mercoledì 6 giugno 2018

Top Ten: Classifica Primo Semestre 2018

10 - Tre manifesti a Ebbing, Missouri - Martin McDonagh
In un paesino del Missouri razzista e indifferente, la tragedia si stempera all'improvviso con la risata, così come la commozione si nasconde anche dietro personaggi imbastarditi e senzadio, che si affannano per combattere un Male invisibile, ma forse sono soltanto alla ricerca di speranza e amore. McDonagh è il vero erede dei fratelli Coen, guarda a Fargo ma senza scimmiottarlo e offre a un terzetto d'attori inarrivabile (Rockwell, Harrelson, McDormand) delle maschere memorabili.

9 - Oltre la notte - Fatih Akin
Dramma secco e politico, il genere che è più congeniale ad Akin: una mazzata emotiva, che si confronta con la macchia nazista che si sta pericolosamente diffondendo in alcune zone d'Europa. Una potenza di racconto e una capacità di coinvolgimento che capitano sempre di più rado: gran parte del merito è della straordinaria Diane Kruger, premiata al Festival di Cannes, madre e moglie addolorata e ferita, in cerca di giustizia e costretta alla vendetta.

8 - The Disaster Artist - James Franco
La miglior espressione del genio irrefrenabile e disordinato di James Franco, nei panni di Tommy Wiseau, regista pretenzioso e privo di talento, individuo a dir poco misterioso. Un'esilarante e intelligente opera sul confine sottile che separa successo e insuccesso, bellezza e bruttezza, riflettendo sulla contemporaneità: l'abbattimento delle scale di merito e di valore, che permette a chiunque di avere le luci della ribalta. Perché il sapore del trash spesso è quello più gustoso.

7 - Storia di un fantasma - David Lowery
Distribuito direttamente in home video, ma destinato a diventare un cult. Il punto di vista è inedito e folgorante: non di chi elabora il lutto, ma di chi se n'è andato. Con un tono struggente e una calma ipnotica, lo spettro di Casey Affleck è testimone inerte del dolore di Rooney Mara. E attende. Un horror dell'anima, che penetra nella paura più autentica: perdere chi amiamo. Riuscendo però a trasmettere quel senso dell'immortalità che appartiene al mistero del sentimento.

6 - L'isola dei cani - Wes Anderson
Ormai la stop motion è il terreno dove l'estro di Wes può essere meglio valorizzato: i suoi mondi e la sua ossessione per i dettagli trovano maggiore compiutezza, recuperando quella poesia malinconica e quell'ironica precarietà esistenziale che lo caratterizzavano a inizio carriera. Ed è il suo lavoro più politico: un omaggio commovente al mondo canino, che è anche una dichiarazione d'amore nei confronti di tutte le minoranze e delle differenze linguistiche e culturali.

5 - Foxtrot - Samuel Maoz
Il trauma della perdita e l'orrore della guerra raccontati attraverso la disperazione di un padre e la vita immobile in un checkpoint sperduto in mezzo al deserto. Il sangue si tramanda di generazione in generazione: un loop inesauribile dove si torna sempre al punto di partenza. Ma l'assurdità della violenza e l'ineluttabilità del fato si possono esorcizzare con la danza e con i racconti goliardici di gioventù. Meritato Gran Premio alla Mostra di Venezia, scandalosamente dimenticato agli Oscar.

4 - Il filo nascosto - Paul Thomas Anderson
Il più sottile e raffinato lavoro di PTA, che riconosce i limiti della Settima Arte di poter spiegare e rappresentare le dinamiche relazionali e la complessità degli esseri umani. L'inafferrabilità e l'invisibilità legano legano lo stilista Woodcock e la sua musa, vittima, moglie e poi carnefice Alma: l'amore non è uno scontro, ma la tessitura di un intreccio che non segue un percorso logico e razionale. Il capovolgimento dei ruoli è continuo e imprevedibile; la forza ipnotica del regista, ormai alla stregua dei più grandi di sempre, non ha eguali nel cinema di oggi.

3 - Tonya - Craig Gillespie
Lo scandalo sportivo dell'aggressione alla pattinatrice Nancy Kerrigan, che coinvolse la sua diretta rivale Tonya Harding, è lo spunto per un manifesto sull'America più emarginata e povera, in cerca di identità e senza possibilità di riscatto, nello stesso tempo vittima e colpevole. Un film semplicemente perfetto: ironico senza diventare grottesco, dolente e impietoso senza diventare patetico. Margot Robbie era da Oscar: nessuna aveva mai trasmesso con questa forza bellezza esteriore, disperazione sottopelle e abitudine allo squallore. La sorpresa dell'anno.

2 - Dogman - Matteo Garrone
Il pugno nello stomaco di Garrone, finalmente. Una sintesi implacabile tra tenerezza e crudeltà, tra romanticismo e cinismo: il destino degli sfortunati è la miseria. E lo sguardo è assolutamente inedito per il cinema italiano, lontano dagli stereotipi del neorealismo e dal sensazionalismo pulp, affettuoso nei confronti del meraviglioso protagonista (Marcello Fonte, premiato con merito al Festival di Cannes) ma senza concedere alternative di fuga alla sua gabbia esistenziale. Senza epica, ma con il respiro ampio di un racconto che parte dal particolare per farsi popolare e universale.

1 - Mektoub, My Love - Canto Uno - Abdellatif Kechiche
Abbacinante romanzo di educazione estiva ed erotica, inno definitivo alla giovinezza e alla sensualità del corpo femminile, complessa e problematica riflessione sulla contemplazione (e la frustrazione) di chi guarda. Un Kechiche mai così radicale e audace, in miracoloso equilibrio tra sublime e superficiale, tra sacro, profano e dance anni Novanta. Puro cinema inteso come visione sovversiva e liberatoria, e come testimonianza: un La La Land di corpi in fiore e tensione sessuale, di friccicolii nello stomaco e battiti cardiaci accelerati, che non chiude, ma lascia i puntini di sospensione. Perché dopo qualsiasi esperienza, effimera o dolorosa, la vita va avanti.



1 commento:

  1. Belle donne, sono belle. Come vuoi stare con loro, abbracciarti, proteggerti e donarti completamente. L'ho visto nei
    film, https://cineblog01.biz/ come fanno gli uomini

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