuovo, se non fosse che il regista franco-algerino si sia sforzato di descriverlo nei suoi aspetti più naturali, semplici, usufruendo di uno sguardo che è sempre leggero ma profondo, attento e minuzioso. La bellissima e bravissima protagonista Adele Exarchopoulos, diciottenne all'ultimo anno di liceo, si innamora della venticinquenne Emma (Lea Seydoux), studentessa di Belle Arti. Ricambiata, verranno entrambe travolte dalle emozioni più travolgenti e dalla passione più accesa. Kechiche non risparmia alcune lunghe sequenze piuttosto "calde", mantenendo però sempre una profonda tenerezza e individuando il punto di contatto tra attrazione fisica e irruenza emotiva. Non c'è niente di voyeuristico, di gratuito. Ogni passaggio de 'La vie d'Adele' è la conseguenza immediata di quello che si è visto, vissuto prima. Non mi viene in mente nessun altro film che sia stato in grado di cogliere in maniera tanto completa tutti i passaggi dell'amore, inclusa la sua fine. Guardando 'La vie d'Adele' si assapora la vita, perchè è un film immediato, diretto, eppure straordinariamente dettagliato. E, come nei suoi film precedenti, è proprio l'attenzione ai dettagli che rende il cinema di Kechiche prezioso e speciale. Partendo da storie che non hanno bisogno dell'originalità a tutti i costi per essere raccontate, Kechiche pone la macchina da presa sulla quotidianità e su quanto non siano necessari i fuochi d'artificio per renderla colma di sapore, di gioia e di sofferenza. E' un cinema onesto, autentico, sensibile. Erotico e antiretorico. Steven Spielberg, regista hollywoodiano e presidente della Giuria, se n'è accorto e ne ha riconosciuto il giusto valore.

Emiliano Dal Toso


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