giovedì 25 settembre 2014

Venezia 2014 - Seconda Parte: Le Dernier Coup De Marteau, La Rançon De La Gloire, Good Kill, Birdman

Il cinema francese contemporaneo si conferma di un livello medio altissimo. Basta prendere in considerazione due delle pellicole che sono state presentate in Concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia. La prima è 'Le Dernier Coup De Marteau' (voto 9) di Alix Delaporte, che ha consentito al giovane Romain Paul di vincere il Premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente. Alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, la regista racconta un frangente della vita del quattordicenne Victor, che vive in una roulotte con la madre malata di cancro ed è in procinto di trasferirsi a casa dei nonni, per quanto sia concreta la possibilità di essere prelevato dalle giovanili di calcio del Montpellier. In questo cruciale e drammatico passaggio della sua crescita, avrà modo di venire a conoscenza del padre, un direttore d'orchestra che gli darà la possibilità di avvicinarsi alla musica classica. "L'ultimo colpo di martello" fa riferimento a una scelta compositiva di Mahler nella sua sesta sinfonia e si rivela meravigliosamente commovente l'aggancio narrativo che lega le dolorose vicende del protagonista al titolo del film. Per quanto potesse rivelarsi facile la tentazione di cadere nel ricatto emotivo, la Delaporte compie il miracolo di indovinare un tono leggero, affettuoso, che si rivela struggente soltanto grazie ai piccoli gesti, ad un attenzione particolare ai singoli episodi, alle sfumature che caratterizzano l'universo di Victor. Avvicinandosi al cinema dei Dardenne, e forse superandolo a livello narrativo, il risultato è un groppo in gola delicato ma autentico. Molto sorprendente l'opera di Xavier Beauvois 'La Rançon De La Gloire' (voto 8), che arriva nella filmografia del regista dopo il drammatico e impegnativo 'Uomini di Dio'. Beauvois adotta un tono spesso scanzonato, che omaggia dichiaratamente Charlie Chaplin all'interno della trama e che lo cita nelle singole sequenze. Partendo da un fatto di cronaca del 1977, pone una lente di ingrandimento su una umanità di perdenti, di esclusi, disposta a tutto pur di raggiungere un pezzetto di dignità sociale e di autosufficienza economica. Trascinato dall'interpretazione del mattatore Benoit Poelvoorde, è un altro esempio di cinema in grado di cogliere un equilibrio eccezionale tra dramma e ironia, tra durezza di racconto e lievità di sguardo. Molto più netta la presa di posizione stilistica di Andrew Niccol nel contestatissimo 'Good Kill' (voto 8). Eccoci, finalmente, di fronte al classico film che innervosisce il lettore benpensante medio di 'Repubblica'. Si potrà discutere l'ideologia di base, ma si tratta comunque di un thriller bellico tesissimo, palpitante, confezionato magnificamente e recitato da un Ethan Hawke in stato di grazia, che gradualmente trascina lo spettatore nella spirale infernale di un pilota di droni in piena crisi di coscienza. Personalmente, non ho mai amato il regista neozelandese, eppure questo 'Good Kill' mi è sembrato l'esempio più compiuto della sua poetica sull'inevitabilità dell'evoluzione tecnologica e sulle sue contraddizioni. Chiudiamo, infine, con l'unica grande delusione, 'Birdman' (voto 5) di Alejandro Gonzalez Inarritu. Niente da fare, anche stavolta l'impressione è che il regista messicano sia talmente innamorato del suo talento registico da non dare respiro neanche a qualche spiraglio narrativo interessante. Il desiderio di compiere un componimento cinematografico jazzistico, composto da lunghissimi ed estenuanti piani sequenza, si rivela soltanto l'ennesima dimostrazione di un autocompiacimento fine a se stesso, che utilizza soltanto come pretesto il tema della crisi d'attore senza svilupparlo, e cercando esclusivamente la scena o la battuta ad effetto. Resto sempre più convinto che il magnifico esordio 'Amores Perros' rimarrà un episodio isolato nella carriera di uno degli autori più sopravvalutati del nuovo millennio.


Emiliano Dal Toso


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