sabato 15 aprile 2017

Personal Shopper

L'interlocutore non c'è. L'americana Maureen vive a Parigi ed è una personal shopper, sceglie i vestiti per abbigliare una viziata celebrity che non vede mai. E' anche una medium che cerca di contattare il fratello gemello dall'aldilà, morto per la stessa patologia cardiaca che la obbliga a evitare emozioni forti. Ha un ragazzo lontano che sente soltanto via Skype. Quando lei parte per incontrarlo lui non si fa trovare. Chatta ansiosamente su uno smartphone con un anonimo che rappresenta tutto ciò che la circonda: forse è lui lo spirito di cui è alla ricerca. Forse non è nessuno. Dopo Sils Maria, un altro film di fantasmi e di presenze che si fanno assenze. Olivier Assayas riflette sull'immaterialità che caratterizza il nostro tempo, sull'asetticità dei luoghi che abitiamo ma che non viviamo. Gli schermi, le immagini, i riflessi sono dappertutto. E non fanno altro che rispecchiare noi stessi, il nostro narcisismo, l'idea di mondo di cui siamo prigionieri. Nessun desiderio senza proibizione: così, la nostra Maureen indossa gli abiti che non deve, ed esprime la propria sessualità masturbandosi sul letto della donna per cui lavora. Il corpo di Kristen Stewart insegue costantemente un contatto, non fa altro che attendere un segno, una reazione proveniente da un Altrove. Personal Shopper è lo spettro del virtuale che svuota la realtà, la messaggistica istantanea che si consacra come unico strumento di comunicazione, ed emozione. Attorno, il mondo si è trasformato in una scenografia, vissuto da individui che hanno smesso di confrontarsi e che si rivolgono sempre verso qualcosa che carnalmente non esiste più. Ed è proprio la nuova configurazione del nostro nuovo modo di (non) essere che inquieta e che è il vero elemento horror di un film che stuzzica con il giallo, con il thriller, con il paranormale, ma che non appartiene a nessun genere, e non può essere etichettato, esattamente come la sua protagonista. Come se il ruolo di attrice fosse stato definitivamente sostituito da quello di spettatrice, e le barriere tra realtà e finzione si fossero completamente abbattute. Gli inganni del cinema e della vita portati alle loro estreme conseguenze: non esistono, eppure siamo convinti che ci siano.

Emiliano Dal Toso



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