venerdì 20 dicembre 2013

Riflessioni Spiazzanti: La Freschezza Del Cinema Italiano

Si parla spesso di una nuova ondata di registi, di autori, di cineasti, ma mi sembra che sia solo un tentativo di etichettamento mediatico. Sinceramente, non mi sembra proprio ci sia una new wave nel cinema italiano. Molti critici si sono entusiasmati per i lavori dei vari Pietro Marcello, Gianfranco Rosi, Michelangelo Frammartino, parlando di una rinascita. Questi bravi filmmaker avranno anche realizzato opere pregievoli ('La bocca del lupo' e 'Sacro GRA' lo sono senz'altro) ma, oltre a non essere conosciuti al di fuori della cerchia cinefila, il loro è comunque un cinema documentaristico. E sarà pure giusto dare al genere del documentario finalmente un'importanza di rilievo, la stessa identica che viene data al cinema di finzione. Ma non bisogna nemmeno fare l'errore opposto, ovverosia quello di considerare il documentario l'unico genere in grado di certificare lo stato di salute cinematografico di un Paese. Riguardando i miei dieci film preferiti di ogni anno, dal 2010 al 2013, su quaranta titoli ce ne sono nove italiani: non moltissimi ma nemmeno troppo pochi. Nel 2010 segnalai tra i titoli che ho amato di più 'La solitudine dei numeri primi' di Costanzo, 'Io sono l'amore' di Guadagnino e 'La pecora nera' di Celestini. Saverio Costanzo e Luca Guadagnino sono tra i registi italiani emergenti più talentuosi e inventivi, e fino a qui tutto bene. Il film di Celestini, invece, è un'eccezione, la traduzione cinematografica di uno spettacolo teatrale da parte di un autore di teatro. 'La pecora nera' non può, dunque, essere considerato nient'altro che un film a sè. Nel 2011, l'unico titolo che ho segnalato è stato 'Habemus Papam' di Nanni Moretti. Nanni Moretti. E poi, basta. Il 2012, invece, è stato a sorpresa un anno di gloria perchè ho segnalato addirittura quattro film: 'Diaz', 'Reality', 'Io e Te', 'Cesare Deve Morire'. Gli ultimi due sono di Bernardo Bertolucci e dei Fratelli Taviani, e in tre questi signori fanno 238 anni. Duecentotrentotto. 'Reality', per il sottoscritto, è il miglior film di Matteo Garrone, così come 'Diaz' è il migliore di Daniele Vicari. Se Garrone è attualmente considerato dalla maggior parte di critici e di cinefili il maggior talento del cinema italiano (insieme a Paolo Sorrentino) seppur si tratti di un regista ormai affermato, Vicari viene apprezzato anche lui più come documentarista. E per quanto abbia amato 'Diaz', non posso negare che il film sulla "macelleria messicana" di Genova sia stato stroncato e mal sopportato da tantissimi. Il 2013, infine, è stato nuovamente un anno di rara pochezza. A parte il già citato 'Sacro GRA', l'unica opera italiana davvero notevole è stata 'Miele' di Valeria Golino, la quale prima di girare 'Miele' era già Valeria Golino. Non si può certamente parlare di una vera e propria regista emergente ma della Golino che è passata dietro la macchina da presa. Dunque, di cosa stiamo parlando? Siamo davvero di fronte a una nuova ondata di talentuosi registi che sta dando nuova linfa vitale al cinema italiano? La risposta è negativa.

Emiliano Dal Toso



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