Apes Revolution - Il Pianeta Delle Scimmie - Matt Reeves: eccezionale blockbuster adulto, che pone quesiti per niente scontati come l'illusorietà di una tolleranza permanente tra razze diverse e la fragilità del concetto di pace e di uguaglianza. Superiore per intensità, cupezza e allegoria politica alle precedenti versioni di Schaffner e di Burton (e anche al prequel con James Franco), regala all'immaginario cinematografico una nuova icona assoluta, quella della scimmia Cesare, capopopolo saggio e diplomatico, coraggioso e rivoluzionario.
Mud - Jeff Nichols: Jeff Nichols si conferma il nuovo cantore dell'America di provincia, quella dei fuorilegge e degli sceriffi codardi, delle badlands e degli innamorati non corrisposti . Dopo l'ottimo Take Shelter, firma un indimenticabile omaggio alla letteratura di Twain e di McCarthy, raccontando l'amicizia tra un quattordicenne e lo scapestrato Mud, che vive nascosto su una barca in attesa di fuggire per sempre con la donna della sua vita. Illusioni e delusioni nel passaggio dall'adolescenza all'età adulta, osservando e partecipando al destino dei propri eroi, romantici e controversi.
Mud - Jeff Nichols: Jeff Nichols si conferma il nuovo cantore dell'America di provincia, quella dei fuorilegge e degli sceriffi codardi, delle badlands e degli innamorati non corrisposti . Dopo l'ottimo Take Shelter, firma un indimenticabile omaggio alla letteratura di Twain e di McCarthy, raccontando l'amicizia tra un quattordicenne e lo scapestrato Mud, che vive nascosto su una barca in attesa di fuggire per sempre con la donna della sua vita. Illusioni e delusioni nel passaggio dall'adolescenza all'età adulta, osservando e partecipando al destino dei propri eroi, romantici e controversi.
Under The Skin - Jonathan Glazer: ambiziosa riflessione sul corpo altro, privo di empatia e di partecipazione, spogliata di intellettualismi, imperfetta ma debordante di stimolazione visiva e sensoriale. Glazer si disinteressa completamente della solidità dell'intreccio narrativo e si abbandona al graduale processo di umanizzazione di un alieno attraverso la forza immaginifica di sequenze potenti, difficili da dimenticare. Perfetta e meravigliosa Scarlett Johannsson, strumento di predazione prima, e poi vittima della sua diversità e della sua attrazione.
Il Fuoco Della Vendetta - Scott Cooper: thriller proletario, ambientato tra i monti Appalachi e le acciaierie della Pennsylvania, nel quale l'alternativa a lavorare in fabbrica è quella di farsi ammazzare e venire seppelliti in mezzo al bosco. Avvincente e un po' retorico, si avvale di un quartetto d'archi in grande spolvero: Casey Affleck, reduce di guerra incapace di rigare dritto; Sam Shepard, nuovo volto tutelare degli zii d'America; Woody Harrelson, cattivo psicopatico senza freni; Christian Bale, nel "suo" ruolo, quello dell'operaio pervaso dai sensi di colpa e in cerca di redenzione.
Frances Ha - Noah Baumbach: ritratto femminile indimenticabile di Noah Baumbach, quello di una romantica ventisettenne aspirante ballerina, all'alba della maturità individuale, abbandonata da tutte le certezze, dalla migliore amica e decisamente "infidanzabile". Un piccolo grande film di un autore sensibile e anticonvenzionale, leggero e agrodolce, che deve molto alla grazia della bravissima Greta Gerwig, attrice dotata di autoironia e di una invidiabile vis comica, che corre spensierata verso le incognite della vita sulle note di Modern Love di David Bowie.
Anime Nere - Francesco Munzi: sconvolgente storia di "malavita", tesa, tetra, durissima. Si parla di 'ndrangheta, si parla di Calabria, ma si parla soprattutto dell'inevitabilità della violenza e del Male. Munzi riflette sull'impossibilità di fuggire dalle proprie radici, dimostrando una tensione narrativa lucida e rigorosa, che è davvero rara per il cinema italiano. Non ci sono scorciatoie, non ci sono moralismi né consolazioni: lo spettatore può finalmente godere soltanto di un Noir, crudo e spietato, nient'altro. Avrebbe meritato senz'altro un premio importante all'ultima Mostra di Venezia.
Delivery Man - Ken Scott: io voglio davvero tanto bene a Vince Vaughn, un attore in grado di rendermi felice per il solo fatto di esserci, malgrado la sua carriera non sia certamente costellata di grandi capolavori. Anche in questo remake millimetrico del simpatico 'Starbuck', la presenza di Vince mi ha messo di buon umore. Nessuno meglio di lui può interpretare un quarantenne immaturo, che vent'anni prima è stato un donatore biologico per una banca del seme, ed ora si ritrova centinaia di figli sparsi per l'America che vogliono conoscere la sua identità. Nessuno meglio di lui.
Nessun commento:
Posta un commento