mercoledì 3 ottobre 2012

Billy Wilder Gallery: L'Appartamento

Fa' le carte e poi ridimmelo.


Billy Wilder non ha mai considerato 'L'appartamento' una commedia ma, a mio modesto parere, 'L'appartamento' è la commedia per eccellenza: perfetto equilibrio tra critica sociale e storia d'amore, magnifica descrizione della contemporaneità, straordinari chiaroscuri scavati sui visi dei protagonisti. Che cosa conta nel cinema? Che cosa cerchiamo? Intrattenimento, riflessione. Il giusto mix tra relax e stimolo intellettuale. Forse. Io, personalmente, mi considero un romantico, e il cinema è il miglior mezzo per saziare gli appettiti dei sognatori e di tutti coloro che amano il lato platonico dell'amore. Guardi 'L'appartamento' alla Mostra del Cinema di Venezia del 1960 e ti innamori di Fran Kubelik, il personaggio dell'"addetta agli ascensori" interpretato da una sublime Shirley MacLaine. Magari, lo riguardi 52 anni dopo su uno di quei canali via digitale, in una serata d'autunno, mangiando distrattamente una coscia di pollo sul divano, e ti rinnamorerai nuovamente di Fran Kubelik. Perchè il grande cinema (così come il vero amore) è destinato a durare per sempre, a non morire mai, ed i suoi protagonisti sono incarnati da quegli attori che hanno la capacità di dare vita a qualcosa che è istantaneo ed eterno allo stesso istante, particolare ed universale. Nel 2000, Kevin Spacey vinse l'Oscar per miglior attore protagonista per 'American Beauty' e il suo primo pensiero andò a Jack Lemmon, ringraziandolo per l'interpretazione indimenticabile di CC Baxter ne 'L'appartamento'. Qualche anno fa, Silvio Orlando ha dichiarato che non avrebbe mai deciso di tentare la carriera di attore se non avesse visto 'L'appartamento' e se Jack Lemmon non avesse incarnato tutto quello che avrebbe voluto essere, rappresentare, interpretare. Non esistono confini territoriali nel grande cinema. 'L'appartamento' è culturalmente americano, irrimediabilmente americano, nei ritmi, nelle caratterizzazioni, nei contenuti (per detta dello stesso Wilder, è un film sulla "tipica solitudine americana prefabbricata"); detto ciò, racconta una storia che potrebbe essere ambientata ovunque, a Berlino, a Londra, ad Amburgo, a Tokyo, anche a Gallarate volendo (citata genialmente nell'incipit dalla voce fuori campo); ha una sensibilità, un modo di descrivere i rapporti umani ed i sentimenti che è globale. Credo che il cinema non debba essere considerato semplicemente un'arte. E' di più: un mezzo in grado di unire, di influenzare, di creare una cultura condivisa (come ha spiegato ottimamente Massimiliano Gavinelli). Insieme alla musica, è l'unico strumento artistico che può essere compreso e vissuto da chiunque, senza distinzioni di razza, religione ed estrazione sociale. Questo miracolo il cinema (e il cinema americano, in particolare) lo ha compiuto, almeno fino agli anni 70. Billy Wilder ne è stato uno dei principali fautori. Per Jack Lemmon e Shirley MacLaine, invece, è stato sufficiente recuperare una partita di carte non conclusa per fare in modo che non venga mai posta la parola fine a un Sogno.

Emiliano Dal Toso




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