venerdì 8 marzo 2013

Spring Breakers

Tre ragazze ancora in fiore, quanta bellezza da vedere.

Il Sogno Americano non sarebbe potuto essere rappresentato in modo migliore. Non c'è niente di più americano di tutto ciò che viene raccontato in 'Spring Breakers'. C'è l'estetica, innanzitutto. Quella dei bikini, delle collane fluorescenti, dello smalto da unghie e degli occhiali da sole che luccicano. Quella dei culetti fatti con lo scalpello. C'è lo stile. Quello dei videoclip, quello dei montaggi forsennati e dei ritmi sincopati, quello della musica a tutto volume sempre e comunque, quello dei rapper con i denti dorati e con le catene. C'è il denaro, c'è il sangue, c'è il sesso. C'è un punto di riferimento palese, quello della televisione mtvizzata, che viene celebrato e destrutturato nello stesso tempo. Quello che rende Harmony Korine un grandissimo osservatore della realtà, e non un semplice regista o un bieco provocatore, è l'attitudine con la quale si approccia alle sue eroine, sempre in torto, sempre attratte dalla cosa sbagliata, eppure mai condannate, nè punite. L'occhio di Harmony è quello di chi ha vissuto in prima persona gli anni 90, gli anni 2000, ne ha completamente assorbito la cultura e, ora, non può che prendere atto, in modo del tutto consapevole, che la realtà dei fatti è questa. Che non possiamo rimanere indifferenti di fronte all'importanza fondamentale della superficie. Da questo punto di vista, Korine mette in piedi una miracolosa e funambolica opera visionaria e lisergica, fatta di contrasti e di contraddizioni, nella quale le immagini amorali e politicamente scorrette fanno a cazzotti con la sensibilità affettuosa della macchina da presa e con lo splendido utilizzo di una colonna sonora, che racchiude il significato sfuggente, inafferrabile e vacuo dei nostri tempi. Eppure, in tutta questa sinfonica celebrazione del Niente, trionfano poesia e romanticismo. Trionfano perchè è lo stesso regista che se ne serve, nel momento in cui sceglie di non accanirsi contro il vuoto pneumatico dell'esistenza ma di mostrarne tutti i suoi lati più seduttivi ed esteticamente magnifici. Il significato della parola "bellezza" è sempre presente nell'entusiasmo delle protagoniste, nella loro ricerca di divertimento ma, soprattutto, nella loro consapevolezza di chi sono e che cosa vogliono, almeno nel breve periodo. Non provano malinconia, non si occupano nè del passato nè del futuro. Non hanno preoccupazioni nè sensi di colpa. Stanno vivendo, come piace a loro, in questo mondo. Non mi pare che sia troppo rilevante che tre di loro provengano da Disney Channel, High School Musical o quant'altro. Per chiunque, anche per le cosiddette santarelline, a un certo punto bisogna fare i conti con le ribellioni ormonali e con i richiami bassoventrali. Il passo tra il catechismo, i bei voti in pagella, e la "Spring Break Bitch" è davvero molto breve, talvolta si confonde. Giusto così. D'altronde, anche soltanto a diciannove anni alcune ragazze non potrebbero chiedere di essere più belle. Dopo, forse, comincia un'altra cosa, la Vita.

Emiliano Dal Toso




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