5 - Top Gun Maverick - Joseph Kosinski (voto 7)
Basta con i luoghi comuni e con le etichette: non è un cult, non è uno scult, non è un guilty pleasure. Siamo invece di fronte al sequel di un manifesto iconico, propagandistico e ideologico degli anni Ottanta: non è cinema del dialogo e dell'intelletto, ma è una celebrazione del potere delle immagini e del superamento delle barriere di spettacolarità. Ovviamente nostalgico, ma anche sincero e struggente nella dichiarazione d'amore per un cinema che concepisce la sala come unico possibile luogo di visione.
4 - Io e Lulù - Channing Tatum (voto 7)
Una via di mezzo tra un film sentimentale e una "bromance", dove i due protagonisti non sono una coppia e neppure due amici fraterni, ma un soldato e un magnifico cane della razza belga Malinois. Entrambi hanno conosciuto gli orrori del conflitto bellico e le ferite interiori che li accompagnano si rivelano il punto di partenza da cui inizia a svilupparsi una commovente dinamica relazionale. Tatum è un regista umile che vuole semplicemente iscriversi all'affettuosa categoria del dog movie.
3 - Tromperie - Arnaud Desplechin (voto 7)
Cinema francese all'ennesima potenza, tratto però da un romanzo dello scrittore ebreo americano Philip Roth: il risultato è un adattamento esemplare, che connette la verbosità e gli intellettualismi di Desplechin con l'autoreferenzialità della scrittura. Il protagonista Denis Podalydès è tragicomico, l'amante Lèa Seydoux è meravigliosa e le riflessioni sull'irrinunciabilità agli atti creativi della finzione e della letteratura sono profonde ed eleganti. Un melodramma interiore spudoratamente borghese.
2 - Only the Animals - Dominik Moll (voto 7)
Un giallonoir stratificato, un puzzle dell'anima costruito su diversi personaggi e diversi capitoli, apparentemente inaccostabili tra loro: il modello di riferimento potrebbe essere Babel, ma l'attenzione alle sfumature e alla solitudine dei personaggi supera di gran lunga l'interesse verso la risoluzione dell'enigma. Un film di genere raffinato e beffardo, impreziosito dalle prove di un cast molto ben assortito, tra cui spiccano Laure Calamy, Denis Ménochet e Damien Bonnard.
1 - Esterno notte - Marco Bellocchio (voto 8)
Un'opera sontuosa e documentata, che affronta un momento chiave della politica italiana come il sequestro e l'uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, adottando gli sguardi intimi, dubbiosi e dolenti di chi era legato a lui da un rapporto confidenziale: in tutti i personaggi domina un sentimento di incertezza e di impotenza di fronte all'impossibilità di evitare il rassegnato compimento del destino. Bellocchio raggiunge un nuovo apice di sensibilità umana e di lettura critica degli eventi storici, realizzando un grande romanzo shakespeariano capace di sintetizzare il precario rapporto tra pubblico e privato.
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