Un esordio come vorremmo vederne di più oggi: mai pretenzioso, eppure con il coraggio giusto, sacrosanto, di raccontare un Paese in difficoltà morale e materiale, contraddittorio, dove gli ideali non hanno più senso e per fare carriera è necessario far finta di nulla. Una commedia contemporanea, dolceamara, che ha il pregio raro di affrontare il tema del lavoro senza banalità e qualunquismo. Si ride, ma neppure troppo: il miglior esempio di ironia YouTube adattato al cinema. Bravi.
4 - Loro 1 e Loro 2 - Paolo Sorrentino (voto 7)
Un film spaccato in due, che alterna passaggi di grandeur sorrentiniana ad allegorie sconcertanti. Criticata, ma la prima ora di miraggio berlusconiano, tra droghe e festini, è la più interessante: tra The Wolf of Wall Street e Spring Breakers, Silvio è fuoricampo ma sempre presente (ottimo Scamarcio). Quando la maschera indossata da Servillo si prende la scena fagocita tutto e, seppur divertente, l'operazione diventa fine a se stessa, sgonfiandosi nella seconda parte e perdendo guizzi e mordente.
3 - Storia di un fantasma - David Lowery (voto 8)
Distribuito direttamente in home video, ma destinato a diventare un cult di questi anni. Il punto di vista è inedito e folgorante: non di chi elabora il lutto, ma di chi se n'è andato. Con un tono struggente e una calma ipnotica, lo spettro di Casey Affleck è testimone inerte del dolore di Rooney Mara e attende. Un horror dell'anima, capace di penetrare nella paura più autentica: perdere chi amiamo. Riuscendo però a trasmettere quel senso di immortalità che appartiene al mistero del sentimento.
2 - L'isola dei cani - Wes Anderson (voto 8)
Ormai la stop motion è il terreno dove il genio di Wes può essere meglio valorizzato: i suoi mondi e i loro dettagli trovano maggiore compiutezza e recuperano quella poesia malinconica e quell'ironica precarietà esistenziale dei film migliori, a inizio carriera. Questo, inoltre, è il suo lavoro più politico: un omaggio commovente al mondo canino, che è anche una dichiarazione di amore nei confronti dei deboli e di tutte le minoranze, in un Giappone distopico che assomiglia molto all'America di Trump.
1 - Mektoub, My Love - Canto Uno - Abdellatif Kechiche (voto 10)
Meraviglioso romanzo di educazione estiva ed erotica, inno definitivo alla giovinezza e alla sensualità del corpo femminile, complessa e problematica riflessione sulla contemplazione (e la frustrazione) di chi guarda. Un Kechiche mai così radicale e audace, in miracoloso equilibrio tra sublime e superficiale, tra sacro, profano e dance anni Novanta. Puro cinema inteso come sguardo sovversivo e liberatorio: un La La Land di corpi in fiore e tensione sessuale, di friccicolii nello stomaco e battiti cardiaci accelerati, che non chiude, ma lascia i puntini di sospensione. Perché dopo qualsiasi esperienza, effimera o dolorosa, la vita va avanti.
4 - Loro 1 e Loro 2 - Paolo Sorrentino (voto 7)
Un film spaccato in due, che alterna passaggi di grandeur sorrentiniana ad allegorie sconcertanti. Criticata, ma la prima ora di miraggio berlusconiano, tra droghe e festini, è la più interessante: tra The Wolf of Wall Street e Spring Breakers, Silvio è fuoricampo ma sempre presente (ottimo Scamarcio). Quando la maschera indossata da Servillo si prende la scena fagocita tutto e, seppur divertente, l'operazione diventa fine a se stessa, sgonfiandosi nella seconda parte e perdendo guizzi e mordente.
3 - Storia di un fantasma - David Lowery (voto 8)
Distribuito direttamente in home video, ma destinato a diventare un cult di questi anni. Il punto di vista è inedito e folgorante: non di chi elabora il lutto, ma di chi se n'è andato. Con un tono struggente e una calma ipnotica, lo spettro di Casey Affleck è testimone inerte del dolore di Rooney Mara e attende. Un horror dell'anima, capace di penetrare nella paura più autentica: perdere chi amiamo. Riuscendo però a trasmettere quel senso di immortalità che appartiene al mistero del sentimento.
2 - L'isola dei cani - Wes Anderson (voto 8)
Ormai la stop motion è il terreno dove il genio di Wes può essere meglio valorizzato: i suoi mondi e i loro dettagli trovano maggiore compiutezza e recuperano quella poesia malinconica e quell'ironica precarietà esistenziale dei film migliori, a inizio carriera. Questo, inoltre, è il suo lavoro più politico: un omaggio commovente al mondo canino, che è anche una dichiarazione di amore nei confronti dei deboli e di tutte le minoranze, in un Giappone distopico che assomiglia molto all'America di Trump.
1 - Mektoub, My Love - Canto Uno - Abdellatif Kechiche (voto 10)
Meraviglioso romanzo di educazione estiva ed erotica, inno definitivo alla giovinezza e alla sensualità del corpo femminile, complessa e problematica riflessione sulla contemplazione (e la frustrazione) di chi guarda. Un Kechiche mai così radicale e audace, in miracoloso equilibrio tra sublime e superficiale, tra sacro, profano e dance anni Novanta. Puro cinema inteso come sguardo sovversivo e liberatorio: un La La Land di corpi in fiore e tensione sessuale, di friccicolii nello stomaco e battiti cardiaci accelerati, che non chiude, ma lascia i puntini di sospensione. Perché dopo qualsiasi esperienza, effimera o dolorosa, la vita va avanti.
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