10 - La città proibita - Gabriele Mainetti
Gabriele Mainetti trapianta il kung fu movie nell’anima di Roma, dimostrando che il cinema non ha confini. La ricerca di Mei, interpretata dalla sorprendente Yaxi Liu, per la sorella scomparsa si intreccia con un mondo fatto di criminali, botte spettacolari e incontri inattesi, tra un ristorante cinese e una trattoria romana. Il film mescola azione e ironia con un’energia travolgente, grazie a sequenze marziali curate da Liang Yang e a un cast perfetto, da Marco Giallini a Enrico Borello. Più focalizzato di Freaks Out, regala un’esperienza immersiva e senza compromessi, capace di giocare con i generi senza perdere identità. Raccontando una Capitale inedita, sempre più contaminata, crocevia di culture e linguaggi.
9 - Bird - Andrea Arnold
Un altro delicato e struggente racconto di formazione di Andrea Arnold, filtrato dallo sguardo della giovane Bailey, dodicenne in bilico tra infanzia e adolescenza, alle prese con il giovane e incosciente padre Bug - un credibile e scatenato Barry Keoghan, in veste di “maranza” della campagna inglese. In una periferia inglese segnata da abbandono e degrado, l’incontro con l’eccentrico Bird – un Franz Rogowski magico e dolente – apre uno spiraglio di libertà e scoperta. La regista britannica torna a esplorare i margini con empatia e poesia, senza cedere al sentimentalismo, costruendo un film che parla di solitudine, metamorfosi e speranza. Un’opera sincera, che vibra di autenticità e amore per le età di passaggio.
8 - Maria - Pablo Larrain
L'usignolo greco, la diva maledetta, la voce angelica. Un biopic sontuoso e dolente. Una donna depressa e dipendente dai farmaci, consapevole che il suo tempo sta per finire. Perché la sua vita è sempre stata la sua voce, e l'opera è sempre stato il suo mondo. Vivendo in una bolla sfarzosa, dopo una giovinezza poverissima, quando i militari pagavano per trascorrere ore con lei, non per scoparla, ma per sentirla cantare. Pablo dirige il film più bello di una trilogia dedicata donne del Novecento iconiche e prigioniere, dopo Jackie e Spencer: un ritratto che scartavetra l'anima di chi è condannato a essere l'artista (la Callas), molto prima di essere la donna (Maria). Prova enorme di Angelina Jolie.
7 - Il seme del fico sacro - Mohammad Rasoulof
Un thriller politico di rara potenza, capace di trasformare la dittatura iraniana in un meccanismo narrativo implacabile. Il mondo di un giudice istruttore coinvolto nella brutale repressione delle proteste "Donne, Vita, Libertà" si sgretola tra paranoia e violenza famigliare. Rasoulof costruisce la tensione con precisione hitchcockiana, sfruttando al meglio gli spazi chiusi e le attese cariche di inquietudine. Una riflessione dolorosa sul potere e sulla paura, e un'opera che, come il metaforico fico sacro del titolo, soffoca ogni speranza. Ma è anche il ritratto dell'orgoglio delle donne iraniane che resistono all'oppressione. Un manifesto sulla condizione di un Paese senza libertà.
6 - Io sono ancora qui - Walter Salles
L'orrore del fascismo e della dittatura militare, la tragedia dei desaparecidos, ma anche la forza e la volontà di una donna per mantenere viva la memoria e cercare fino alla fine di raggiungere la verità e la giustizia. Salles torna a un cinema popolare, narrativamente asciutto, limpido e lineare, capace di emozionare con la giusta dose di indignazione. Il merito è condiviso con la straordinaria protagonista, una Fernanda Torres addolorata e sempre combattiva, colma di dignità e determinazione. Una commedia famigliare che si evolve in dramma politico. E sullo sfondo, ieri come oggi, il Brasile divide i suoi conflitti tra allegria e nostalgia, tra gioia e lacrime, tra libertà e repressione.
5 - Fuori - Mario Martone
Fuori dalle convinzioni e dalle convenzioni, un'opera anti-biografica che rifiuta la cronologia, raccontando un'emanazione sensibile della figura artistica della scrittrice Goliarda Sapienza. Un viaggio nell'anima tra le mura del carcere di Rebibbia e i quartieri pasoliniani di Roma in un universo in cui nulla accade e tutto brucia. Ondivago, suggestivo, onirico, frammentario. Un ritratto interiore e una riflessione sulla genesi creativa trascinanti e sfuggenti, e in cui si resta ammaliati dalla visceralità delle prove di tre protagoniste inafferrabili e sontuose: Valeria Golino osserva, elabora e sublima le esistenze borderline e impetuose di una luminosa Matilda De Angelis e di una sanguigna Elodie.
4 - Queer - Luca Guadagnino
Guadagnino adatta Burroughs per evocare un mondo di desideri repressi, alienazione e struggimento. Ambientato in un Messico allucinato e irreale, il film segue la deriva di Lee, alter ego dello scrittore, ossessionato dal giovane Allerton, presenza sfuggente e inafferrabile. Il desiderio diventa motore tragico, mentre la narrazione si fa rarefatta, più sensoriale che narrativa. Daniel Craig sorprende: fragile, patetico, indifeso, lontanissimo da Bond. Guadagnino firma la sua opera più notturna e poetica, immersa in un’atmosfera sospesa tra sogno e paranoia. Un film ipnotico, denso di non detti, che esplora l’identità come perdita e il desiderio come fantasma.
3 - The Last Showgirl - Gia Coppola
Il malinconico commiato di un’epoca e di un corpo, quello di Shelly, veterana delle Razzle Dazzle, storico spettacolo tra burlesque e rivista ormai al capolinea. Gia Coppola ne fa una The Wrestler al femminile, ritratto struggente di una donna che ha barattato tutto per le luci della ribalta e ora stringe un pugno di glitter. Pamela Anderson, sorprendente e intensa, incarna la fragilità e la caparbietà di chi non vuole smettere di credere nel sogno, anche se sbiadito. Tra piume strappate e sogni svaniti, il film riflette con grazia sul corpo femminile, l’industria dello spettacolo e l’impossibilità di reinventarsi. Un’elegia dolceamara, languida e crepuscolare.
2 - A Different Man - Aaron Schimberg
Un dramma beffardo che ribalta la narrativa classica sulla deformità: Edward, affetto da neurofibromatosi, si sottopone a una cura sperimentale che gli dona un volto “normale”, ma scopre che l’accettazione sociale non dipende solo dall’aspetto. Il suo posto nel mondo viene presto occupato da un altro uomo con la stessa malattia, ma carismatico e sicuro di sé. Schimberg costruisce un racconto surreale e intriso di paranoia, tra dramma psicologico e critica sociale. Graffiando senza eccedere, mettendo in luce con lucidità e sarcasmo le regole spietate della socialità, scavando nella fragilità dell'identità umana. Strepitosi Adam Pearson e Sebastian Stan.
1 - Emilia Perez - Jacques Audiard
Un torbido melodramma gangster, un musical dolente che è un inno alla vita, alla ricerca dell'identità, ai luoghi a cui appartenere e impossibili da abbandonare. Con un'energia indescrivibile, Audiard sposta gli archetipi dei generi e realizza una pellicola originalissima, senza etichette e priva di punti di riferimento: potenziale manifesto queer e femminista, ma soprattutto un possente capitolo sulla poetica del cambiamento e dell'autodeterminazione, e sul riscatto dei perdenti, che attraversa il suo cinema sin dai suoi primi film. Canzoni folli e bellissime, che riabilitano il romanticismo sfrenato del pop latino, accompagnate da coreografie sorprendenti e da un coro di protagoniste travolgenti e memorabili.