martedì 22 settembre 2015

Sicario

Sicario fa paura. Presentato lo scorso maggio in Concorso all'ultimo Festival di Cannes, prima della sua proiezione il film di Denis Villeneuve era considerato dai bookmakers tra i favoriti per la vittoria finale. Nella sua carriera, il regista canadese è riuscito a ottenere un notevole numero di estimatori, diventando uno degli autori del nuovo millennio più apprezzati dalla buona cinefilia: da La donna che canta fino a Enemy, passando per Prisoners, il suo cinema teso e palpitante è caratterizzato da un'attenzione particolare alle dinamiche psicologiche dei personaggi, sottilissime, rivelando una sensibilità inedita per il cinema di genere a cui si è abituati, dai toni solitamente meno sfumati e raffinati. Sicario rappresenta una parziale inversione di rotta: scompaiono completamente intellettualismi, citazioni colte e riflessioni esistenziali, per far posto a un cinema più duro e violento, diretto, radicale. Un poliziesco "classico", che potrebbe essere stretto parente dei film dell'ispettore Callaghan per quanto riguarda la raffigurazione di un mondo di squadre speciali composto da esercito militare, CIA e agenti della FBI, che non concede mezze misure, disposto a superare i limiti della legalità per raggiungere i propri obiettivi. A tal proposito, la protagonista Emily Blunt è l'unica donna in un mucchio selvaggio, dapprima confusa e spaesata, poi fragile e inerme, nonostante il suo desiderio di rispettare i protocolli, di appellarsi alle buone maniere. Ma "questo è un mondo di lupi" le ribadisce Benicio Del Toro, nei panni di un mercenario senza scrupoli, disposto a tutto pur di vendicarsi dell'uomo che gli ha sterminato la famiglia. Risulta, così, piuttosto palese la contrapposizione tra la brutalità dell'atteggiamento maschile, totalmente privo di scrupoli, e quello femminile, pavido e inevitabilmente schiacciato dai meccanismi di un'umanità animalesca e glaciale. E dev'essere stata proprio la totale mancanza di riabilitazione del personaggio della Blunt a spiazzare la benpensante compagine critica di Cannes: per la sua cupezza e drasticità, Sicario è il terzo tassello di un'operazione di riabilitazione del poliziesco nella sua dimensione più disperata e pessimista, ideale proseguimento di The Counselor di Ridley Scott e della seconda stagione di True Detective. Finalmente, ecco il cinema che ci meritiamo.

Emiliano Dal Toso



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