Dopo aver recuperato finalmente l'adattamento cinematografico di Francois Truffaut del capolavoro di Roy Bradbury Fahrenheit 451, penso che sia interessante riflettere sul tema della libertà intellettuale e domandarsi se sia davvero ancora una questione irrisolta. Nel film del cineasta francese, il potere totalitario nega la libertà intellettuale e impone attraverso la televisione un appiattimento culturale omogeneo tra tutti gli individui: si trattava di una denuncia nei confronti di una società che stava dirigendosi verso l'età d'oro della televisione e dichiarava apertamente la sua paura per l'influenza comunista. Per quanto sia indiscutibile l'importanza di Fahrenheit 451 nella letteratura mondiale e nell'evoluzione del cinema fantapolitico, mi chiedo se oggi sia ancora lecito parlare di totalitarismi, di limitazioni o di censure alla creatività dell'intelletto e alla diffusione delle opere d'ingegno. A tal proposito, proprio il genere della fantascienza ha abbandonato questi temi per approdare a riflessioni sull'incontrollato flusso di informazioni dovuto all'esplosione della realtà virtuale, alla spersonalizzazione causata non più da un potere politico anti-democratico ma dall'avanzamento della tecno-dittatura. Il lungimirante testo di Fahrenheit 451 non è arrivato al punto di ipotizzare un controllo dell'uomo da parte delle macchine, che lo direzionasse e lo influenzasse nel suo processo culturale. Oggi, i lavori di Bradbury e di Truffaut appaiono ancorati alla realtà storica novecentesca e non possono più essere presi come punti di riferimento contemporanei, nel momento in cui la sconfinatezza della rete informatica impedisce di porre barriere all'accessibilità dei libri. Questo nevralgico passaggio è ben rappresentato nel cinema da Matrix dei Wachowski e da existenZ di Cronenberg, entrambi del 1999, alle porte dell'incubo sventato del Millennium Bug. Da quel momento, il cinema non ha più immaginato un futuro distopico orizzontale, con un "grande dittatore" al di sopra di tutti in grado di limitare ogni tipo di libertà. Da quel momento, si è cominciato a ipotizzare una realtà stratificata, situata su più livelli, potenzialmente sempre più priva di recinzioni. Ulteriori esempi che testimoniano questo cambio di prospettiva sono Avatar e Inception, nei quali in entrambi il virtuale predomina sul reale; inoltre, entrambi riflettono il pericolo della spersonalizzazione dell'uomo causato da un progressivo eccesso di opportunità. Esattamente l'opposto di Fahrenheit 451, che respingeva lo svuotamento culturale e intellettuale derivante dal monopolio della televisione e dal suo controllo politico e dittatoriale.
Emiliano Dal Toso
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