venerdì 1 febbraio 2019

Top 5: Febbraio 2019

5 - Il mio capolavoro - Gaston Duprat (voto 7)
Una commedia acida su una coppia di individui tanto geniali quanto insopportabili e disoneste canaglie, che descrive senza pietà i meccanismi commerciali alla base del successo e della rigenerazione artistica, diretta da uno dei due registi del cult Il cittadino illustre. Si ride molto, anche se vergognandosi un po', per l'irresistibile cialtroneria che caratterizza i bravissimi Luis Brandoni e Guillermo Francella. Sullo sfondo, si omaggiano i chiaroscuri e i contrasti sociali di Buenos Aires.

4 - Le nostre battaglie - Guillaume Senez (voto 7)
Un grandioso Romain Duris è un capo operaio che combatte per rimanere in equilibrio, affrontando un privato che lo costringe a relazionarsi con l'abbandono improvviso della moglie e un ambiente lavorativo sempre più digitale che lo sottopone a tormenti etici. Senez è bravo a contenere l'enfasi e realizza un'opera dardenniana celebrando la pazienza, l'attesa e la fiducia ed evitando di cercare a tutti i costi la compassione dello spettatore nei confronti di una condizione esistenziale diffusa.

3 - Creed II - Steven Caple Jr. (voto 7)
Si tratta in pratica di Rocky VIII, ed è senz'altro migliore del precedente Creed. L'intuizione geniale è di ricollegarsi al mitologico quarto capitolo, realizzando un sequel e un remake nello stesso tempo, richiamando Dolph Lundgren nel ruolo di Ivan Drago e valorizzando con senso dell'epica, intelligenza e autoironia il granitico impatto sulla memoria collettiva di un segmento della saga tanto epocale quanto parodiato. Certo, Stallone rimane il motivo dell'operazione, a discapito dei nuovi.

2 - Green Book - Peter Farrelly (voto 8)
Il buddy movie è servito in maniera più disneyana che farrellyana: piacione e trasversale, adatto per accontentare i gusti di tutti. L'America vintage ritratta è un po' da favola e la confezione è edificante e politicamente corretta, soprattutto per chi in passato ha comunque diretto Tutti pazzi per Mary. Ma è impossibile rimproverare ulteriori difetti: gli interpreti sono grandiosi, i dialoghi molto buoni e il tono non è mai retorico e didattico ma garbato e accattivante. E poi c'è la mia adorata Linda Cardellini.

1 - Il corriere - Clint Eastwood (voto 8)
Clint all'ennesima potenza: il tempo che passa, i rimorsi e i rimpianti di un'esistenza trascorsa a sottovalutare gli affetti personali, oppure a non avere il coraggio di viverli. Un commiato non per forza definitivo ma sincero e commovente e che, oltre alle confessioni personali dell'autore, percorre le strade di un'America sempre più razzista e paranoica, che tende a ghettizzare ogni minoranza, tra "nonni", "lesbiche", "negri" e messicani. Gli perdoniamo anche quell'eccesso di elogio alla famiglia.



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